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Ast Arvedi

Ast, ecco come Arvedi ha comprato Acciai Speciali Terni

La tedesca Thyssenkrupp ha venduto Acciai Speciali Terni (Ast) alla società italiana Arvedi che ha battuto il gruppo Marcegaglia. Tutti i dettagli

Dopo settimane di indiscrezioni e di attesa – giustificata – da parte di lavoratori e sindacati ora c’è l’annuncio ufficiale: ad acquisire Ast (Acciai Speciali Terni), le acciaierie della città umbra che hanno alle spalle oltre 130 anni di storia, sarà l’italiana Arvedi. Il gruppo con sede principale a Cremona l’ha spuntata sull’azienda di proprietà della famiglia Marcegaglia e riporta entro i confini nazionali uno dei tre poli siderurgici del Paese (insieme a Piombino e a Taranto) dopo 30 anni di proprietà tedesca nell’alveo di ThyssenKrupp.

Una soluzione che peraltro rasserena Palazzo Chigi, pronto – secondo quanto risulta a Startmag – anche a esercitare la golden power in caso di intenzione di vendita a un gruppo straniero (alla due diligence hanno partecipato anche i cinesi di Baosteel e i coreani di Posco).

L’esperienza degli indiani Jindal a Piombino e soprattutto quella della franco-indiana Arcelor Mittal a Taranto non sono state esemplari e si preferiva non ripeterle. In questo modo, peraltro, si lascia in Italia la proprietà di un pezzo importante dell’industria siderurgica nazionale, specializzato nella produzione di acciaio inox, e che – considerando anche l’indotto – dà lavoro a circa 2.700 persone.

Ora la parola passa al Consiglio di Sorveglianza di ThyssenKrupp AG e all’Antitrust europeo per il via libera.

CHI È ARVEDI

Fondata nel 1963 dal cremonese Giovanni Arvedi, il gruppo – a controllo famigliare – è attivo perlopiù nella produzione e nella lavorazione di acciaio al carbonio e inossidabile con 15 società di cui alcune all’estero (Brasile, Cina, Francia, Germania, Polonia). Nel 2020 i conti sono andati piuttosto bene, nonostante la pandemia. Se è vero infatti che l’utile netto è sceso a 34,5 milioni dai 56,5 milioni del 2019 e i ricavi a 1.710 milioni da 2.049, il gruppo però non ha fatto ricorso alla cassa integrazione ordinaria per Covid e anzi ha portato il numero degli occupati a 3.500.

Il problema, si legge nella nota diffusa per presentare i numeri dello scorso anno, è che “la drastica riduzione del consumo di prodotti siderurgici, legata ad un contesto di mercato già poco brillante a inizio anno e impattato dal diffondersi della pandemia, ha negativamente influito sia sulle quantità, sia sui prezzi di vendita”. Un chiarimento che rilancia l’annosa questione della concorrenza sleale da parte di alcuni produttori, soprattutto asiatici, e l’ipotesi – circolata nelle istituzioni comunitarie – di introdurre dazi alle importazioni.

LA NOTA DI AST

Nella nota diffusa da Ast si evidenzia come la vendita includa anche “la relativa organizzazione commerciale in Germania, Italia e Turchia” e che “è stato concordato di non divulgare il prezzo d’acquisto”. ThyssenKrupp inoltre sta “esaminando la possibilità di mantenere una partecipazione di minoranza nel gruppo AST. I dettagli riguardo a tale possibilità saranno concordati entro il closing”.

Grazie all’unione con Ast – che nell’esercizio 2019-2020 ha fatturato circa 1,7 miliardi di euro – Arvedi “si consoliderà tra i principali player europei nel settore dell’acciaio”. Annunciati “investimenti significativi” in relazione all’acquisizione.

Soddisfatto l’ottuagenario fondatore del gruppo, il Cavaliere Giovanni Arvedi, secondo cui “l’operazione rappresenta un rafforzamento del Gruppo Arvedi in quanto ne completa, in una sinergia industriale, il mix produttivo. Un’operazione di sistema Paese che potrebbe dare inizio ad altri positivi sviluppi. Ci fa piacere il segno di continuità e di fiducia che la società thyssenkrupp ha desiderato dimostrare valutando la possibilità di mantenere una quota di partecipazione di minoranza in AST”.

IL COMMENTO DI GIORGETTI

A tirare un sospiro di sollievo è il ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, che ha seguito costantemente lo svolgimento dell’operazione. “Il governo ha seguito con la dovuta attenzione e discrezione tutta la vicenda e oggi siamo soddisfatti per il risultato positivo della vendita dell’Ast di Terni”. Una conclusione, ha aggiunto, che “rappresenta un tassello importante per la valorizzazione e il rilancio dell’acciaio italiano. Accogliamo con favore che la proprietà passi a un gruppo italiano e auspichiamo che questo si traduca anche in uno sviluppo dell’area industriale e in una tutela per tutto il territorio interessato”. Un pensiero anche ai lavoratori dell’acciaieria umbra che “possono guardare al futuro con nuova fiducia” e ad Arvedi “per l’impegno e la sfida che hanno raccolto”.

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