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Ursula Von der Leyen rincuora l’Italia. Basterà?… I Graffi di Damato

Che cosa ha detto il presidente della Commissione europea, Ursula Von der Leyen. I Graffi di Damato

Immagino il sorriso di Sergio Mattarella, sotto i baffi che non ha, all’anticipazione dell’annuncio in arrivo dalla presidente della Commissione Europea, conforme alle sollecitazioni levatesi il giorno prima con stizza insolita dal Quirinale che l’Italia avrà dall’Unione “tutto quello di cui ha bisogno e chiederà”. “Il prossimo Paese ad averne bisogno potrebbe essere un altro Stato membro” della stessa Unione Europea, ha aggiunto Ursula Von der Leyen parlando della galoppante crisi da coronavirus.

Con questo annuncio, conforme d’altronde ad un’altra presa di posizione della presidente della Commissione di Bruxelles, proclamatasi italiana come il presidente americano John Fitzgerald Kennedy fece con i berlinesi davanti al muro che odiosamente li divideva ben oltre gli accordi internazionali conclusivi della seconda guerra mondiale, Ursula ha metaforicamente steso al tappeto l’altra signora dell’Unione: la presidente francese della Banca Centrale Europea Christine Lagarde. Che aveva appena affondato i mercati finanziari, con particolare danno per i titoli italiani, dichiarandosi estranea al problema prevalentemente speculativo del cosiddetto spread, fronteggiato invece con costante vigore dal suo predecessore Mario Draghi.

Al compiacimento del presidente della Repubblica dovrebbe corrispondere lo scorno – invece mancato, salvo le eccezioni di Emilio Giannelli sul Corriere della Sera e di Giuseppe Tesauro e Osvaldo De Paolini sui giornali del gruppo Caltagirone – di un’informazione supponente e superficiale. Che, pur di giustificare, coprire e quant’altro la presidente francese della Banca Europea l’aveva paradossalmente degradata a portavoce o porta-ordini, come preferite, di una consigliera, con tanto di nome e cognome, che rappresenterebbe nell’Istituto di Francoforte gli interessi della Germania.

Ora, delle due l’una: o la tedesca Von der Layen, già ministra della Difesa di Angela Merkel, ha davvero cambiato nazionalità diventando italiana, o la cancelliera di Berlino ha cambiato idea, stando alle informazioni dei giornali italiani che passano per i più autorevoli del nostro Paese. O – ipotesi forse più credibile ancora delle altre due – quelle informazioni sulle direttive impartite da Berlino valevano quanto la carta su cui sono state stampate, che d’altronde diventa il giorno dopo carta da macero.

Certo, la situazione politica tedesca da qualche tempo è diventata non dico complicata come quella italiana ma avviata su di una strada simile, per cui nei palazzi germanici del potere sì intrecciano e si confondono più linee. Ma pensare che i tedeschi ci abbiano addirittura già raggiunti e superati, con l’aggravante di non disporre di un Conte da prestare a Berlino, mi sembra francamente esagerato.

Cerchiamo di non giocare con notizie, retroscena e simili come il Coronavirus cerca di fare con i nostri incolpevoli polmoni, specie se già compromessi di loro. O come la sindaca grillina di Roma, Raggi, sta facendo a sua volta col coronavirus avvolgendosi sul balconcino del suo ufficio capitolino in una specie di bandiera dell’ottimismo e della buona fine anche della sua disastrosa gestione politica della Capitale. Le cui strade, piazze e linee di trasporto, pur svuotate da chi rimane prudentemente a casa, salvo indossare lo scafandro per scaricare nei cassonetti i rifiuti di cui non può liberarsi diversamente, smentiscono da sole quel lenzuolo steso sui Fori.

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