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Von Der Leyen Emissioni

Vi spiego perché Bruxelles aiuterà l’Italia giallo-rossa. Questione anche di Pil…

Lettera-commento di Pierangelo Baldassare, pseudonimo dietro cui si cela un analista esperto di finanza pubblica 

Caro direttore,

mi permetto di dissentire dal tuo commento sulle mani legate del governo a Bruxelles sui conti pubblici. E non tanto per le dichiarazioni (a dir la verità un po’ “pelose) di qualche esponente politico nord europeo pronto ad immaginare uno “scambio” fra l’uscita di Salvini e maggiore flessibilità sui conti pubblici. Una palese gaffe politico-diplomatica.

In realtà, è assai probabile che il nuovo governo abbia un futuro non troppo in salita a Bruxelles. E proprio in virtù dei trattati.

Come certificato dall’Istat, la crescita acquisita del pil per il 2019 è pari a zero. E questo solo se i prossimi trimestri avranno variazione nulla. La possibilità che davanti al pil compaia il segno meno è alquanto possibile. In tal caso, la situazione cambia, e di molto.

Il Patto di Stabilità e crescita, così come venne modificato nel 2005 su stimolo del governo italiano, prevede di accentuare il rigore finanziario in periodi di congiuntura positiva; e di rallentarlo in periodi di congiuntura negativa. A fronte di un segno “meno” di fronte al dato della crescita, il governo sarà autorizzato a non rispettare gli impegni di risanamento assunti.

Se a questi principi base si aggiunge il dibattito in corso a Bruxelles sulla modifica di alcune regole di bilancio, il nuovo governo potrà avere compito agevole nei negoziati europei. Vale la pena di ricordare – come svelato dal Financial Times qualche giorno fa – che la Commissione Ue ha in animo di proporre di congelare i criteri del Fiscal Compact sulla riduzione del debito. In modo particolare, nella parte che obbliga i Paesi con debito superiore al 60% del pil di ridurre in modo strutturale la parte eccedente 1/20esimo all’anno.

A conti fatti, per rispettare questa regola, l’Italia dovrebbe registrare un avanzo primario annuo superiore di qualche decimale al 3%. Vale la pena di ricordare che nessun governo nella precedente legislatura lo ha rispettato. Analogo comportamento lo ha fatto registrare il governo Conte 1.

In più, Christine Lagarde – nuovo presidente della Banca centrale europea – ha detto apertamente di essere favorevole ad un rafforzamento del principio del Patto di Stabilità e crescita che consente ai governi di non rispettare il rigore di bilancio in caso di congiuntura negativa.

Insomma, sembra che dal fronte europeo stia prevalendo quella ragionevolezza necessaria sul rigore finanziario; molto probabilmente innescata dalla recessione che attanaglia tutti in Continente, Germania in testa.

E veniamo a come l’Italia si presenterà a Bruxelles. Il deficit tendenziale del 2020 sarà molto probabilmente inferiore al 2%. Obbiettivo raggiunto grazie all’aumento dell’Iva per 23 miliardi. Vale la pena di ricordare che proprio questo aumento è stata la molla che ha spinto la Commissione ad accettare la finanziaria del Conte 1. Benchè lacunosa sotto quasi tutti i punti di vista, Bruxelles l’ha accettata proprio per quell’aumento dell’Iva, che avrebbe portato nelle casse europee un gettito aggiuntivo di 230 milioni.

L’Iva è l’imposta in base al cui gettito si calcola il contributo degli Stati membri. Un aumento del gettito nazionale di 23 miliardi farebbe automaticamente entrare 230 milioni: l’aliquota che va nelle casse Ue, infatti, è l’1%.
Sostituire i 23 miliardi con altrettanti tagli alle spese, non solo farà venire meno un punto e mezzo di pil alla crescita nazionale, ma farà anche mancare alle casse europee 230 milioni. E questa sarà molto probabilmente la parte più ostica del negoziato sui conti che dovrà condurre il nuovo governo a Bruxelles.

La Commissione vuole senz’altro una quota di questo gettito per consentire all’Italia di poter sfruttare in pieno la flessibilità sui trattati. Solo se verrà in parte garantito questo gettito aggiuntivo, all’Italia verrà concesso di sfiorare e forse superare il 3% di deficit nominale come è stato permesso alla Francia.

Ma, come diceva Nenni, la Politica cammina sulle gambe degli Uomini. Sarà pertanto necessario che il Conte 2 si attrezzi con ministri in grado di avere idee chiare su come inserire la situazione nazionale nell’ambito del negoziato sulla rivisitazione delle regole europee. E che abbiano una buona conoscenza dei mercati finanziari e delle agenzie di rating.

La congiunzione astrale (positiva) di un nuovo governo e di una nuova Commissione non capita così frequentemente. Si tratta di un’opportunità rara che solo uomini giusti al posto giusto possono cogliere. Come nel 2004/2005.

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