L’esercito israeliano ha condotto domenica una serie di strike in Libano prendendo di mira numerose sedi di un’istituzione finanziaria chiamata Al-Qard-al-Hasan che è stata definita anche la banca di Hezbollah.
L’ordine di Tel Aviv.
Come riferisce France24, sarebbero una dozzina le sedi di Al-Qard-al-Hasan colpite negli attacchi di domenica, che hanno interessato non solo la capitale Beirut ma anche la Valle della Beqa’ e la città di Tiro.
Il giorno dopo gli strike, scrive il New York Times, il portavoce dell’Idf Daniel Hagari ha dichiarato in una conferenza stampa che è stato preso di mira anche un edificio residenziale nella capitale libanese nel cui piano interrato si trovava un caveau contenente “decine di milioni di dollari”.
Poche ore dopo il ministro della Difesa Gallant firmava un ordine con cui Al-Qard-al-Hasan veniva inclusa nella lista delle organizzazioni terroristiche.
Cos’è Al-Qard-al-Hasan?
Come è noto, oltre ad essere una potente milizia, Hezbollah è un movimento politico e un’organizzazione che, come accade spesso in Medio Oriente, eroga servizi sociali sia per supplire alle carenze dello Stato che per conquistare consenso tra la popolazione.
Come riferisce il Nyt, Al-Qard-al-Hasan è stata fondata nel 1983, è formalmente registrata in Libano come organizzazione caritatevole e il suo nome si può tradurre con “prestito benevolo”.
L’organizzazione, che dispone di una trentina di sedi, presta denaro in base ai principi della finanza islamica che bandiscono gli interessi. Si tratta prevalentemente di prestiti di piccole somme non superiori ai 5mila dollari che vengono erogati a fronte di garanzie come gioielli o quantitativi di oro. Tra gli altri servizi erogati ci sono l’apertura di conti di risparmio, trasferimenti finanziari e pagamenti.
Questa banca de facto è dunque la più grande organizzazione di microcredito di un Paese il cui sistema bancario è allo sfascio. Non a caso il suo numero di clienti è aumentato a dismisura in concomitanza con il crack finanziario del 2019, quando in migliaia si sono rivolti ai suoi servizi in assenza di alternative.
Dietro la maschera.
Dietro questa realtà solidale si cela secondo gli Usa ben altro. Per il Dipartimento del Tesoro Usa la banca viene usata da Hezbollah “come copertura per gestire le attività finanziarie del gruppo terroristico e per guadagnare accesso al sistema finanziario internazionale”.
Per questo motivo il Dipartimento ha posto fin dal 2007 sotto sanzioni quello che viene considerato a tutti gli effetti il braccio finanziario di Hezbollah. Sanzioni che sono state rafforzate nel 2021 dietro l’accusa, avanzata dallo stesso Dipartimento del Tesoro, di aver “ammassato valuta pesante di cui l’economia libanese ha un disperato bisogno”, col risultato di compromettere la stabilità dello Stato.
Non è tutto.
Ma c’è un altro vistoso neo di Al-Qard-al-Hasan dal punto di vista degli Usa e soprattutto di Israele.
Come spiega al Nyt Shlomit Wagman, già capo dell’authority israeliana contro il riciclaggio e il finanziamento del terrorismo, nelle casse di quella banca finiscono i 750 milioni di dollari che annualmente l’Iran fornisce a Hezbollah nonché i proventi delle attività criminali del gruppo terroristico.
Con il denaro ammassato presso questa istituzione, scrive l’Associated Press, Hezbollah pagherebbe i suoi combattenti e finanzierebbe gli acquisti di armamenti.
Ecco perché l’esperto di finanziamenti illeciti già al servizio del Pentagono e del Dipartimento di Stato e ora ricercatore dell’Hudson Institute David Asher definisce all’AP gli strike israeliani di domenica come “un grande affare” che va a colpire, compromettendola, “l’unità finanziaria centrale di Hezbollah”.