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Saipem

Ecco quanto costerà a Eni il blocco di Saipem 12000 per la mattana di Erdogan

Numeri, fatti e indiscrezioni sul blocco della nave Saipem 12000 da parte della Turchia nell’articolo di Giusy Caretto con baruffe e reazioni diplomatiche Saipem 12000 è ancora bloccata. La tensione sale e nelle ultime ore è intervenuta anche Bruxelles. Il blocco che mette a dura prova le relazioni tra Cipro, Turchia, Egitto, Israele, Grecia e…

Saipem 12000 è ancora bloccata. La tensione sale e nelle ultime ore è intervenuta anche Bruxelles. Il blocco che mette a dura prova le relazioni tra Cipro, Turchia, Egitto, Israele, Grecia e Italia ha anche rilevanti conseguenze economiche per Eni, la società che ha commissionato all’imbarcazione di proprietà di Saipem la perforazione nelle acque del blocco 3 della Zona economica esclusiva di Cipro.

Come ha spiegato Eni, la Saipem 12000 “ha dovuto interrompere il viaggio verso una nuova location da perforare in quanto bloccata da alcune navi militari turche con l’intimazione a non proseguire perché sarebbero in corso attività militari nell’area di destinazione”. L’equipaggio Eni ha “prudentemente eseguito gli ordini e rimarrà in posizione in attesa di un’evoluzione della situazione”, fanno sapere dal Cane a sei zampe.

QUANTO COSTA AD ENI IL BLOCCO DI SAIPEM 12000

Oltre ad una crisi diplomatica, il blocco della nave italiana ha un costo anche economico. Per il gruppo capitanato dall’amministratore delegato Claudio Descalzi, infatti, ogni giorno di fermo vale 600mila dollari.

LA TENSIONE SALE

Intanto sale anche la tensione tra i diversi Paesi, seppur Italia e Cipro sono alla ricerca di una soluzione diplomatica. La Farnesina sta seguendo gli sviluppi “al più alto livello”, in raccordo con le ambasciate italiane a Nicosia e ad Ankara, ed è rponta a compiere “tutti i passi diplomatici possibili” per risolvere la questione, mentre secondo indiscrezioni di Repubblica (non confermate ufficialmente), la Marina militare italiana avrebbe dirottato una fregata nella zona (notizia che tuttavia non trova conferma ufficiale) per seguire da vicino l’evoluzione della situazione.

Meno diplomatica, invece, la reazione della Grecia, che in un comunicato ha definitivo la mossa della Turchia “provocatoria” e ha invitato Ankara a “desistere da ulteriori azioni illegali e rispettare gli obblighi che derivano dal diritto internazionale”.

IL CASO INTERESSA ANCHE BRUXELLES

La questione arriva anche a Bruxelles. “Esorto la Turchia ad evitare minacce o azioni contro qualsiasi membro della Ue e ad impegnarsi piuttosto in buone relazioni di vicinato, nella soluzione pacifica di controversie, ed al rispetto della sovranità territoriale”, ha twittato il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, già in contatto con Nicosia.

“La Turchia si deve impegnare inequivocabilmente a mantenere relazioni di buon vicinato e a evitare qualunque fonte di frizione, minaccia o azione verso uno Stato membro che possa danneggiare le buone relazioni e impedire una definizione pacifica delle dispute”, ha dichiarato una portavoce della Commissione, Mina Andreeva. “L’Ue – ha aggiunto – sottolinea la necessità di rispettare la sovranità degli Stati anche nei loro confini marittimi e aerei”, ha aggiunto.

LE PAURE DELLA TURCHIA

Qualsiasi nuovo giacimento scoperto nelle acque di Cipro, secondo le politiche di Erdogan, andrebbe condiviso con il governo filo-turco al potere nel settore settentrionale dell’isola di Cipro (la Turchia occupa militarmente la zona nord di Cipro dal 1974). Alla Turchia, il gas di Cipro, serve per mettere fine alla dipendenza energetica di Ankara, ma non è solo questo a motivare i comportamenti di Erdogan.

La Turchia, infatti, ha paura di perdere il suo ruolo nel Mediterraneo come crocevia importante per i flussi di gas. Dalla Turchia, infatti, passa il Tanap, il gasdotto che andrà a congiungersi con Tap. Ankara teme di essere tagliata fuori dallo sfruttamento dei giacimenti del Bacino del Levante e contestualmente, con le nuove scoperte, di perdere il suo ruolo come crocevia dei gasdotti. Cipro, infatti, è anche coinvolta nel progetto EastMed, il gasdotto cofinanziato dalla Ue che ha già guadagnato il benestare di Israele, della Grecia e dell’Italia.

 

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