Talvolta lo Stato può guadagnare anche attraverso una detassazione, a patto che sia mirata e lungimirante. L’analisi di The European House – Ambrosetti sugli strumenti messi a disposizione dei lavoratori col welfare aziendale come i buoni acquisto ha infatti dimostrato come l’aumento della soglia di detassazione sui fringe benefit abbia fruttato allo Stato 50 milioni di euro.
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Lo studio ha analizzato i ricavi generati dalla misura di defiscalizzazione a fronte dei costi sostenuti dallo Stato per renderla effettiva. Mettendo i numeri sui piatti della bilancia, gli analisti sono arrivati alla conclusione che i fringe benefit si rivelano molto importanti non solo per i lavoratori, dal momento che – soprattutto in periodi di inflazione – tutelano il potere di acquisto dei beneficiari dall’erosione del potere d’acquisto, ma anche per lo Stato, che trae benefici su più livelli.
PIU’ FRINGE PIU’ CONSUMI
L’analisi Ambrosetti mostra, in particolare, come all’aumentare della soglia dei fringe aumentino anche i consumi: quando nell’agosto 2020 la soglia di detassazione è raddoppiata da 258,23 euro a 516,46 euro, il potere d’acquisto è aumentato garantendo consumi stabili (+0,4%) in un semestre. Stesso effetto anche nel 2021, quando si è registrato l’aumento per tutto l’anno della soglia di detassazione da 258,23 Euro a 516,46 euro.
Ma è nel 2022 che i consumi sono cresciuti con maggiore spinta propulsiva: con la soglia di detassazione portata a 600 euro (da 258,23 euro) ad agosto 2022 e a 3.000 euro a novembre 2022, si è registrato un +1,6% nella seconda parte dell’anno rispetto alla prima e un +1,5% se prendiamo il secondo semestre 2022 rispetto al secondo semestre 2021. Sempre secondo la ricerca, nel 2022 l’aumento della soglia di detassazione fino a 3.000 euro (dopo l’aumento a 600 euro) ha portato a un’accelerazione del mercato.
L’INCASSO PER LO STATO
Secondo quanto riportato nella ricerca, inoltre, con l’aumento della soglia di detassazione fiscale per i fringe benefit da 258,23 a 600 euro e poi da 600 a 3mila euro per il 2022, lo Stato ha guadagnato quasi 50 milioni di euro
PER COSA VENGONO USATI I BUONI ACQUISTO?
Dalla ricerca di The European House – Ambrosetti sugli strumenti messi a disposizione dei lavoratori tramite buoni acquisto emerge come siano stati utilizzati principalmente per le voci di spesa che hanno riportato tassi di inflazione più elevati della media: alimenti e bevande (per il 58,1%) e carburante (12%), oltre all’elettronica (16,9%).
Volendo approfondire, scartabellando l’ultimo rapporto sullo stato del welfare aziendale 2023 a cura di Edenred Italia, salta all’occhio come dal 2017 la percentuale di spesa in fringe benefit sia cresciuta ad un ritmo serrato fino a triplicare il suo valore nel 2022 e ad attestarsi come la principale voce di spesa. Se poi la si somma anche alla voce Buoni Carburante, la percentuale degli strumenti di sostegno “diretto” al reddito cresce notevolmente.
L’altro capitolo di spesa che ha visto una crescita significativa è quello dell’area ricreativa rispetto ai due anni precedenti. In sintesi, appare questo il quadro generale dell’andamento di spesa negli ultimi anni. Nel confronto tra gli anni 2021 e 2022, rispetto alla spesa mensile dei fringe benefit, dei buoni carburante e dei rimborsi per le utenze domestiche, si evidenzia come negli ultimi due mesi del 2022 questi abbiano avuto un’impennata straordinaria, sia rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente che ai precedenti mesi del 2022.
