Che cosa ha approvato ieri il governo su fisco e non solo?
Ecco alcuni aspetti salienti che emergono dai resoconti della stampa e da un punto dell’Ansa. (qui il comunicato stampa del governo)
FLAT TAX E DINTORNI
Sul fronte fiscale viene rivisto il regime di favore per gli stranieri che stabiliscono la residenza in Italia, con la flat tax che passa da 100 a 200 mila euro. Il regime resta «interessante» dice il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ma «il governo è contrario a una competizione per creare situazioni di favore fiscale a persone e imprese. Se inizia questa gara Paesi come l’Italia, che hanno spazi fiscali assai limitati, sono destinati inevitabilmente a perdere». Approvato anche il decreto di attuazione della delega fiscale per il riordino delle imposte indirette, Iva esclusa. Si prevedono, in particolare, agevolazioni per le successioni in caso di eredi unici di età inferiore ai 26 anni.
IL QUADRO COMPLETO SU FISCO E FINANZA PUBBLICA
L’Italia cresce, l’occupazione sale e le entrate aumentano, ma è ancora presto per fare il conto delle risorse che la prossima manovra di bilancio avrà a disposizione.
Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti si mantiene cauto di fronte ai dati parziali di metà anno che pure indicano un flusso verso le casse dello Stato più ampio dello scorso anno. “Aspettiamo”, è l’invito che rivolge a chi intravede corposi tesoretti, dai 10 ai 20 miliardi, nei risultati del fisco. I dati non ci sono ancora tutti, e le stime parziali rischiano di portare fuori strada, avverte al termine dell’ultimo Consiglio dei ministri prima della pausa estiva che ha dato il via libera al decreto omnibus: misure che vanno dal fisco agli enti locali passando per il contributo per gli abitanti sfollati delle Vele di Scampia e l’aumento da 100mila a 200mila euro della flat tax per i ‘Paperoni’ che trasferiscono la propria residenza fiscale in Italia.
CACCIA ALLE RISORSE PER LA LEGGE DI BILANCIO 2025
Non è un mistero che la caccia alle risorse per la legge di bilancio 2025 sia partita e che Giorgetti proseguirà anche nei prossimi giorni le riunioni con gli altri ministri per raccogliere i desiderata e ricordare a tutti che la coperta è molto corta. Quest’anno ancora di più, visto che lo spazio in deficit è già prenotato interamente dalla correzione per il nuovo Patto di stabilità, mentre servono almeno 20 miliardi per confermare le misure finanziate solo per quest’anno, a partire dal taglio del cuneo e dalla rimodulazione dell’Irpef.
DOSSIER BANCHE E NON SOLO
Il buon andamento delle entrate (nei primi sei mesi del 2024 hanno segnato un +4,1%, circa 10 miliardi in più) può aiutare, ma non è il momento di tirare le somme: “Non è che uno arriva a 100 metri dal traguardo e dice ho vinto”, spiega Giorgetti, ricordando che bisogna aspettare ancora i risultati di luglio dei versamenti in autoliquidazione, ed altre scadenze prorogate come la quinta rata della rottamazione a settembre e il concordato preventivo a ottobre. Entrate, queste ultime, difficili da prevedere. “Aspettiamo la fine, perché quello è il momento della verità. Poi faremo le nostre valutazioni”, sottolinea Giorgetti. Di sicuro, però, per fare cassa non si tasseranno gli extraprofitti delle banche.
“Ma le tasse sui profitti sì, come per tutti gli altri”, chiarisce il ministro, che non vede “niente di strano” se “le banche, come le altre realtà che fanno utili, che stanno bene, saranno chiamate come tutti i cittadini a contribuire alla finanza pubblica”. Non si toccheranno nemmeno le detrazioni più importanti, mentre si faranno “delle valutazioni per i crediti imposta o le detrazioni di minore importanza”, assicura il viceministro dell’Economia con delega alle Finanze Maurizio Leo.
