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Eni Egitto

Energia, ecco i corridoi infrastrutturali fra il Medio Oriente e l’Europa

L'approfondimento di Michelangelo Celozzi, coordinatore di TEN (Trans Med Engineering Network)

L’evoluzione dello scenario energetico globale di riferimento

Fig 1- La transizione energetica nel periodo 2019 – 2040 a livello globale 

Fonte 2019 BP Energy Outlook

Continua la transizione energetica verso un mix di fonti primarie di energia a più basse emissioni di carbonio, guidato dall’aumento della penetrazione delle fonti rinnovabili e del gas naturale: il mix energetico di riferimento per le prossime decadi.

Le importanti scoperte di giacimenti di gas offshore nel Mediterraneo Orientale degli ultimi anni, di Eni in particolare, fanno parte del grande cambiamento nel mercato globale dell’energia: il ruolo del gas nel mix energetico cresce, e ancor più la componente Gas Naturale Liquefatto (GNL), che entro il 2040 è prevista giungere ad oltre il 70% degli scambi internazionali. La crescita del GNL aggiunge liquidità e flessibilità al mercato del gas, attraverso una forte complementarità con il gas distribuito attraverso i gasdotti.

Fig. 2 – Ruolo del Gas a livello globale 

Fonte BP Energy Outlook 2019
Fonte: BP Energy Outlook 2019

Fig. 3 – L’interscambio regionale di GNL

 

Un corridoio infrastrutturale fra il Medio Oriente e l’Europa.

Queste trasformazioni offrono opportunità di sviluppo per un nuovo mercato regionale del gas nel Mediterraneo, basato su una governance condivisa e infrastrutture comuni: una risorsa endogena strategica, che consente di finanziare le infrastrutture necessarie allo sviluppo economico necessario per la sicurezza e la stabilità regionali.

La principale opportunità di accesso al mercato europeo per il Gas del Levante consiste nella realizzazione di un corridoio fra l’Egitto e l’Italia, che per l’Europa rappresenta storicamente la porta dell’Oriente: un corridoio infrastrutturale per gli scambi di energia.

Ma, per gli stessi motivi, questa opportunità impatta direttamente su ambizioni egemoniche emergenti.

Questa prospettiva, in un’area che forse è la più turbolenta del pianeta, può essere difficile da realizzare, ma non impossibile, nella misura in cui può condurre al superamento di crisi regionali, come a Cipro ed in Libia, laddove la convergenza su interessi comuni prevalga sulle contrapposizioni.

L’integrazione dei sistemi energetici e lo sviluppo di un mercato comune comportano una forte interdipendenza oggettiva dei Paesi interessati, ed anche una spinta al superamento di problemi irrisolti, come quello della divisione di Cipro e la delimitazione delle relative zone di interesse economico esclusivo di Turchia, Cipro, Libano, Israele, in una prospettiva più ampia di stabilizzazione e ricostruzione regionale, a partire dalla in Siria e dalla Libia, attraverso il dispiegamento di un piano d’azione condiviso.

Il gas, come risorsa endogena di energia, offre infatti grandi opportunità: lo sviluppo di un nuovo mercato del gas nel Mediterraneo, regolato da norme comuni basate sulla concorrenza, e di progetti infrastrutturali di interesse comune a molti Paesi, come tutti quelli interessati all’esportazione del gas verso l’Europa, il più grande mercato integrato  di importazione di gas del mondo, e di alcuni attori “non regionali”, come Russia, l’Iran e il Qatar, ed anche di Paesi emergenti come il Kazakistan e il Turkmenistan.

Un processo che implica dialogo: sulle politiche regionali, industriali, economiche e di sicurezza, tra tutti gli attori coinvolti (governi, operatori industriali, Istituzioni Finanziarie Internazionali, organizzazioni internazionali), che valorizzi la priorità della sicurezza comune.

Un dialogo richiede sedi opportune e condivise a livello locale, per innestarsi sulle esigenze effettive delle popolazioni, di tutela dei diritti e dell’accesso alle risorse, conciliando le reazioni inevitabili, come in Iraq ed in Libano, contro le influenze straniere.

Lo strumento del dialogo consiste nell’aggregazione delle opportunità di cooperazione attorno ad obiettivi comuni concreti, capaci di produrre effetti tangibili non solo nel lungo periodo, ma anche nel breve e medio. Gli obiettivi al 2050 sono poco attraenti per popolazioni alle prese con gravi problemi contingenti.

(1.continua)

 

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