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Emirati Arabi

Che cosa cambia per Eni in Libia ed Egitto dopo l’accordo negli Emirati Arabi sul gas

L'articolo di Giusy Caretto

Eni guarda alla Libia, attraverso un mega progetto che vedrà la luce negli Emirati Arabi. Il Cane a sei zampe, il 13 novembre, ha siglato un accordo per l’assegnazione di una quota del 25% nella concessione denominata Ghasha, un mega progetto a gas situato nell’offshore dell’Emirato di Abu Dhabi.

Grazie ai nuovi accordi, il gruppo guidato dall’ad, Claudio Descalzi, consolida la sua presenza nel Golfo e può fronteggiare, più da vicino, la Francia in Egitto e in Libia. Andiamo per gradi.

L’ACCORDO CON ABU DHABI

Eni ottiene una quota del 25% nella concessione Ghasha, un progetto a gas di enormi dimensioni situato nell’offshore dell’Emirato di Abu Dhabi. La concessione ha una durata di 40 anni e coinvolge i giacimenti Hail, Ghasha, Dalma (attingeranno alle risorse del bacino arabo, che si stima contenga diversi trilioni di piedi cubi standard di gas recuperabile) e altri campi offshore situati nella regione di Al Dhafra.

L’accordo è stato siglato dal ministro di Stato degli Emirati Arabi Uniti e amministratore delegato della società di stato Abu Dhabi National Oil Company (ADNOC), Sultan Ahmed Al Jaber, e dall’amministratore delegato di Eni, Descalzi.

LA PORTATA DEL PROGETTO

Per comprendere la grandezza del progetto, basterà pensare ai risultati una volta completati i lavori: il gas prodotto dai giacimenti di Hail, Ghasha e Dalma potrebbe soddisfare oltre il 20% della domanda di gas degli Emirati Arabi Uniti.

E ancora: il progetto produrrà anche oltre 120.000 barili al giorno di olio e condensati di alto valore.

UN PIANO PER IL MEDIO ORIENTE

L’accordo siglato da Eni negli Emirati Arabi guarda ben oltre il solo territorio di Abu Dhabi.

“Stiamo perseguendo una strategia di crescita in Medio Oriente”, ha commentato Claudio Descalzi in occasione della sigla degli accordi. La firma “assieme agli accordi firmati con ADNOC lo scorso marzo, è un’ulteriore conferma della nostra volontà di radicare la nostra presenza ad Abu Dhabi. Questa operazione è inoltre un’ulteriore prova della forte alleanza con un partner così importante come ADNOC e la dimostrazione della loro fiducia nel nostro modello upstream, riconosciuto a livello mondiale, basato sull’integrazione dell’esplorazione e dello sviluppo. Questo modello ci ha permesso di raggiungere risultati straordinari negli ultimi anni, sia nell’esplorazione sia nello sviluppo delle nostre scoperte con un time-to-market da record”.

I RISVOLTI GEOPOLITICI: ENI GUARDA ALLA LIBIA

Eni, dunque, consolida la sua presenza nel Golfo ed pronta, come si evince dalle parole dell’amministratore delegato dell’azienda italiana, ad attuare una sua strategia per crescere nella zona. Il riferimento? Non è esplicito, ma non è difficile capire che la vera sfida (contra la Francia) Eni la giocherà in Egitto e in Fezzan, una regione della Libia nel cuore del deserto del Sahara.

Come scrive La Stampa, Eni ha scelto una via più lunga per mettere a segno i suoi piani, ma anche la più “sicura” in una regione “a vasi comunicanti”.

LA PRESENZA IN EGITTO

Eni è già (ampiamente) presente in Egitto. È qui che il Cane a sei zampe ha lavorato (e messo a regime) al più grande giacimento di gas del Mediterraneo orientale, lo Zohr.

E sempre al Cairo, gli affari di Eni sembrano procedere per la retta via (energetica e geopolitica). In questi giorni, l’azienda italiana ha firmato un accordo con un’altra compagnia emiratina, la Mubadala, per la cessione del 20 per cento della quota Eni nella concessione Nour, al largo del Delta del Nilo in Egitto. L’Eni ha ora una quota dell’85 per cento, il restante 15 è dell’egiziana Egas. Con il nuovo accordo, un 20% andrà ad una nuova compagnia.

ITALIA, EMIRATI ARABI, EGITTO E LIBIA

Particolarmente interessata alla zona e ai suoi giacimenti è anche la Russia, che è pronta ad installare una base militare in Egitto. Ed è per questo che, per Eni e per l’Italia, in generale, avere buoni rapporti (anche commerciali) con gli Emirati Arabi è importantissimo.

Come spiega La Stampa, gli Emirati, infatti, potrebbero fare la differenza in Egitto, integrando gli investimenti, ed in Libia dove hanno un ottimo rapporto con il generale Khalifa Haftar, che controlla la Cirenaica e parte del Fezzan. Le buone alleanze, dunque, potranno aiutare l’Italia a contrastare l’espansione energetica della Francia, che ha fiutato l’enorme potenziale del Golfo.

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