Questo è il risultato della novità normativa introdotta dal Governo a fine 2022, con l’innalzamento temporaneo del tetto dei fringe benefit a 3 mila euro. L’area ricreativa è un’altra voce di spesa che è cresciuta negli ultimi anni. Al suo interno ha subìto una ricollocazione della spesa soprattutto a vantaggio della categoria viaggi e vacanze, passata dal 62% del 2019 al 74% del 2022, a scapito delle altre voci di spesa, in cui resiste con una percentuale significativa la categoria sport e benessere con il 13%, seppur fortemente ridimensionata dal 27% del 2019. Una spesa che dal punto di vista temporale si concentra maggiormente nei mesi estivi e nel mese di novembre.
Dal punto di vista dei consumatori, il valore di mercato dei fringe nel 2022, con l’innalzamento delle soglie, è raddoppiato, arrivando a 4,2 miliardi di euro, contro i 2,1 miliardi del 2021. Una considerazione ancor più importante all’indomani del Decreto Lavoro che contiene la nuova norma sui fringe benefit: innalzamento della soglia a 3mila euro per i dipendenti con i figli a carico mentre soglia di 258,23 euro per tutti gli altri dipendenti.
FAR RIPARTIRE I CONSUMI
Insomma, i buoni permettono agli italiani di non sacrificare eccessivamente quelle voci di spesa che solitamente vengono tagliate nei periodi di crisi. Se consideriamo che nel nostro Paese i consumi interni sono stagnanti da almeno 10 anni, pur rappresentando la voce principale per la crescita del Paese, contribuendo a circa il 60% del PIL, una percentuale maggiore rispetto a tutte le altre voci, si intuisce perché i fringe benefit rappresentino un volano per l’intera economia.
Secondo l’analisi Ambrosetti, con l’aumento dell’inflazione il reddito a disposizione delle famiglie è stato già più che decimato, arrivando nell’ultimo anno a -33,2% per quelle meno abbienti, rispetto al 2021, e con un rischio imminente: la possibilità che oltre 300mila famiglie cadano sotto la soglia della povertà.
La corsa dell’inflazione di fondo, al netto cioè degli energetici e degli alimentari freschi ha subito una accelerazione nel recente periodo e sappiamo fin troppo bene che l’attuale rallentamento non fermerà la crescita costante del «carrello della spesa» (che include i beni alimentari, la cura della casa e della persona): i prezzi dei beni, infatti, salgono all’aumentare dell’inflazione ma non diminuiscono quando si ferma.
A questo scenario si aggiunge un potere d’acquisto pressoché immobile, con i salari medi che nel nostro Paese sono rimasti di fatto congelati al 1990 che ha comportato una riduzione nel 2022 dei risparmi delle famiglie italiane, diminuiti di quasi 100 miliardi tra il 2020 e il 2022. Nel 2023, a un tasso di inflazione stimato pari a +5,5%, i risparmi delle famiglie rischiano una erosione di altri 60,8 miliardi di euro, pari a oltre 6mila euro per famiglia.ù
LE NOVITA’ IN LEGGE DI BILANCIO E IL FUTURO DELLO STRUMENTO
La legge di Bilancio 2024 limitatamente al periodo d’imposta 2024 ha fissato a mille euro il limite per la generalità dei lavoratori dipendenti e in 2mila euro per coloro che hanno figli fiscalmente a carico. Inoltre si è scelto di inserire nei finge benefits le somme erogate o rimborsate dai datori di lavoro ai dipendenti per il pagamento delle utenze domestiche (acqua, energia elettrica, gas), dei canoni per l’affitto della prima casa e degli interessi sul mutuo che grava sulla prima casa.
Si tratta dunque di una finanziaria che, in materia, rientra nel solco dei precedenti interventi (il limite di esenzione era già stato incrementato a 516,46 euro per il 2020 e 2021 e a 3mila euro per il 2022, valore confermato anche nel 2023 ma solo per chi ha figli fiscalmente a carico) che, riconoscendone gli indubbi benefici e il circolo virtuoso innescato, hanno via via potenziato tale strumento. Del resto, dato anche l’effetto positivo sui consumi, l’aumento del tetto dei fringe in linea con l’inflazione è positivo ed è pertanto importante che ora la misura diventi strutturale per garantire alle imprese stabilità nella pianificazione della spesa.