Tra tutte le iniziative intraprese recentemente da Donald Trump, non sono i dazi doganali a preoccupare maggiormente l’India, bensì una nuova tassa. Il disegno di legge finanziaria One Big Beautiful Bill Act (“grande e bella legge”), approvato a stretta maggioranza il 22 maggio alla Camera dei Rappresentanti, prevede l’introduzione di una tassa del 3,5% sui trasferimenti di denaro (o “rimesse”) inviati dai migranti dagli Stati Uniti. “Un’idea che non è né grande né bella”, commenta il quotidiano indiano Mint nella sua edizione del 21 maggio, che invita gli Stati Uniti a rinunciarvi.
QUANTO INCASSA L’INDIA DALLE RIMESSE DEGLI ESPATRIATI IN AMERICA
Infatti, nel 2024, l’India ha ricevuto 137,7 miliardi di dollari (120,4 miliardi di euro) dai suoi migranti che hanno lasciato il Paese per lavorare all’estero, secondo la Banca centrale indiana, pari al 3,5% del suo PIL, che la rende il primo Paese destinatario al mondo. Tuttavia, quasi un quarto di questo denaro proviene dagli Stati Uniti, dove lavorano molti ingegneri indiani.
In uno studio pubblicato il 28 maggio, il Center for Global Development (CGD), un think tank con sede a Washington, ha calcolato che i paesi più colpiti da questa nuova tassa saranno il Messico, con perdite stimate in 2,6 miliardi di dollari all’anno, seguito da altri paesi a reddito medio come il Vietnam, la Cina, l’India e quelli dell’America Latina, da cui provengono molti migranti che si sono stabiliti negli Stati Uniti.
LE CONSEGUENZE ECONOMICHE DELLA TASSA SULLE RIMESSE
Questa nuova tassa – passata relativamente inosservata in un testo di legge di oltre 1.000 pagine – avrebbe conseguenze drammatiche per i paesi poveri, «ben peggiori dei tagli al bilancio americano per gli aiuti allo sviluppo», secondo l’analisi del CGD.
Il denaro inviato dai migranti è una fonte di reddito affidabile, che non dipende dalla generosità – molto aleatoria – dei paesi ricchi e che funge da ammortizzatore in caso di catastrofi naturali o crisi economiche. Quando gli investitori stranieri rimpatriano i loro capitali al minimo segno di difficoltà, i migranti, al contrario, inviano denaro. La Banca mondiale stima che questi trasferimenti siano «un’ancora di salvezza essenziale per la spesa delle famiglie in alimentazione, sanità e istruzione durante i periodi di difficoltà economica».
In un momento in cui molti Stati indebitati devono tagliare la spesa sanitaria o per l’istruzione, milioni di famiglie sopravvivono grazie a questi fondi, sempre più consistenti. Secondo gli ultimi dati della Banca mondiale, nel 2024 i trasferimenti di denaro verso i paesi a basso e medio reddito hanno raggiunto la cifra record di 685 miliardi di dollari, superando gli importi cumulativi degli investimenti esteri e degli aiuti stranieri.
Essi sono tanto più indispensabili in quanto i paesi ricchi stanno tagliando uno dopo l’altro i loro bilanci destinati all’aiuto allo sviluppo. «Per molti paesi a basso e medio reddito, l’impatto della tassa sui trasferimenti di fondi supera di gran lunga quello dei tagli resi pubblici nell’aiuto americano», avverte il CGD.
TRUMP CONTRO L’IMMIGRAZIONE
L’amministrazione Trump assicura che questa tassa dissuaderà i migranti dal venire a lavorare negli Stati Uniti, finanziando al contempo una parte dei 150 miliardi di dollari di nuove spese per la sicurezza delle frontiere. Non solo dovrebbe fruttare solo 940 milioni di dollari (secondo i calcoli del CGD), ma è probabile che i migranti invieranno denaro con altri mezzi.
IL RUOLO DELLE CRIPTOVALUTE
Gli ingegneri indiani della Silicon Valley utilizzeranno le criptovalute, altri ricorreranno all’hawala, un sistema di pagamento che in hindi significa “fiducia”, in cui il denaro viene versato, spesso in contanti, a un agente che chiede a un socio, appartenente alla stessa comunità o alla sua famiglia, con una semplice telefonata, di pagare il destinatario finale.
(Estratto dalla rassegna stampa di eprcomunicazione)