La conglomerata indiana Bharti Enterprises ha raggiunto un accordo per acquisire il 24,5% del capitale azionario di BT Group, colosso britannico delle telecomunicazioni, da Altice UK, società dell’imprenditore franco-israeliano Patrick Drahi, il quale ha già acquistato per la prima volta una quota di BT nel 2021.
Ora però il gruppo Altice è sottoposto a crescenti pressioni per vendere asset per tagliare i suoi debiti.
LA SCALATA DI BHARTI ENTERPRISES
Da produttore di ricambi per biciclette a uno dei più grandi gruppi imprenditoriali indiani. Bharti Enterprises è stata fondata nel 1976 da Sunil Bharti Mittal, che ne è tuttora proprietario, presidente e amministratore delegato. Da imprenditore ha lanciato a livello internazionale attività nei settori delle telecomunicazioni, delle infrastrutture digitali, delle comunicazioni spaziali, dei servizi finanziari, del settore immobiliare, della produzione, dell’ospitalità e dei prodotti agroalimentari.
Tutto ha avuto inizio nel 1995 con le tlc attraverso servizi di telefonia mobile con il marchio Airtel a Delhi. Da allora è stata una scalata continua. Bharti Airtel, azienda di punta del gruppo, a livello mondiale è tra i primi tre operatori wireless e in India è diventata la seconda società di telecomunicazioni “dopo una brutale guerra dei prezzi istigata dal miliardario rivale Mukesh Ambani nel 2016”, scrive il Financial Times. Ora il patrimonio di Mittal è stimato in 23 miliardi di dollari, il che lo rende l’84° persona più ricca al mondo.
Bharti Airtel è presente in 17 Paesi dell’Asia e dell’Africa: India (dove ha più di 400 milioni di clienti), Sri Lanka, Bangladesh, Congo Brazzaville, Ciad, Repubblica Democratica del Congo, Gabon, Kenya, Madagascar, Malawi, Niger, Nigeria, Ruanda, Seychelles, Tanzania, Uganda e Zambia. Nel 2023 ha realizzato un fatturato di 17,95 miliardi di dollari, in aumento rispetto al fatturato del 2022, che era di 16,87 miliardi di dollari.
Inoltre, BT ha posseduto una quota del 21% di Bharti Airtel dal 1997 al 2001.
NON SOLO TLC
Negli ultimi anni, dichiara il sito del conglomerato, Bharti si è diversificata in aree di business emergenti nell’economia indiana. Dai servizi finanziari al settore degli alimenti trasformati, dai data center al settore immobiliare ma i suoi interessi sono ricolti anche alle comunicazioni spaziali, alla produzione e alla distribuzione di prodotti di telecomunicazione e IT.
Da anni il gruppo collabora con alcune tra le più grandi aziende del mondo. Attualmente, Google, Oracle, Singtel, Ericsson, Nokia Siemens e Cisco sono alcuni dei partner nel settore delle telecomunicazioni e Del Monte per la divisione degli alimenti trasformati.
Inoltre, la fusione di OneWeb ed Eutelsat ha dato vita a Eutelsat Group, il primo operatore satellitare GEO-LEO al mondo, con Bharti come maggiore azionista. L’azienda, con la sua costellazione LEO di oltre 600 satelliti in orbita, fornisce banda larga in tutto il mondo.
I VERTICI DEL GRUPPO INDIANO
Ad affiancare il presidente del conglomerato in quanto vice ci sono i fratelli Rakesh Bharti Mittal, che è anche presidente di Del Monte Foods, direttore non esecutivo di Bharti Airtel e amministratore delegato di Bharti Land, e Rajan Bharti Mittal.
Nella crescita del gruppo sia a livello organico che attraverso varie acquisizioni, afferma il sito, ha avuto un ruolo fondamentale pure Akhil Gupta, vicepresidente di Bharti Enterprises.
