skip to Main Content

Salvini

Tutte le baruffe politiche sul Mes. L’opinione di Cazzola

Chi e perché sta bisticciando sul Mes. L'opinione dell'editorialista Giuliano Cazzola

Nel dibattito sul Mes si è andati oltre la disonestà politica. Il comportamento dei fratelli De Rege, già ‘’uomini forti ‘’ del governo giallo-verde, è inconcepibile: il Capitano imputa all’attuale presidente del Consiglio una linea di condotta dannosa per il Paese, portata avanti dal premier dell’esecutivo di cui era vice-presidente. È facile obiettare che si tratta della stessa persona (Giuseppe Conte), il quale, tuttavia, è riuscito a dimostrare di non aver firmato di nascosto o di notte (chi non ricorda l’accusa ad una ‘’manina’’ di aver inserito una tabella infida nel decreto dignità?) il testo della riforma del Fondo Salva Stati, ma di averne discusso nelle sedi competenti. Il secondo (capo politico in disarmo) se la cava con un ‘’se c’ero dormivo’’, ma adesso quella operazione ‘’non s’ha da fare’’.

Smentito con date di calendario e dati di fatto, Matteo Salvini ha dovuto riconoscere di esserne stato informato, ma di aver sempre palesato la sua contrarietà (di cui non esiste traccia nel verbali delle riunioni del consiglio dei ministri). Tanto più che fu approvata una risoluzione parlamentare, riguardante l’istituzione del Mes, nella quale venivano indicati gli indirizzi e le garanzie che il governo (rappresentato dal premier Conte, prima versione, e dal titolare dell’Economia, Giovanni Tria) avrebbero dovuto sostenere nel negoziato e ottenere nell’interesse del Paese. Nulla di oscuro, anche perché il testo da sottoporre alla firma dei governi e alla ratifica dei Parlamenti (come è previsto per i trattati) era pubblicato sui siti ufficiali della Commissione.

Intanto, le commissioni Bilancio e Affari regionali della Camera stavano svolgendo delle audizioni in merito. Come sarebbe opportuno e corretto agire prima di accusare Conte di alto tradimento e di chiedere un’ennesima smentita di se stessi nella Ue e di ripetere (a poca distanza dalla vicenda ex Ilva) la figura di un Paese inaffidabile?

Basterebbe verificare la corrispondenza dell’intesa preliminare alle indicazioni del Parlamento e chiedere, qualora se ne intravvedesse l’esigenza, dei chiarimenti sui punti più delicati, tenendo conto delle preoccupazioni espresse da Ignazio Visco (il Governatore fu protagonista degli allarmi, poi risultati esagerati se non addirittura inconsistenti, sul bail in).

Invece, secondo Salvini (Giorgia Meloni minaccia di erigere delle barricate come se il Mes fosse un moderno Bava Beccaris e a Leu è venuto il mal di pancia) l’Italia deve esercitare il diritto di veto (che poi significa far mancare l’unanimità nel Consiglio dei capi di Stato e di governo).

Nessuno si prende la briga di approfondire le dichiarazioni di Pierre Moscovici, secondo il quale le modifiche al trattato “vengono molto sopravvalutate”, essendo lo scopo dell’accordo quello di “evitare derive che potevano essere assolutamente nocive che altri paesi volevano introdurre, con degli automatismi che non abbiamo voluto mettere in opera”. In quest’ottica, “non capisco – prosegue il commissario uscente – perché l’Italia dovrebbe considerare” il MES “un problema; è piuttosto un aiuto e un progresso per sistema bancario italiano” e “un passo in avanti verso l’unione bancaria”.

Con il solito modo di fare politica, Salvini racconta agli italiani che i loro risparmi sarebbero in pericolo, per via della ristrutturazione del debito pubblico, imposta dai ‘’burocrati’’ (per di più tecnici e non politici) del nuovo Meccanismo, se lo stock accumulato dal Paese che chiede l’intervento del Fondo Salva Stati, sia giudicato insostenibile. E’ singolare che fior di commentatori e di economisti non facciano il minimo sforzo per spiegare come stanno davvero le cose.

Chi decide che il debito di un Paese è insostenibile? Non certo i componenti del Mes o della Commissione europea. Guai a scambiare l’effetto con la causa. Non si può pretendere di ottenere un finanziamento perché si è nei guai e non fare nulla per uscirne. Nessun governo chiederebbe l’intervento del Fondo per acquistare le figurine dei calciatori.

Il timore, agitato con irresponsabilità, è quello che i titoli di Stato, in larga parte detenuti all’interno del Paese e soprattutto dalle banche, perdano valore attraverso la ristrutturazione dello stock del debito. Il fatto è che – ci sia o no il Mes – il debito di un Paese in crisi lo ristrutturano i mercati, perché il valore commerciale dei titoli si riduce e quelli di nuova emissione devono garantire interessi crescenti. A decretare l’insostenibilità sono gli investitori che si precipitano a liberarsi di quei titoli pubblici e a pretendere tassi di interesse, al limite dell’usura, per sottoscrivere le nuove emissioni.

Back To Top