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Ecco come l’Europa si spappola sul tetto al prezzo del gas (non solo russo)

Che cosa non ha deciso Consiglio europeo dei ministri dell’energia  sul tetto al prezzo del gas

Europa spappolata sul tetto al prezzo del gas.

“il “price cap” sarà fissato solo per le forniture russe. Che come noto da qualche settimana sono assenti o a scartamento fortemente ridotto. Quindi sarà come mettere il tetto a un edificio inesistente. L’esito del Consiglio europeo dei ministri dell’energia riunitosi ieri a Bruxelles è in sintesi questo”, ha scritto oggi il quotidiano Repubblica in una corrispondenza da Bruxelles..

Certo nelle proposte dell’“esecutivo europeo” saranno presenti anche alcune misure emergenziali: dalla tassa sugli extraprofitti (modello italiano) a una prima forma di separazione in bolletta dei costi dell’elettricità prodotta dal gas rispetto quella generata da altre fonti, dagli aiuti per le imprese particolarmente in difficoltà fino all’ulteriore riduzione dei consumi, sebbene non è ancora chiaro se sarà volontaria o obbligatoria, “ma certo tutto appare ridimensionato dal fatto che il “tetto” al prezzo del metano arriva con colpevole ritardo. E soprattutto non riguarderà tutte le forniture. Martedì prossimo allora la Commissione metterà a punto il suo progetto”, ha chiosato Repubblica.

Ha sintetizzato il Corriere della sera: “Le misure «urgenti e temporanee» che la Commissione Ue dovrà proporre entro metà settembre su richiesta dei ministri dell’Energia dei 27 Stati membri, al termine del Consiglio straordinario, dovrà includere anche «un tetto al prezzo del gas». La formula usata non specifica di più, ma la misura che fino a giovedì sembrava non raccogliere un consenso sufficiente tra i governi ieri invece è risultata «l’opinione prevalente», come ha spiegato il ministro dell’Industria ceco Jozef Síkela (Praga ha la presidenza di turno dell’Ue)”.

Cinque Paesi (in particolare Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia totalmente dipendenti dall’energia di Mosca e l’Olanda che ha condiviso gli stessi dubbi senza metterli a verbale) si sono dichiarati apertamente contrari al tetto alle forniture russe, ma alla fine questo provvedimento non richiederà l’unanimità, secondo gli esperti di cose europee: basterà una maggioranza qualificata. Il problema, semmai, è che rischia appunti di rivelarsi inutile. Il gas russo non arriva più nei depositi europei e quindi l’impatto sarà minimo.

L’idea del governo italiano di estendere il “cap” a tutto il gas è stata invece sostanzialmente respinta. Il ministro Cingolani non ha però perso il suo ottimismo: “Tutti i paesi membri si sono pronunciati, con lievi distinguo, in favore delle proposte della Commissione, e quindi è stato dato un mandato pieno per andare avanti”, ha detto ieri a Bruxelles il ministro per la Transizione ecologica Roberto Cingolani, parlando con la stampa al termine della riunione del Consiglio Ue straordinario dei ministri dell’Energia. Il Consiglio ha discusso le cinque misure proposte ancora informalmente dalla Commissione contro i forti aumenti dei prezzi del gas e dell’elettricità, causati soprattutto dalle manipolazioni del mercato da parte della Russia.

Il ministro ha riferito che questo consenso di massima dei ministri c’è stato soprattutto su quattro delle cinque proposte, ovvero “tutta la parte che riguarda il recupero delle rendite intra marginali” oltre una soglia massima che verrà decisa (per quanto riguarda le fonti rinnovabili e il nucleare), “i contributi di solidarietà che noi abbiamo chiamata tassa sull’extra profitto” per gli operatori delle fonti fossili, “il risparmio intelligente di energia, e infine la liquidità per aiutare gli operatori del settore”.

La quinta proposta era quella del “price cap”, il tetto al prezzo del gas russo. “Noi – ha riferito Cingolani – abbiamo rilanciato molto la soluzione ‘price cap’, e il risultato è stato credo positivo. Io ho seguito con calma i discorsi dei ministri: 15 paesi si sono pronunciati chiaramente per un ‘price cap’ generalizzato, per qualunque importazione di gas e non solo per quello dalla Russia”.

“Ce ne sono stati tre – ha continuato il ministro – che preferirebbero il price cap solo sul gas russo, e altri tre paesi che non hanno pregiudiziali sul price cap, però lo vorrebbero dopo aver fatto delle verifiche, per esempio di sostenibilità economica di lungo termine” o a condizione “che comunque non si metta in difficoltà qualche paese più debole, e questa è un’apertura ragionevole”. “Poi ci sono – ha aggiunto – cinque paesi che sono contrari, o che sono rimasti neutrali, nel senso che, non avendo un grande bisogno di gas, per esempio perché hanno il Gnl o perché sono isolati, non hanno espresso una posizione”.

“Tutti, poi, hanno detto che non c’è tempo da perdere, perché effettivamente i costi che ha raggiunto l’energia sono troppo alti. Insomma – ha sottolineato Cingolani -, c’è una maggioranza molto forte, e abbiamo fatto presente alla presidenza (di turno del Consiglio Ue, ndr) che questo è uno scenario molto chiaro, e abbiamo chiesto che venga dato mandato di lavorare al più presto a questo scenario. E credo che la Commissione la prossima settimana lavorerà su queste proposte”.

Il ministro ha poi menzionato anche “un altro punto fondamentale discusso da tutti, il disaccoppiamento dell’energia elettrica rispetto al prezzo del gas”, nella struttura del mercato elettrico all’ingrosso europeo. Una riforma che la Commissione si è impegnata a presentare quest’autunno.

Quanto alla posizione della Germania, Cingolani ha riferito che il ministro dell’Economia tedesco, Robert Habeck “ha fatto un bellissimo intervento; ha detto che loro non hanno nessuna pregiudiziale sul price cap. L’unica cosa”, ha obiettato Habeck secondo il ministro italiano “è che per alcuni paesi del Sud-Est potrebbe essere un po’ complicato; quindi bisognerà verificare che questa cosa sia sostenibile”.

In effetti, ha precisato Cingolani “ci sono due paesi che hanno un problema specifico Però anche con questi paesi posso garantire che il clima è stato molto costruttivo”. E questi due Stati membri, ha concluso, “sono geograficamente limitrofi alla frontiera Est” dell’Ue (si tratta probabilmente di Ungheria e Slovacchia).

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