L’ACCORDO TRA BHARTI ENTERPRISES E BT GROUP
Secondo quanto previsto dall’intesa, Bharti Enterprises acquisterà per circa 3,2 miliardi di sterline il 24,5% delle azioni da Altice UK. Il processo avverrà in due fasi: la prima con l’acquisizione iniziale del 9,99% e la seconda con il 14,51% restante, in seguito al via libera del governo.
La multinazionale indiana ha inoltre sottolineato di non avere intenzione di fare un’offerta per acquisire l’intera BT e il suo presidente ha precisato che il gruppo è “un investitore di lungo termine” e che “non si tratta di un’operazione speculativa”.
LA REAZIONE DELLA BORSA
Questa mattina, dopo l’annuncio, il colosso britannico delle telecomunicazioni BT Group è stato in rally sulla Borsa di Londra. “Ottima performance di BT Group, che si attesta a 1,388 sterline, con un aumento del 6,32%, piazzandosi in cima all’intero indice FTSE 100. A livello operativo si prevede un proseguimento della seduta all’insegna del toro con resistenza vista a quota 1,401 e successiva a 1,426. Supporto a 1,377”, scrive Teleborsa.
La reazione del titolo esprime una capitalizzazione di 13,83 miliardi di sterline, pari a 16,17 miliardi di euro.
Per gli analisti di Deutsche Bank il nuovo azionista ha eliminato un “peso eccessivo” dal titolo e ritengono che potrebbero esserci ulteriori prospettive di cooperazione tra BT e Bharti.
DEBITI E DIFFICOLTÀ DI BT GROUP
La notizia dell’acquisizione, osserva Reuters, pone fine al coinvolgimento di Drahi nell’ex monopolio di Stato, nonché la più grande azienda britannica di banda larga e telefonia mobile: “La sua partecipazione è stata vista come un freno per BT, poiché i suoi debiti, stimati in 60 miliardi di dollari e accumulati in un’epoca di bassi tassi di interesse, lo portano a vendere attività”.
Sebbene le azioni di BT siano salite del 24% negli ultimi sei mesi grazie ai frutti della costruzione della fibra ottica a lungo termine, nel lungo periodo il prezzo delle azioni è stato in declino, con un calo del 72% dal 2015, ricorda l’agenzia di stampa.
In BT anche Deutsche Telekom detiene da tempo una quota del 12% (anche se l’anno scorso il suo amministratore delegato, Tim Hoettges, ha dichiarato di “volere indietro i suoi soldi”) e nel giugno di quest’anno il magnate messicano Carlos Slim (la 16° persona più ricca al mondo secondo il Bloomberg Billionaires Index) ha acquistato una quota del 3,2%.
UNA PROVA PER IL GOVERNO STARMER
Ma l’accordo, secondo Reuters, rappresenta anche un primo banco di prova per il nuovo governo laburista guidato da Keir Starmer, il cui atteggiamento nei confronti della proprietà straniera di partecipazioni in settori chiave “non è ancora stato testato”.
Nel 2021, infatti, all’epoca di Boris Johnson, l’acquisizione di BT e delle sue infrastrutture di comunicazione critiche da parte di Drahi aveva suscitato alcune preoccupazioni. Tuttavia, come afferma l’agenzia di stampa, la Gran Bretagna sembra da tempo a suo agio con gli investimenti indiani. Basti pensare che il gruppo Tata possiede Jaguar Land Rover e il più grande produttore di acciaio del Paese.
Bharti ha dichiarato che “l’accordo è un voto di fiducia nei confronti della Gran Bretagna e del suo ambiente economico e politico stabile”, il che rappresenta un possibile cenno al nuovo governo dopo cinque anni di turbolenze sotto il partito conservatore.
Inoltre, il presidente del conglomerato indiano ha detto che il gruppo non ha chiesto un posto nel consiglio di amministrazione, ma che ha alcune “idee” per il management.