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Unicredit si arrende a Meloni e Giorgetti: addio a Banco Bpm

Come e perché Unicredit ha ritirato l'Ops su Banco Bpm

Il governo vince, Unicredit perde, Banco Bpm gongola.

E’ questa la sintesi delle ultime novità annunciate ieri da Unicredit che dopo 8 mesi di lavoro rinuncia all’agognato Banco Bpm.

Ecco dettagli, commenti e scenari.

UNICREDIT RITIRA OPS SU BANCO BPM

Il gruppo bancario guidato dall’amministratore delegato, Andrea Orcel, ieri sera ha formalizzato il ritiro dell’Ops sul Banco Bpm i cui termini di adesione sarebbero scaduti oggi. Tutta colpa del governo che ha esercitato i poteri speciali (golden power) condizionando negativamente l’esito dell’offerta sull’istituto capeggiato dall’amministratore delegato, Giuseppe Castagna.

NODO GOLDEN POWER

«La continua incertezza sull’applicazione delle prescrizioni del golden power non giova» né alla banca né agli azionisti. «Abbiamo quindi deciso di ritirare la nostra offerta». I paletti contenuti nel dpcm approvato dal governo Meloni su forte spinta del Mef retto da Giancarlo Giorgetti (Lega) del 18 aprile rappresentano l’unica ragione addotta dall’istituto e dal suo ceo per tirarsi indietro. «Continueremo a perseguire la nostra trasformazione con la stessa energia e determinazione che ci hanno aiutato a battere i record, a consolidare la posizione di leader nel settore», ha detto Orcel dopo il cda che ieri in tarda serata si è espresso a favore dell’addio all’Ops lanciata lo scorso 24 novembre.

CHE COSA DICONO I VERTICI DI UNICREDIT

«La combinazione tra Unicredit e Banco Bpm avrebbe apportato un enorme valore aggiunto per tutte le parti interessate», ha scritto il presidente Pietro Carlo Padoan. L’offerta «deviata e la continua incertezza hanno reso questa situazione insostenibile» e il golden power, «insistentemente invocato dai vertici di Bpm», ha impedito il dialogo con gli azionisti di Piazza Meda, al contrario di quanto avviene durante un’offerta «per far comprendere il valore creato dalla combinazione».A nulla è giovato l’intervento della Consob che ieri, 24 ore prima della scadenza dei termini, è intervenuta per sospendere in Borsa — per la seconda volta — l’offerta di Unicredit su Banco Bpm.

LO STALLO

«Fatti nuovi — come la sentenza del Tar del Lazio e la risposta della Commissione Ue alle prescrizioni del governo — rappresentano uno scenario di massima incertezza», talmente rilevanti «da non consentire» ad azionisti e risparmiatori di «pervenire a un fondato giudizio sull’offerta», ha scritto l’autorità presieduta da Paolo Savona, allineata nel valutare il quadro di incertezza in cui si muoveva Unicredit.

CAPITOLO TAR

Il Tar del Lazio, cui si era appellata Unicredit, aveva riconosciuto solo in parte le prescrizioni del governo mentre la Dg Comp dell’Ue aveva espresso forti dubbi sulla loro validità ma nell’ambito di una fase ancora interlocutoria tra Roma e Bruxelles. Il risultato è che non c’è stata una visione chiara sulla necessità o meno di un nuovo decreto.«Per tutelare gli interessi di Unicredit e dei suoi azionisti», l’istituto ha «deciso di non rinunciare alla condizione del golden power, che non è stata soddisfatta — ha precisato la banca —. È un’opportunità mancata».

IL COMMENTO DI ORCEL

L’addio a Banco Bpm? “Abbiamo tirato una linea su questa transazione, che a dire il vero era diventata un ostacolo per noi”, anche perché “abbiamo accelerato molto più di loro e il valore” tra i due istituti “era cambiato, ma, soprattutto, data la situazione di Golden Power, non c’era altra scelta”, così ha commentato Orcel in un’intervista a Cnbc: “Come amministratore delegato di questa banca – aggiunge il ceo – non mi viene chiesto di fare fusioni e acquisizioni, mi viene chiesto di creare valore”.

COSA FARA’ ADESSO UNICREDIT?

Cosa farà ora Unicredit? Ha scritto oggi il Corriere della sera: “Orcel è un abile giocatore, soppesa e valuta tutte le ipotesi. Unicredit, secondo alcuni, potrebbe accordarsi sulla cessione da parte della stessa Commerz della controllata M Bank in Polonia, un Paese sul quale il ceo Orcel ha scommesso dopo l’acquisto di Vodeno. Poi c’è la quota in Generali che Orcel ha già dichiarato di voler cedere sul mercato ma che sarebbe ancora in portafoglio. Come quella in Mediobanca (sotto il 2%), ora sotto l’Ops del Monte dei Paschi”.

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