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È possibile l’economia circolare nel nucleare? Le idee di Sogin

Chi c'era e che cosa si è detto all'appuntamento “Economia Circolare per il decommissioning nucleare” organizzato da Sogin alla Centrale del Garigliano

“Come nel caso della turbina del Garigliano, invece, gran parte del materiale smantellato viene recuperato e riciclato. Un modello di economia circolare che stiamo integrando in modo strutturato e sistematico nella progettazione di tutti i lavori di decommissioning”.

È quello che ha detto l’amministratore delegato di Sogin, Luca Desiata, in occasione della Settimana Europea per la riduzione dei rifiuti (SERR 2018), durante l’evento “Economia Circolare per il decommissioning nucleare” organizzato presso la Centrale del Garigliano.

CHE COSA FA SOGIN

Sogin è la società pubblica (interamente partecipata dal Mef e che opera in base agli indirizzi strategici del governo) responsabile per la tenuta in sicurezza degli impianti nucleari e la realizzazione del decommisioning; della gestione dei rifiuti radioattivi derivanti dai processi di generazione elettrica, di decommissioning degli impianti nucleari e dalle attività industriali e di medicina nucleare e di ricerca scientifica e tecnologica.

Le è affidato, inoltre, il compito di localizzare, progettare, realizzare e gestire un’infrastruttura ambientale di superficie dove sistemare in totale sicurezza tutti i rifiuti radioattivi (Deposito Nazionale).

LE PAROLE DI DESIATA

L’amministratore delegato Luca Desiata ha sottolineato che l’obiettivo di Sogin è quello di “valorizzare il suo impegno nel ridurre l’impatto ambientale dello smantellamento degli impianti nucleari. Questa attività è spesso associata, nell’immaginario collettivo, alla sola produzione dei rifiuti radioattivi. Come nel caso della turbina del Garigliano, invece, gran parte del materiale smantellato viene recuperato e riciclato. Un modello di economia circolare che stiamo integrando in modo strutturato e sistematico nella progettazione di tutti i lavori di decommissioning”.

Inoltre, sulla questione del Deposito Nazionale, Desiata ha ribadito che le quattro ex centrali nucleari italiane e gli altri quattro siti gestiti dalla Sogin sono solo idonei a stoccaggi temporanei. Il riferimento è agli impianti di Garigliano, Latina, Trino (Vercelli), Caorso (Piacenza). Gli altri impianti dismessi del ciclo del combustibile sono invece a Rotondella (Matera), Saluggia (Vercelli), Casaccia (Roma) e Boscomarengo (Alessandria).

La Sogin a breve prenderà in carico un quinto impianto nucleare, si tratta dell’ex centro ricerche dell’Ue di Ispra (Varese).

LE TRE DIRETTRICI

La strategia adottata da Sogin per la riduzione dell’impatto ambientale del decommissioning nucleare è basata su tre direttrici che prevedono: la minimizzazione del quantitativo di rifiuti radioattivi prodotti; la separazione, il riutilizzo e il riciclo dei materiali metallici (ferro, rame) e del calcestruzzo; l’attuazione di politiche di miglioramento delle performance ambientali

LE FASI DELLO SMANTELLAMENTO

L’attività di smantellamento della turbina, prevista nel piano dei lavori avviati nel 2016, non è stata facile, in quanto costituisce il più grande componente del ciclo termico dell’impianto campano con un peso totale di 1.800 tonnellate.

Prima il rotore, un cilindro di 105 tonnellate composto da ferro e da rame è stato estratto e sezionato in due parti con filo diamantato.

Successivamente l’alternatore (296 tonnellate) composto da ferro, rame e plastica, dopo la bonifica dell’amianto presente, è stato tagliato e rimosso.

I NUMERI E I TEMPI

Tutto il materiale prodotto dallo smantellamento, circa 400 tonnellate, dopo essere stato controllato, dovrà essere allontanato dal sito di Garigliano. La fine dei trasporti è prevista entro l’anno.

Il 96% del materiale smantellato dalla turbina verrà trasferito in centri di recupero e di lavorazione, come le fonderie per metalli, per essere reinserito nel ciclo produttivo come previsto in economia circolare.

Questo lavoro rappresenta un avanzamento fisico nel decommissioning della Centrale del Garigliano ed i locali della turbina, una volta liberi, ospiteranno la stazione trattamento dei materiali, necessaria per procedere all’apertura del vessel (il guscio del reattore) e al suo smantellamento che costituisce la parte più delicata dell’operazione.

I lavori dovrebbero essere completati nel 2026 ed il costo totale previsto è di 380 milioni di euro.

Sogin-Centrale_Nucleare_del_Garigliano-smantellamento_alternatore


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