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Ecco come l’Ue si spappola sugli obiettivi climatici. Report Ft

Tulle le divisioni fra Stati europei sugli obiettivi climatici. L'articolo del Financial Times estratto dalla rassegna di Liturri

(Financial Times, Alice Hancock e Sarah White, 10 settembre 2025, 18:00)

Con l’avvicinarsi del decimo anniversario dell’Accordo di Parigi, la Francia è emersa come attore cruciale nelle negoziazioni sull’obiettivo climatico dell’UE di ridurre le emissioni del 90% entro il 2040 rispetto al 1990. Il governo Macron, secondo fonti vicine ai colloqui, sta rallentando le discussioni chiedendo misure per proteggere le industrie colpite dai dazi e maggiori investimenti in energia pulita, inclusa una maggiore considerazione del nucleare e una revisione delle regole sull’uso del suolo.

“La Francia è considerata il perno,” ha dichiarato Laurence Tubiana, architetto dell’Accordo di Parigi, sottolineando l’importanza per Macron di dare un segnale chiaro all’Assemblea Generale ONU di settembre.

Mentre Olanda e Germania supportano il target del 90%, Italia e paesi dell’Europa centro-orientale resistono, temendo danni alle loro industrie e reazioni degli elettori. Questi ultimi chiedono di aumentare i crediti di carbonio internazionali, che sposterebbero parte del peso delle riduzioni altrove, fino al 3% dell’obiettivo.

Il Consiglio francese per il clima ha criticato i ritardi, avvertendo che un ulteriore dibattito tra i leader UE rischierebbe di portare a un obiettivo 2035 “insufficiente” e di minare la credibilità internazionale dell’UE: “Consentire ai leader di discutere ulteriormente il target porterebbe a una perdita di credibilità internazionale per l’UE.”

Un diplomatico UE ha definito la situazione “un disastro,” mentre l’eurodeputato verde Bas Eickhout ha avvertito: “Francia, sei responsabile del fallimento dell’Accordo di Parigi nel suo decimo anniversario.” L’UE, in un contesto geopolitico teso con il ritiro degli USA dall’Accordo da parte di Trump, rischia di essere ritenuta “co-responsabile” se non intensificherà gli sforzi al COP30 di novembre.

(Estratto dalla newsletter di Giuseppe Liturri)

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