Boom di Partite Iva e “finti” lavoratori autonomi. E’ questo uno degli effetti imprevisti del decreto Dignità secondo i direttori del personale.
E’ quello che emerge da un primo studio dell’associazione Aidp che appunto riunisce e rappresenta i direttori del personale delle aziende.
Lo scopo dichiarato del decreto Dignità è la limitazione del ricorso alla contrattazione a tempo, in particolare l’utilizzo dei contratti a termine e in somministrazione che d’ora in poi potranno essere attivati solo per un massimo di 24 mesi e dal secondo anno solo con l’individuazione delle causali, premettono i vertici dell’associazione. Inoltre, la riforma ha resto più costosi i rinnovi di questi contratti con un aggiunta di costo dello 0,5% per ogni rinnovo. Una stretta che ha l’effetto di disincentivarne l’uso a favore del contratto a tempo indeterminato.
“Ma questa conseguenza attesa difficilmente si realizzerà – commenta Aidp .- Quello che accadrà, in realtà, sarà un aumento del turn over dei lavoratori a termine, che con le vecchie regole potevano lavorare fino ad un massimo di 3 anni con la possibilità poi, dell’assunzione a tempo indeterminato, mentre con le nuove regole, invece, lavoreranno solo due anni e verranno sostituiti (se non assunti a tempo indeterminato) con altri lavoratori allo scadere del periodo massimo. Quindi, nessun aumento di contratti a tempo indeterminato come conseguenza del Decreto Dignità, ma solo maggiore turnover di lavoratori a termine”.
Secondo un’analisi dell’Aidp, inoltre, il combinato tra decreto Dignità e l’annunciata Flat tax al 15 per cento (o misure simili) per le sole partite Iva avrà (che fatturano max 60mila euro) un ulteriore effetto: quello di rendere molto conveniente sia per il lavoratore che per l’impresa il ricorso a questa formula. Tirando le somme, quindi, alla fine potremmo avere un boom di Partite Iva e “finti” lavoratori autonomi come effetto del combinato due riforme e che si sono posti obiettivi differenti dalle reali conseguenze che questi provvedimenti potranno concretamente determinare. La necessaria flessibilità contrattuale verrà spostata, quindi, dai più tutelanti contratto a termine e in somministrazione alla meno tutelante Partita Iva.
“Chiediamo il ripristino delle precedenti regole (ok i contratti a termine della durata di 24 mesi ma abolizione della causali e nessun costo aggiuntivo per i rinnovi) – spiega Isabella Covili Faggioli, Presidente Aido -. Da un lato per scongiurare il boom di lavoro autonomo irregolare (con il rischio connesso dell’aumento del contenzioso selvaggio) e dall’altro per riaffermare che la flessibilità contrattuale normata e tutelata è una esigenza vitale per il corretto funzionamento delle nostre imprese e di una moderna organizzazione del lavoro. Il rischio di provvedimenti non organici ad un disegno di riforma complessivo è l’eterogenesi dei fini”.