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Scholz

Come in Germania le imprese protestano per il caro energia

Tutti gli effetti del caro bollette per le aziende in Germania. Fatti, numeri e polemiche. L'articolo di Pierluigi Mennitti da Berlino

 

È un’azienda produttrice di carta igienica una delle prime vittime dell’esplosione dei costi energetici in Germania. Si tratta di Hakle, un’impresa di Düsseldorf di grande tradizione che ha dovuto richiedere una procedura di insolvenza in auto-amministrazione per il “massiccio aumento dei costi per l’approvvigionamento di materiali ed energia” e dei costi di trasporto.

Potrebbe essere solo l’inizio. L’industria cartaria ora lancia l’allarme per le conseguenze del drastico aumento dei prezzi dell’energia e delle materie prime per tutto il settore. “L’intera industria cartaria è sottoposta a un’enorme pressione sui costi”, ha dichiarato Gregor Geiger, amministratore delegato dell’associazione industriale “Die Papierindustrie”. In questa situazione, ha affermato, “è importante che i produttori di carta siano in grado di trasferire l’aumento dei costi al commercio”.

La situazione è particolarmente difficile per i produttori di carta igienica, ha aggiunto Geiger. Il motivo è da ricercare nei processi di essiccazione ad alta intensità di gas nella produzione di carta igienica o rotoli da cucina.

Ma quella cartaria non è l’unica industria a lanciare l’SOS. Secondo l’Istituto di ricerca economica di Halle (IWH), il numero di fallimenti aziendali ad agosto è aumentato sensibilmente rispetto all’anno precedente. Le insolvenze di società di persone e di capitali sono state 718. Si tratta del 26% in più rispetto all’agosto 2021. E anche per l’autunno si prevede un numero crescente di fallimenti. “Dopo un lungo periodo di bassi livelli di insolvenza, si è verificata un’inversione di tendenza”, ha detto Steffen Müller, economista dell’IWH.

E secondo uno studio pubblicato dall’associazione degli industriali (BDI), i prezzi elevati stanno diventando una questione di sopravvivenza per un numero sempre maggiore di medie imprese. Oltre il 90% delle aziende è in ambasce: il 58% vede nell’aumento dei prezzi dell’energia e delle materie prime una sfida forte, il 34% addirittura una sfida esistenziale. Nel febbraio 2022, ancora solo il 23% considerava la sfida esistenziale.

Circa il 40% delle aziende ha dichiarato di essere costretta a rimandare gli investimenti nella transizione ecologica e nell’ammodernamento digitale. E per quanto riguarda l’energia, il 28% delle aziende prevede di cambiare nel medio periodo le fonti di combustibile per essere meno dipendenti dal gas. Un azienda su dieci sta passando dal gas al petrolio. Ma più di un terzo delle aziende (37%) non è in grado di cambiare fonte e dunque rimane per il momento dipendente dal gas e dai suoi costi impazziti.

Ancora quasi un azienda su dieci ha ridotto o interrotto la produzione in Germania. E quasi un’azienda su quattro sta pensando o è già in procinto di trasferire all’estero parti della produzione e posti di lavoro per contenere i costi dell’energia.

Dalle statistiche ai casi reali. La settimana scorsa l’azienda siderurgica ArcelorMittal ha parzialmente interrotto la produzione in due siti tedeschi per “l’esorbitante costo dell’energia”, come scritto nero su bianco in una nota. Ad essere interessate dalla parziale riduzione della produzione sono le acciaierie di Brema e Amburgo. La direzione ha esteso ai lavoratori di questi due stabilimenti il meccanismo dell’orario ridotto, che durante la crisi della pandemia aveva contenuto i rischi di disoccupazione.

Dal fronte chimico, altro settore particolarmente colpito sia dagli aumenti dei prezzi che dalle riduzioni delle forniture del gas, Basf ha comunicato di star monitorando attentamente il mercato del gas naturale. Se necessario, potrebbe ridurre ulteriormente la produzione dopo che la Russia ha sospeso le forniture attraverso il gasdotto Nord Stream 1.

(prima parte; la seconda parte sarà pubblicata l’11 settembre 2022)

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