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Recovery Plan

Tutte le sfide del Recovery Plan

Il Recovery Plan: a luglio la prova di fuoco coi partiti. L’intervento di  Giovanna Ferrara, Presidente di Unimpresa

I sì al governo per il Recovery Plan arrivati da Camera e Senato hanno diverse ambiguità. Perché bisognerà chiedersi cosa accadrà quando si discuteranno, a maggio e giugno, tutti i dettagli dei vari capitoli di spesa. Bisognerà analizzare e capire bene quali contrasti emergeranno fra forze politiche della maggioranza perché si troveranno di fronte riforme strutturali per il nostro Paese, la giustizia e la pubblica amministrazione, oppure quelle economiche come la concorrenza e il fisco, dove le posizioni fra i partiti sono radicalmente diverse e difficilmente cambieranno. Si tratta di temi e argomenti che accenderanno la conflittualità fra i partiti e all’interno degli stessi partiti. Luglio, insomma, diventa il mese determinante: il premier, Mario Draghi, presenterà le leggi delega che rappresentano il primo passo delle varie riforme e in quel momento potrebbero esplodere tutte le contraddizioni della maggioranza. È in gioco la rappresentanza sociale dei partiti, che per gli stessi partiti rappresenta una questione vitale. Centro-destra e centro-sinistra hanno mondi di riferimento estremamente diversi ed è complicato che su determinati argomenti, che spostano, possano trovare un punto di mediazione. E, in quel momento, cioè luglio, potrebbe essere messo in discussione il carattere di “neutralità” che è virtualmente scritto nell’atto di nascita del governo Draghi.

In ogni caso, la valutazione sul Recovery Plan è positiva, soprattutto su alcune cose fondamentali: digitale, transizione ecologica e istruzione. C’è da dire che è solo un pezzo di un piano di rilancio del nostro Paese. Il Pnrr (Piano nazionale di riprese e resilienza) è un tassello, nei prossimi cinque, sei anni l’Italia potrà investire il doppio o il triplo se consideriamo tutti gli investimenti pubblici statali e i fondi europei. Le sfide sono: la regia unica, la trasparenza, la realizzazione, la semplificazione. E poi sarà fondamentale difendere le decisioni che spesso vengono bloccate o impugnate, da soggetti pubblici e privati. Poi bisognerà scatenare le energie della pubblica amministrazione e dei privati. La pubblica amministrazione deve essere uno stimolo fondamentale, ma molto possono fare le imprese e il no-profit: le leggi in questo senso già ci sono, ma le vere riforme vanno finanziate e spinte.

La ripartizione dei soldi del Recovery Fund è destinata comunque a creare polemiche, a dividere perché alla base di molti partiti e comunque gli scontenti ci saranno sempre. Dal punto di vista della quantità, insomma, i fondi non sono pochi. La differenza, rispetto agli sprechi del passato, la farà la qualità dell’investimento e la rapidità e l’esecuzione dei progetti. Ciò vale in tutti gli ambiti: il Sud, la scuola, la sanità, la transizione digitale, l’ambiente e le infrastrutture.

 

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