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Pnrr

Variazione di bilancio o stabilizzazione della spesa pubblica?

L’intervento di Alessandra Servidori, docente di politiche del lavoro, componente del Consiglio d’indirizzo per l’attività programmatica in materia di coordinamento della politica economica presso la presidenza del Consiglio Guardando come stanno le cose: non è possibile una variazione di bilancio ma è prevedibile solo una razionalizzazione della spesa pubblica. Il Documento di economia e Finanza…

Guardando come stanno le cose: non è possibile una variazione di bilancio ma è prevedibile solo una razionalizzazione della spesa pubblica.

Il Documento di economia e Finanza (Def) e la Nota sul Documento di economia e finanza (Nadef) sono il principale dossier di programmazione economica finanziaria. Ogni anno entro il 30 aprile è elaborato dalla Presidenza del Consiglio, lo approva il Parlamento, si impegna il Governo alla presentazione della legge di bilancio e una parte viene trasmesso alla Commissione e al Consiglio Europeo che ne trae raccomandazioni.

Entro il 10 settembre il Def poi viene integrato dalla Nota di bilancio Nadef che viene approvata dalle Camere entro il 20 settembre. Tutto ciò ogni anno. Ebbene il confronto tra Draghi e Meloni su questo documento ha avuto come protagonista appunto la Nota che ahimè non è stata probabilmente né studiata né ben spiegata dai giornali (anche economici) tutti presi alla rincorsa dei totoministri. E invece è fondamentale poiché si stima nella relazione Nadef che dei circa 191,5 miliardi che la Ue in tutto l’arco dal 2021 al 2026 da investire e dunque ci ha assegnato, soltanto 20, 5 saranno spesi entro il 2022.

Considerando l’intero percorso dal 2021 la spesa complessiva sarebbe dovuta essere 33,7 miliardi di euro, invece guardando al solo 2022 il Def prevedeva una spesa totale di 29,5 miliardi di euro, 14,5 miliardi in più rispetto a alla Nadef di 15 miliardi.

Dunque dovremo spendere molti euro in più nei prossimi anni e cioè: 41 miliardi nel 2023, 47 miliardi nel 2024,48 miliardi nel 2025 e 35miliardi nel 2026.

La questione chiara è che le difficoltà da affrontare sono enormi anche perché se i progetti sono stati ben suddivisi nelle missioni del Pnrr, i ritardi della effettiva programmazione e concreta realizzazione e gli stati di avanzamento dei progetti così incerti e lenti sono sicuramente da attribuire alle grandi difficoltà delle Pubbliche amministrazioni coinvolte, appesantite dalla burocratizzazione barocca e incapaci nell’espletare le funzioni e tutte le pratiche necessarie per poi mettere in moto l’accesso ai fondi del Pnrr, anche se la riforma della PA procede.

Gli Enti locali sono i più disarmati anche se il governo ha disposto varie iniziative tra cui l’assunzione temporanea di personale destinato a supportare direttamente o indirettamente i funzionari e il personale: 1000 esperti a supporto e 2800 assunzioni in più per rafforzare le pubbliche amministrazioni nel sud. Ma per i 1000 esperti si è previsto un contratto a termine (qualche decina per ogni regione) e anche per i tecnici del sud ci sono molte poche adesioni e molte mancate accettazioni, perché mal retribuite. Di conseguenza il governo si è visto costretto a “dirottare” altri funzionari della pubblica amministrazione con competenze analoghe per coprire il fabbisogno di personale richiesto. Questo ha evidentemente contribuito ad acuire i ritardi ancora drammaticamente in corso.

Alle delle difficoltà di carattere tecnico, la Nadef aggiunge e sottolinea che molti lavori non sono partiti o risultano in ritardo a causa dell’aumento del costo delle materie prime e dell’energia. Per questo motivo sono state introdotte una serie di misure volte a sostenere non solo la pubblica amministrazione ma anche le imprese coinvolte nella realizzazione dei progetti come l’annullamento delle aliquote per l’elettricità e la diminuzione di quelle per il gas, i contributi straordinari per le imprese sotto forma di credito d’imposta e la riduzione delle accise e dell’Iva sui carburanti.

È stato inoltre istituito un fondo per la realizzazione dei progetti che coinvolgono i comuni con più di 500mila abitanti ed è stato potenziato il fondo a sostegno della presentazione di proposte per gli importanti progetti comuni di interesse europeo (Ipcei).

Cn il decreto aiuti ter si è introdotto il Fondo per l’housing universitario per nuovi posti letto per studenti, e l’estensione anche ai progetti finanziati con il Pnrr delle risorse contenute nel fondo per le opere indifferibili.

Si dispone infine che le amministrazioni possano impiegare le risorse assegnate e non utilizzate per l’affidamento di appalti o per la concessione di contributi pubblici per far fronte ai maggiori oneri. La relazione di Nota indica poi altri interventi per contrastare l’aumento dei costi con l’introduzione di clausole per la revisione dei prezzi. Ad esempio, in caso di aumenti superiori al 5% del prezzo originario sono previste delle compensazioni fino all’80% dell’eccedenza. Per questa operazione possono essere recuperate le risorse assegnate nell’ambito degli stessi interventi ma non utilizzate. Solo nel caso in cui tali fondi non fossero sufficienti, le amministrazioni appaltanti possono fare ricorso alle risorse del fondo per la prosecuzione delle opere pubbliche. La cui dotazione è incrementata di 1 miliardo di euro per il 2022 e 500 milioni per il 2023. Per le procedure di affidamento delle opere pubbliche avviate tra il 18 maggio e il 31 dicembre 2022 le stazioni appaltanti possono compensare l’aumento dei prezzi anche con il fondo per l’avvio di opere indifferibili che ha una dotazione iniziale pari a 7,5 miliardi di euro a cui sono stati aggiunti altri 1,3 miliardi con il decreto aiuti bis. Sono stati stanziati poi ulteriori 150 milioni di euro per il fondo per l’adeguamento dei prezzi.

Dunque il governo in carica ha creato con fondi oltre 12 miliardi per dare attuazione al Pnrr e non bloccarlo ma attenzione poiché abbiamo ben oltre 60 miliardi di debiti nel 2022 per far fronte ai costi di energia e materie prime.

La Presidente in pectore Meloni deve necessariamente dotarsi di un governo di esperienza che guidi nel solco di una razionalizzazione delle risorse e di un metodo rigoroso in questo percorso molto difficile nel quale è l’Italia, in difficoltà e nel rischio più evidente di crisi irreversibile.

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