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Libia Iraq

Come si muovono Eni e Total in Libia, le ultime novità

Tutte le ultime mosse di Total in Libia e le dichiarazioni di Claudio Descalzi (Eni)

Mentre Eni deve fare i conti con attacchi ai campi petroliferi in Libia, contesi tra il governo di Tripoli, appoggiato dall’Onu, il cui capo è Al Sarraj, ad est il parlamento di Tobruk e l’esercito di Haftar, sostenuto da Russia ed Egitto, Total fa shopping, sempre in Libia. La compagnia francese ha acquisito una partecipazione della Marathon Oil Libya Limited (Moll) nelle concessioni Waha, pari al 16,33% delle concessioni.

La questione, per Eni e per l’Italia, si fa sempre più delicata anche fuori dai confini libici: l’accordo tra Tripoli ed Ankara potrebbe innescare conseguenze geopolitiche ed energetiche nello scacchiere del Mediterraneo Orientale per Roma. Andiamo per gradi.

LO SHOPPING DI TOTAL

Partiamo dalle ultime novità in tema di energia in Libia. La francese Total fa passi in avanti: il consiglio di amministrazione della National Oil Corporation, Noc, ha dato l’ok all’acquisizione da parte della società guidata da Patric Pouyannè della partecipazione della Marathon Oil Libya Limited (Moll) nelle concessioni Waha, pari al 16,33 per cento delle concessioni.

Le Concessioni Waha sono dunque così divise: NOC (59,18%), Total (16,33%), ConocoPhillips (16,33%) e Hess (8,16%). La Waha Oil Company, posseduta al 100% da Noc, è la compagnia che gestisce il giacimento.

“Quando Total ha annunciato l’acquisto della partecipazione di Moll nelle concessioni di Waha per un prezzo di 450 milioni di dollari, Noc ha preso tempo per avere l’opportunità di esaminare l’accordo in tutti i suoi aspetti, legale, contrattuale, finanziari e di investimento. (…)”, ha detto il presidente della Noc, Mustafa Sanalla.

AUMENTO DELLA PRODUZIONE GRAZIE AI FRANCESI

“NOC approva questo accordo per due motivi: Total si è impegnata a investire 650 milioni di dollari nello sviluppo delle concessioni Waha e ad aumentare la produzione attraverso due progetti principali, North Gialo e NC 98. Ciò comporterà un aumento della produzione di 180.000 barili al giorno. In qualità di partner tecnico, Total offrirà la tecnologia e l’esperienza giusta per poter ottenere questi vantaggi. Noc pertanto ritiene che Total sia nella posizione migliore per acquisire la partecipazione di Moll nelle concessioni Waha rispetto a qualsiasi altra opzione”, ha aggiunto il presidente della compagnie petrolifera.

DESCALZI: MAI LASCIATO LIBIA, PUNTIAMO SU MERCATO INTERNO

Eni a novembre ha dovuto fare i conto con un attacco al campo di El Feel, che l’ha costretta al blocco della produzione. Nonostante questo, però, “la compagnia italiana Eni non ha mai lasciato la Libia e nel paese ha voluto avere un atteggiamento diverso”, ha detto a Med Dialogues organizzata a Roma, Claudio Descalzi, che ha aggiunto: “invece di esportare gas, abbiamo deciso di alimentare il mercato interno”.

“Riforniamo tutte le centrali elettriche e questo ci aiuta. Le nostre centrali non sono mai state toccate, il rischio sarebbe un blocco completo delle forniture”, ha osservato negli scorsi giorni Descalzi.

LIBIA: SOLUZIONE NELLE MANI DI ALTRI PAESI

La Libia è “un territorio dove i conflitti non riguardano i libici, ma tanti Paesi diversi. E’ una popolazione pacifica, che non ha nessuna velleità di combattere: quindi la soluzione non è nelle mani solo dei libici ma nelle mani di altri Paesi”, ha aggiunto l’amministratore delegato.

