La bomba, come prevedibile, è esplosa. L’attacco ad alzo zero della First Cisl contro i direttori di filiale della Popolare di Bari è diventato un vero e proprio caso, al centro del mondo sindacale bancario.
Stella Sanseverino, membro della segreteria regionale della sigla guidata da Riccardo Colombani e membra del coordinamento dell’istituto pugliese, ha dichiarato al Sole 24 Ore che è «intollerabile che la rete abbia ancora oggi abbia responsabili di filiale che si sono distinti negativamente». Boom: praticamente una sindacalista che se la prende con gli iscritti, quelli che (in teoria) dovrebbe tutelare.
Il fatto è rilevantissimo, secondo tutti gli osservatori di cose bancarie: ragion per cui, in casa First attendono che esca allo scoperto, con una presa di posizione ufficiale e scritta, lo stesso Colombani. Il quale, per ora, tace. Da Bari hanno fatto sapere a Colombani che l’atteggiamento della Sanseverino è discutibile: stamattina ha fatto circolare tra i colleghi un audio messaggio nel quale, cercando di giustificarsi, ha detto, facendo confusione secondo molti che hanno ricevuto l’audio, che «è un rischio che i direttori di filiale possano apparire come i responsabili» e «però ho detto al giornalista che caxxo hai combinato».
La faccenda è delicata e si condisce, ora dopo ora, di altri elementi appetitosi. Durante l’incontro di ieri coi commissari, il rappresentante della First seduto al tavolo, Girolamo Lo Console, ha intrattenuto i presenti con un lungo discorso. Sembrava, riferiscono a Start alcuni presenti, come “ai vecchi tempi” quando i rappresentanti della First, che hanno storicamente avuto una corsia preferenziale con la famiglia Jacobini, parlavano con una certa libertà, anche quando si dovevano decidere le sorti di alcuni manager di spicco. Ieri Lo Console ha cominciato a girare intorno al nome del capo del personale, Paolo Falini. E quando uno dei commissari, Antonio Blandini, ha capito dove stava per arrivare Lo Console, lo ha stoppato immediatamente perché non accetta che in questa fase siano fatti nomi. I commissari, poi, hanno approfittato per definire le regole del gioco, ristabilendo la par condicio tra tutte le sigle: insomma, d’ora in poi nessuna scorciatoia né privilegi.
Frattanto, a livello nazionale proseguono le assemblee dei bancari che si stanno esprimendo sull’ipotesi di rinnovo del contratto collettivo di lavoro, firmata lo scorso 19 dicembre da Abi e sindacati. Le votazioni proseguono spedite e con un consenso bulgaro: i «sì» sarebbero addirittura superiori al 90%. Al punto che i sindacati potrebbero comunicare all’Abi l’esito positivo delle votazioni già entro i primi giorni di marzo, prima della scadenza del termine (13 marzo) fissata in precedenza. Un anticipo che consentirebbe alle banche di pagare la prima tranche di aumento dello stipendio (190 euro medi mensili a regime) con la busta paga di marzo, compresi gli arretrai di gennaio e febbraio.
Nelle organizzazioni sindacali l’andamento delle votazioni viene accolto con entusiasmo da tutti. Con una eccezione. In casa Fisac Cgil ci sono un paio di dissidenti poco contenti dei risultati. Si tratta di Fabio Alfieri che è in esodo e provò, fallendo, a correre per la segreteria generale Fisac all’ultimo congresso nazionale della federazione Cgil dei bancari e fu sconfitto nettamente da Giuliano Calcagni. La sconfitta, però, ha lasciato il segno. E Alfieri cerca di mettere i bastoni fra le ruote a Calcagni. Gelosie che serpeggiano, si mormora in ambienti sindacali di corso Italia. Anche a Marco Parissenti, che opera a Padova, va di traverso l’ottimo lavoro del segretario generale sul contratto nazionale. Che il risultato sia di alto livello lo dimostra l’approvazione da parte del direttivo nazionale della Fisac (assai soddisfatto del lavoro svolto dal segretario nazionale Mario Gentile, definito il contrattualista, e dal capo della comunicazione, Cristiano Hoffman) che, per la prima volta dopo 25 anni, ha votato all’unanimità l’ipotesi di rinnovo del ccnl.