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Eni non venderà la quota in Saipem. Parola di Descalzi

I conti del primo trimestre, la cedola per gli azionisti forti Tesoro e Cdp, le parole di Descalzi su Saipem, gli investimenti nelle rinnovabili, gli scenari sui prezzi del petrolio e il capitolo Iran. Numeri e approfondimenti sull’assemblea dei soci di Eni nell’articolo di Michelangelo Colombo per Start Magazine “Non è assolutamente il momento di…

“Non è assolutamente il momento di vendere” la partecipazione di Eni in Saipem, pari al 30,5%. E’ quello che ha detto ieri l’amministratore delegato di Eni Claudio Descalzi nel suo intervento all’assemblea degli azionisti. “Credo moltissimo nella loro crescita, e ho grande fiducia”, ha aggiunto Descalzi. All’estero mi chiedono tutti: ‘Che ve la tenete a fare’. Rispondo che non è assolutamente il momento di venderla”, ha detto Descalzi, aggiungendo: “Verrà il momento in cui darà un grande contributo al business”.

Ma Saipem non è stato l’unico tema toccato ovviamente ieri nel corso dell’assemblea Eni che ha approvato i conti del primo trimestre.

I NUMERI DEL PRIMO TRIMESTRE

Con il 99% dei voti favorevoli, i soci hanno approvato il bilancio 2017 che si chiude con il ritorno all’utile (3,43 miliardi, contro la perdita di 1,4 miliardi del 2016) e dato il via libera al dividendo, che ancora per l’anno passato è rimasto a quota 0,80 euro

QUANTO INCASSANO MEF E CDP

I due azionisti forti Cdp e ministero dell’Economia, rispettivamente possessori del 25,7% e del 4,3% del capitale, incassano cosi’ “assegni” pari a 747 e 126 milioni di euro. Dall’anno prossimo, comunque, la somma a disposizione dei soci sarè maggiore, perché il management ha già annunciato che il dividendo salirà a 0,83 per azione. Non solo: come ha spiegato ieri la presidente Emma Marcegaglia, si tratta solo di “un primo passo, che potrà essere seguito da altri, in funzione della evoluzione dello scenario e della strategia, che passera’ da una fase difensiva a una espansiva in tutti i settori”.

GLI SCENARI SUI PREZZI DEL PETROLIO

L’Eni, infatti, è “pronta a crescere anche in scenari bassi di prezzo”. Una prospettiva che, al momento, sembra del tutto scampata, visto che, anche con la situazione che si è venuta a creare sull’Iran, le quotazioni hanno ripreso a correre ben sopra i 71 dollari. L’Italia, comunque, resterà un territorio centrale per il gruppo petrolifero: l’amministratore delegato Descalzi ha spiegato che qui la spesa, tra il 2018 e il 2021, sarà pari a 22 miliardi di euro, di cui 7-8 miliardi di investimenti.

DOSSIER RINNOVABILI

L’Eni, nel piano per lo sviluppo delle rinnovabili, prevede anche “investimenti nell’eolico, il 20% del budget di 1,2 miliardi è sull’eolico con un progetto importante già definito”, ha detto l’ad Descalzi rispondendo a un azionista in assemblea. Alla domanda se il gruppo sia interessato anche alle gare per l’eolico, Descalzi ha detto che “qualora fossero in grado di assicurare i margini e presentassero un carattere di sinergia con altre iniziative la risposta e’ affermativa”. Per quanto riguarda i ritorni sull’occupazione in Italia, per le rinnovabili “per questa fase di sviluppo sono stimate più di 300 persone e circa 80 full time equivalenti per la gestione degli impianti”.

CAPITOLO IRAN

Nessun problema, invece, e’ in arrivo dall’Iran, malgrado l’incombere di nuove sanzioni Usa. Come noto l’Eni e’ ormai uscita dal Paese e ha anche recuperato i propri crediti pregressi: “Non abbiamo ne’ investimenti ne’ obiettivi per ulteriori investimenti”, ha chiarito Descalzi, aggiungendo che e’ in atto solo un contratto di acquisto greggio che si chiudera’ a novembre e che e’ sostituibile “in termini di qualita’”

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