Cosa ne è stato del tentativo di scalata di Unicredit alla tedesca Commerzbank? In attesa del verdetto della vigilanza della Bce, atteso non prima di gennaio, si può tranquillamente affermare che è almeno impantanato e, con la crisi politica tedesca ormai esplosa, sta cominciando lentamente ad affondare. Al punto che – come la volpe che non arriva all’uva – per un manager di punta del gruppo «è solo un investimento».
La crisi politica tedesca – non dimentichiamo che il governo federale possiede ancora il 12% di Commerzbank – potrebbe costituire la pietra tombale sulle ambizioni di Andrea Orcel. Per la prevedibile tendenza di tutti i partiti politici in campagna elettorale ad assecondare gli interessi nazionali e non passare per quelli che cedono il mercato bancario tedesco allo straniero.
A questo c’è da aggiungere la manovra difensiva e dilatoria del management di Commerzbank che sta valutando l’acquisizione di una banca di medie dimensioni.
La faccenda sembrerebbe da archiviare, se non ci fosse il ritorno di fiamma della riforma del Mes a far sorgere qualche dubbio. Ci riferiamo alle parole del professore del Leibniz Institute Tobias Tröger consegnate alla giornalista del Sole 24 Ore Isabella Bufacchi.
Secondo costui e i politici tedeschi, in un ipotetico default di Uni-Commerz, la capienza del fondo di risoluzione unico (87 miliardi) sarebbe insufficiente e, in assenza del paracadute del Mes (altri 68 miliardi, bloccati dalla mancata ratifica della riforma), un bailout vedrebbe il governo italiano molto restio ad intervenire per salvare degli attivi bancari che sono prevalentemente in Germania. Ma non solo, anche in caso di ratifica del Mes, poiché l’apertura del “paracadute” richiede il voto favorevole anche del ministro dell’economia italiano che siede nel consiglio del Mes, i tedeschi temono che questo voto non sarebbe scontato.
«Dopo la risoluzione nel fine settimana di una banca molto grande, il lunedì successivo sarebbero necessarie tonnellate di liquidità», ha concluso Tröger.
Con ciò confermando che:
- La riforma del Mes sposta poco o nulla nella capacità di affrontare le risoluzioni bancarie;
- Nell’ipotesi che serva a qualcosa, sarebbero i tedeschi i primi “clienti”;
Quindi il problema non è – come ha voluto interpretare la Bufacchi – quello della mancata ratifica del Mes che induce i politici tedeschi ad ostacolare la scalata di Unicredit, quanto quello della strutturale insufficienza del meccanismo di risoluzione per gestire una crisi bancaria, come invece si evince dalle parole del professore tedesco. Tutte cose più o meno note, di cui è arrivata l’ennesima conferma.