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Auto Elettrica

Come l’auto elettrica può aiutare lo sviluppo delle energie rinnovabili

L'articolo di Giusy Caretto

La mobilità sta cambiando: l’addio alle auto diesel dovrebbe essere segnato e anche quello delle auto a benzina. Il parco auto del futuro sarà composto sempre più da auto elettriche ed altre auto a basse emissioni. Con buona pace per lo smog ed il particolato.

Anche l’Italia prova a spingere sulla batteria, ma serve un piano concreto che si accosti agli incentivi previsti nella legge Bilancio. E serve anche un piano che possa prevedere, per una vera rivoluzione, la possibilità di avviare sul nostro territorio la pratica del Vehicle-to-grid, che mette in relazione le energie rinnovabili e le batterie delle vetture.

LA PRATICA DEL VEHICLE TO GRID

Partiamo da qui, da quello che dovrebbe rappresentare un vero cambiamento nelle abitudini dei cittadini. Il Vehicle-to-grid è una pratica grazie a cui sarà permessa la piena integrazione delle automobili elettriche nella rete elettrica nazionale, rendendole in grado di accumulare eventuale energia prodotta in eccesso e di gestire meglio quella prodotta da fonti rinnovabili. Le vetture potranno ricaricare la batteria nelle fasce orarie in cui le tariffe e la domanda di energia sono più basse, per poi usare l’elettricità accumulata o rivenderla alla rete durante le fasce orarie a tariffa più elevata.

LE PRIME SPERIMENTAZIONI IN ITALIA

Se è vero che questa pratica, in Italia, non è ancora regolamentata, è anche vero che, come ha raccontato Bruno Mattucci, presidente e amministratore delegato di Nissan Italia, in una intervista oggi ad Avvenire, qualche piccola sperimentazione (con buoni risultati) c’è stata.

“Noi stiamo sperimentando il meccanismo de lVehicle-To-Grid (V2G) insieme a Enel: c’è la possibilità di andare a produrre energia da rinnovabile e usare i serbatoi dei veicoli come sistema di stoccaggio dell’energia, che diventerebbe anche trasferibile con la guida autonoma, e restituibile alle abitazioni. Quindi l’auto potrà diventare non più solo un mezzo di trasporto ma un accumulatore su quattro ruote. Lo abbiamo già sperimentato in Danimarca, in Inghilterra, ad Amsterdam: ora finalmente anche in Italia grazie alla collaborazione di alcune Università. E si è rivelato un modello vincente”, ha detto Mattucci.

I PRIMI PASSI

Perché il Vehicle-to-grid funzioni, però, serve l’auto elettrica. Ed in Italia il numero di vetture a batteria è ancora basso: per spingere sullo sviluppo di una nuova mobilità, il governo giallo-verde ha inserito nella Manovra degli incentivi per le vetture elettriche.

Chi acquista un’auto elettrica avrà una sovvenzione fino a 6.000€ (con rottamazione). La cifra scenderà a 3.000€ per le auto ibride, sempre con rottamazione. Prevista anche una tassa per le auto che superano i 160 g/km di emissioni di CO2.

SERVE UN PIANO

Gli incentivi soli, però, non bastano. Per una diffusione ampia delle auto elettriche serve un piano ben più ampio e solido, che preveda anche la diffusione capillare di nuove colonnine per la ricarica.

“L’incentivo introdotto dal governo è senz’altro interessante ma nei confronti della mobilità in generale non c’è ancora la progettualità necessaria. Con l’ecotassa è stato introdotto anche un “malus” per le vetture che superano i 160 g/km di emissioni di CO2, poche per fortuna, che rispondono comunque ai criteri di omologazione italiani ed europei. I costruttori si sono attrezzati per adeguarsi alle direttive e ora vengono penalizzati”, ha spiegato Mattucci.

“Le linee tracciate recentemente sono valide, ma si possono migliorare. Uso un paradosso: vogliamo far viaggiare gli italiani in mongolfiera? Bene, allora attrezziamoci. Oppure il modello è quello elettrico? Meglio per noi di Nissan. Ma allora mettiamo in piedi un piano serio, definiamo obiettivi a medio e lungo termine, e poi si inizia a lavorare. Qui invece manca questa progettualità, si arriva subito alla coercizione: blocco delle circolazione, taglio per i diesel. Senza un progetto chiaro, virtuoso e programmato per gradi”.

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