GLI ALTRI PROVVEDIMENTI APPROVATI DAL GOVERNO CON IL DECRETO DI IERI
Per il resto, il Cdm ha approvato in via definitiva altri due decreti legislativi della delega fiscale facendo salire a 13 i dlgs approvati. I due provvedimenti riguardano due comparti: dogane e imposte indirette diverse dall’Iva (successioni e donazioni, trust, imposta di registro e imposta di bollo). Sulle dogane viene attuata “una rivoluzione copernicana rispetto ad un testo unico di oltre 300 articoli che è stato asciugato a 120”, ha spiegato Leo. Mentre sulle imposte indirette viene disciplinato il ‘trust’ che attualmente non ha una codifica regolamentare, e viene semplificata la normativa sulle successioni in modo che le banche liberino subito le somme per pagare le imposte ipotecarie quando si apre una successione.
Inoltre, i ministri hanno dato il via libera anche al raddoppio (da 1,6 miliardi di euro ad oltre 3,2), delle risorse del credito d’imposta per gli investimenti nella Zes unica del Mezzogiorno dal 1 gennaio 2024 fino al 15 novembre 2024. Il ministro degli Affari europei, Sud, Politiche di coesione e Pnrr, Raffaele Fitto, parla di “polemiche del tutto strumentali” scoppiate sui crediti Zes nei giorni scorsi, e sottolinea come lo stanziamento approvato sia cinque volte superiore a quello previsto negli anni 2016-2020.
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ESTRATTO DI UN ARTICOLO DI REPUBBLICA SU FISCO E BANCHE:
Al Dipartimento delle Finanze si lavora a un nuovo intervento sulle banche. Un’interlocuzione con l’Abi è stata già avviata: i primi segnali non restituiscono tuttavia un clima positivo. Anche perché sono gli stessi tecnici del governo ad essere dubbiosi sulla fattibilità della misura. Ecco l’idea: obbligare le banche a pagare ai loro correntisti gli interessi attivi sulla liquidità depositata nei conto correnti. L’obbligo di legge si limiterebbe a introdurre una disposizione generale, senza quantificare le somme dovute. E già così il rischio di incostituzionalità è elevato. Ma il vantaggio per il governo è troppo allettante per non provarci. Se la norma venisse applicata, infatti, i cittadini otterrebbero una remunerazione sui propri risparmi, mentre lo Stato incasserebbe il cosiddetto capital gain degli interessi maturati. Morale: le banche, che fino ad oggi hanno collezionato utili importanti grazie all’aumento dei tassi ufficiali di sconto, sarebbero obbligate a remunerare i propri clienti e così facendo garantirebbero un gettito fiscale anche allo Stato. Oggi i capital gain dalle rendite finanziarie sono tassati al 26%: per ogni 100 euro di interessi girato ai correntisti, lo Stato ne incasserebbe 26. Non è la soluzione ai problemi della Finanziaria a caccia di risorse. Ma la modalità “collage” è l’unica possibile per il governo che quest’anno non può contare sul soccorso dell’extradeficit. Giorgetti ha escluso il ricorso a una tassa sugli extraprofitti, ma allo stesso tempo ha fatto capire che le banche dovranno concedere qualcosa: «Come le altre realtà che fanno utili e come tutti i cittadini – ha chiosato – anche le banche saranno chiamate a contribuire alla finanza pubblica». Mossa che porterebbe anche consenso visto che, come fa notare la First Cisl, «le prime 5 banche hanno realizzato utili per 12 miliardi» tra gennaio e giugno. Se ne parlerà a settembre, quando sarà chiaro il margine che il buon andamento delle entrate (circa 10 miliardi in più nel primo semestre) potrà garantire. Ecco perché il titolare del Tesoro invita a prendere esempio dalle Olimpiadi dove, annota, «non è che uno arriva a centro metri dal traguardo