La visita del cancelliere tedesco Olaf Scholz a Roma per incontrare il Presidente del consiglio italiano Giorgia Meloni ha portato alla ribalta l’accordo tra i due paesi su un progetto già noto ma poco considerato dalle cronache. Si tratta del progetto SoutH2 Corridor (Corridoio Sud), un gasdotto di 3.300 km che unirà il Nord Africa al continente europeo per il trasporto di idrogeno prodotto in Nord Africa, passando attraverso Italia, Austria e Germania.
LE PARTI COINVOLTE NEL GASDOTTO PER L’IDROGENO
Sono infatti i gestori dei gasdotti di questi tre paesi i maggiori attori dell’iniziativa, che dovrebbe essere pronta nel 2030. La parte italiana è composta da 2.300 km di rete. Per la gran parte si tratta di rete già esistente (al 73%), che verrà adattata anche al trasporto di idrogeno. Il 27% invece saranno tubi nuovi, pronti per trasportare sia gas che idrogeno, con una diramazione che consentirà anche l’esportazione in Svizzera. In Austria il progetto sarà gestito da TAG e Gas Connect, che provvederanno al trasporto bidirezionale frontaliero verso la Slovacchia e la Germania. Infine, Bayernets gestirà l’ultimo tratto di 300 km in Germania, per le aziende del triangolo chimico bavarese e della regione di Ingolstadt. Fa parte del consorzio di operatori anche Sea Corridor, una joint venture tra Snam ed ENI che gestisce il gasdotto che unisce l’Algeria alla Sicilia.
PERCHÉ È IMPORTANTE
Il progetto è molto importante per una serie di motivi. Intanto segnala che la designazione dell’Italia come hub del gas per l’Europa è sempre più nei fatti ed è accettata ormai anche dalla Germania. Il disastro del gasdotto Nord Stream è stato uno schiaffo violento per il governo tedesco, che ha sempre lavorato per escludere l’Italia dalle proprie rotte di approvvigionamento. Ora però appare chiaro che il corridoio da sud è l’unico percorribile anche per il nord Europa.
L’Italia, con un investimento relativamente contenuto (3,2 miliardi), diventa strategica per l’Europa intera assicurandosi il transito di gas e idrogeno per il Nord Europa. Soprattutto, mettendo il progetto sotto il cappello della sostenibilità, il progetto può ottenere facilmente dall’Unione europea lo status di progetto di interesse comune e godere quindi di fondi e procedure accelerate. Formalmente l’infrastruttura è per il trasporto di idrogeno, ma nulla vieta che la stessa possa essere usata per il gas, anzi. Proprio questa duplice valenza rende l’opera preziosa: resta la possibilità di importare gas, con una infrastruttura rinnovata e potenziata, costituendo così una riserva di sicurezza strategica rispetto all’elettrificazione spinta che il Green Deal vuole attuare.
LE DIFFICOLTÀ DELLA GERMANIA
Del resto, forse l’idea che il gas sia declassato a riserva di sicurezza rispetto ad energia elettrica e idrogeno non è al momento nell’ordine delle cose (e non lo sarà ancora a lungo). La transizione energetica comincia a subire dei rallentamenti, man mano che se ne diffonde l’impatto sociale. L’economia tedesca è in difficoltà, essendo entrata in recessione dopo che per due trimestri ha fatto segnare una crescita economica negativa. La produzione industriale è in calo, gli ordini nella manifattura hanno fatto segnare un -11,2% a marzo e un -9,9% ad aprile. L’inflazione, pure in calo rispetto ai mesi precedenti, è stata a maggio del 6,1%. Il ministro dell’Economia e vicecancelliere, il verde Robert Habeck, pochi giorni fa ad un evento pubblico, in merito ai progressi delle politiche green avviate dal suo governo ha dichiarato: “Non siamo sulla buona strada, bisogna dirlo chiaramente”. Parlando del sostegno popolare alle politiche verdi ha poi detto che “forse ci stiamo allontanando da una maggioranza sociale per il cambiamento. Siamo stati più avanti, come società, di quanto lo siamo ora”. A far crollare il consenso fra la gente ha contribuito la legge assai impopolare sulla sostituzione obbligatoria delle caldaie a gas entro il 2024 con sistemi a pompe di calore, che secondo alcune stime comporta una spesa media di 13.000 euro a famiglia. I Verdi stanno precipitando nelle intenzioni di voto, ormai abbondantemente superati da Alternative für Deutschland. Nell’ultimo sondaggio YouGov, i Verdi si attestano al 13% (erano al 22% un anno fa) mentre la destra di AfD è arrivata ormai al 20% (era al 9% un anno fa), ha superato la SPD (19%) ed è ora il secondo partito dietro la CDU (28%).
La posizione del governo semaforo sulla guerra in Ucraina è un altro fronte caldo. Mentre i verdi, con la ministra degli esteri Annalena Baerbock, si fanno fieri portatori delle richieste dell’Ucraina, il socialdemocratico Scholz nei giorni scorsi è stato contestato duramente da sinistra ad un evento pubblico.
Intanto, il Wall Street Journal rivela alcuni dettagli delle indagini che le autorità tedesche stanno conducendo sul sabotaggio dei due gasdotti Nord Stream, avvenuto il 26 settembre 2022. A quanto risulta, gli investigatori tedeschi hanno ricostruito l’itinerario dello yacht Andromeda, che avrebbe indugiato attorno ai luoghi delle esplosioni nei giorni immediatamente precedenti. Lo yacht, individuato in base ad una soffiata di un servizio segreto alleato, sarebbe partito dalla Polonia, affittato con l’aiuto di una agenzia di viaggio di Varsavia appartenente ad un network di società in rapporti con i servizi segreti ucraini. Le autorità polacche sono state tenute all’oscuro delle indagini e hanno chiesto di poter esaminare il materiale raccolto dai tedeschi. “Le istituzioni polacche non sono coinvolte in questa storia” ha precisato un portavoce del governo di Varsavia. Il clima tra i due paesi però è teso.