I NUMERI DI ENI IN LIBIA

Guardando ai numeri: il Cane a sei a zampe, presente in Libia dal 1959, ha realizzato una produzione di 302 mila boe/giorno nel 2018. L’azienda italiana opera in 6 aree contrattuali:

onshore:

Area A, comprendente l’ex Concessione 82 (Eni 50%);
Area B, ex Concessione 100 (Bu-Attifel) e il Blocco NC 125 (Eni 50%);
Area E, con il giacimento El Feel (Eni 33,3%);
Area F, con il Blocco 118 (Eni 50%)
Area D, con il Blocco NC 169, nell’ambito del Western Libyan Gas Project (Eni 50%);

offshore:

Area C, con il giacimento a olio di Bouri (Eni 50%);
Area D, con il Blocco NC 41, parte del Western Libyan Gas Project.

Haftar controlla la maggior parte dei giacimenti e delle strutture petrolifere della Libia, ma i ricavi petroliferi sono controllati dalla banca centrale di Tripoli.

L’ACCORDO CON ANKARA

A complicare la situazione è arrivato un accordo tra il presidente turco Recep Tayyip Erdogan e il premier del governo libico riconosciuto dall’Onu, Fayez al-Sarraj. I due hanno firmato un memorandum d’intesa in cui hanno ridefinito i confini marittimi tra Turchia e Libia: Ankara rivendica parte della Zee (Zona economcia esclusiva) della Grecia e Tripoli parte di quella greca e di quella egiziana. In realtà, il presidente turco, vorrebbe rivendicare parte della Zee di Cipro, di Egitto e di Siria.

Con il Memorandum, attualmente inviato alle Nazioni Unite, Erdogan ha annunciato ipotetiche possibili “esplorazioni congiunte” con la Libia alla ricerca di idrocarburi offshore nelle aree delimitate dal memorandum d’intesa.

Fonte: Repubblica

CONSEGUENZE PER ENI? IL COMMENTO DI TABARELLI

Esplorazioni che, insieme a quelle già avviate a Cipro nel blocco 7 assegnato da Nicosia all’azienda di Oil&gas italiana, costringeranno Eni “rinunciare alle esplorazioni in acque cipriote, come già fatto lo scorso anno, quando ha fatto fare marcia indietro a Saipem 12000”, come ha sostenuto a Start magazine, Davide Tabarelli, presidente di Nomisma energia. “Le conflittualità e le tensioni vanno crescendo, sarà difficile fare esplorazioni”.

Nessuna conseguenza, invece, dovrebbe esserci per Eni in Libia, ha aggiunto Tabarelli che a Tripoli “l’Italia è benvoluta”.

L’OPINIONE DI MICHELA MERCURI

L’accordo tra Tripoli ed Ankara, secondo Michela Mercuri, docente all’Università Niccolò Cusano e alla SIOI, nonché componente dell’Osservatorio sul Fondamentalismo religioso e sul terrorismo di matrice jihadista e autrice del saggio “Incognita Libia”, avrà conseguenze energetiche e politiche non di poco conto. L’accordo, spiega la docente, mette in ballo le forniture di gas, per esempio, che attraverso che il gasdotto Eastmed, che vede coinvolta Eni, dovrebbe arrivare nel Vecchio Continente .

Sul fronte politico, invece, “il presidente turco garantisce al primo ministro libico un appoggio militare fondamentale. Erdogan lo fa perché vuole entrare direttamente nel conflitto libico sostituendosi a Sarraj che in questo momento appare molto debole”, ha detto Mercuri a Start Magazine.

ENI RESTA NEL MEDITERRANEO

Le possibili conseguenze, né le vecchie intimidazioni della Turchia verso Eni e verso le sue attività a Cipro, sembrano intimorire Eni, che intende continuare ad operare nel Mediterraneo. È qui, ha spiegato Descalzi a med2019, “abbiamo fatto ingenti scoperte in termini di risorse ma anche creato moltissima energia, moltissimo scambio di persone tra questi paesi e l’Italia. Abbiamo connesso paesi con molti progetti di sviluppo, connessi anche fisicamente con pipeline in Tunisia, Algeria, Libia. Questa complementarità tra le due sponde mi fa essere ottimista sulla capacità delle nostre terre di costruire un futuro comune, caratterizzato da meno inutili e dannosi conflitti, maggiore dialogo, maggiore cooperazione e maggiore comprensione gli uni e degli altri”, ha dichiarato Descalzi.

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