Spesso si dice che i giovani non si informano. Non è del tutto vero. Semplicemente, usano altri mezzi, ben lontani dai soliti quotidiani e, soprattutto, dalle canoniche testate, che considerano stantie e delle quali non sembrano avere troppa stima. Sull’onda di Freeda, progetto editoriale legato a doppio filo ai social, in Italia sono nati esperimenti analoghi del calibro di Factanza, Will e Torcha.
COS’È, COSA FA E COME SI SOSTENTA TORCHA
I contenuti editoriali di Torcha sono diffusi soprattutto su Instagram e TikTok, social frequentati essenzialmente da giovanissimi e giovani. Il modello di business resta invece piuttosto tradizionale, ancorato ai branded content, ovvero contenuti sponsorizzati tramite social, podcast e newsletter.
CHI SCOMMETTE
Proprio in quest’ultimo ha deciso di continuare a scommettere Francesco Canzonieri, già capo del corporate e investment banking di Mediobanca e oggi tra i promotori di Nextalia con Intesa Sanpaolo.
Canzonieri, ha scritto nei giorni scorsi MilanoFinanza, ha acquistato la quota nell’ambito di un aumento di capitale di 650mila euro parzialmente sottoscritto dagli attuali azionisti tra cui lo stesso Cartasegna (75,8%) e Franco Gussalli Beretta (7,1%) proprietario, presidente e amministratore delegato (nella foto) dell’omonima fabbrica di armi. Fra i soci, scrive sempre MF, figurano Marco Credendino fondatore di Artemest e Gianfranco Cucchiella. Per quanto riguarda il round dello scorso anno, erano stati diffusi diversi comunicati ma non la cifra dell’aumento di capitale. Si sa solo che anche in quel caso il suo founder partecipò al conferimento.
CHI È LO STARTUPPER DI TORCHA
A proposito del founder, dietro a tutto c’è Marco Cartasegna, classe 1990 ma con già diverse incursioni televisive da Maria De Filippi e nei giornali di gossip alle spalle, ma soprattutto con un libro all’attivo: Political Map. Strumentario minimo per parlare di politica con cognizione di causa. I media che hanno scritto di lui lo hanno definito talvolta “modello”, talvolta “influencer”.
Restando ai fatti, Cartasegna è laureato in Economia e Management alla Bocconi di Milano e Master in Management e Digital Business alla Ied di Madrid. Il founder ha dato vita a Torcha nella primavera del 2020, agli albori della pandemia di Covid 19 e della ‘infodemia’ che ne è seguita.
COSTITUZIONE, SOCI E CONTI
Per la precisione, la startup innovativa è stata costituita nel marzo 2020 (con inizio di attività a decorrere dal primo aprile successivo) col conferimento di poco più di 14mila euro versati dai soci Mauro Bertone (poco più di 1170 euro), Carlo Degli Atti Panzeri (120 euro), Carlo Cartasegna (480 euro), Franco Gussalli Beretta all’epoca mise mille euro, Francesco Canzonieri poco più di 195 euro, la Credendino Partecipazioni Srl con circa 40 euro, Finvest Srl con 390 euro e appunto l’amministratore unico Marco Cartasegna che ne versò 10.666,93.
Ancora nel II trimestre Torcha continua a essere una mini startup in cui lavorano 4 persone, tre come dipendenti. Ricordiamo che per essere iscritti nel registro delle imprese innovative (e avere accesso ai relativi benefici) ogni startup deve assumere soggetti con laurea magistrale, purché rappresentino i 2/3 della forza lavoro complessiva. Si è detto che non sono state divulgate cifre riguardo il round dello scorso anno: ebbene, in quell’occasione Torcha dichiarò che mirava “a crescere sia sui social che sul mercato, con una previsione di fatturato complessivo per il 2023 di circa 750mila euro”. E nel 2022 come andavano le cose?
Quanto al conto economico, al 31 dicembre dello scorso anno aveva realizzato ricavi per 240mila euro, in netta crescita rispetto ai 172,4 del 2021. Come in tutte le startup in fase d’avvio, i costi sono assai elevati rispetto alle entrate: 240mila euro sono anche i soldi spesi per servizi, 56,8mila euro per salari e stipendi, con costi per il personale che superano leggermente i 76mila euro e il totale dei costi della produzione che pesa sul bilancio per 368mila euro. Per perdite complessive prima delle imposte di poco superiori ai 127mila euro.