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Tim Rete Mobile World Congress Di Barcellona

Tim, tutte le sberle di Labriola a Amazon, Google, Apple e Microsoft 

Auspici, critiche e scenari di Pietro Labriola. Che cosa ha detto il numero uno di Tim al Mobile World Congress

 

Il numero uno di Tim, Pietro Labriola, torna a strattonare gli Over the top come Amazon, Google, Apple e Microsoft.

CHE COSA HA DETTO LABRIOLA DI TIM A BARCELLONA

Le telco non sono soggetti indivisibili: il modello di azienda verticalmente integrato “è superato perché non risponde più a esigenze di mercati come quello italiano, dove la strada per la creazione di valore passa attraverso la separazione di infrastruttura e servizi”, attraverso il delayering: ad aprire a tale possibilità è stato Pietro Labriola, amministratore delegato di Tim, nel suo key note speech al Mobile World Congress di Barcellona.

Secondo il numero uno del gruppo italiano, “si tratta di due mondi che possono fare meglio se gestiti separatamente, perché ciò permetterebbe una maggior concentrazione sui rispettivi punti di forza e sulla crescita potenziale, permettendo anche una miglior allocazione del capitale”.

LABRIOLA: OCCORRE CAMBIARE NORME

Labriola ha insistito inoltre sul fatto che, per il rilancio del comparto delle telecomunicazioni “serve un cambio del contesto regolatorio”. “È necessario – ha scandito Labiola – consentire il consolidamento del settore e incentivare il salto verso le nuove tecnologie per introdurre meccanismi per una redistribuzione più equa dei costi legati alla crescita del traffico, attraverso il cosiddetto ‘fair share'”.

Secondo il Ceo della tlc italiana “il rinnovo della cornice politica e regolatoria per le tlc è un pezzo fondamentale del puzzle da comporre per arrivare a un ecosistema digitale più bilanciato”.

I NUMERI E GLI AUSPICI DI LABRIOLA

“La gestione della rete non è più un business tradizionale, serve un capex molto alto”, ha continuato Labriola, spiegando che il capex delle telco in Europa varia tra il 25 e il 27% dei ricavi, un livello giudicato “insostenibile”. Labriola ha ricordato la struttura di Tim, con l’attività in Brasile – mercato dove c’è stato un consolidamento e che genera cash – poi c’è il mercato domestico con tre diversi business model: consumer, enterprice e appunto rete.

COME VA LA PARTE CONSUMER

La parte consumer, ha continuato Labriola, “non genera più cassa e in Italia ci sono 5 operatori mobili”, considerati troppi: “Non è possibile avere 5 operatori in Italia” e quindi “questo è un mercato di consolidamento”. Poi c’è la parte di servizi alle imprese, “che sta crescendo molto e velocemente”. In questo quadro, per sopravvivere “dobbiamo fare innovazione e ancora una volta bisogna separare tra consumer ed enterprise”, ha proseguito Labriola.

SETTORE NEL PIENO DELLA “TEMPESTA PERFETTA”

Labriola è tornato poi a porre l’accento sul fatto che il settore delle telecomunicazioni in Europa sta affrontando trend di mercato insostenibili, con la discesa dei prezzi al dettaglio e il crescente consumo dei dati, combinati con la necessità di aumentare gli investimenti per sostenere costi di modernizzazione delle reti.

Una “tempesta perfetta” vera e propria, l’ha definita il numero 1 di Tim parlando al Mobile World Congress. Per questo il comparto attende anche un intervento urgente del legislatore per far sì che i colossi del Big Tech contribuiscano al potenziamento dell’infrastruttura di rete e ha ribadito la necessità di un consolidamento del mercato.

LABRIOLA (TIM) SU LINKEDIN AVEVA INCALZATO GOOGLE E NON SOLO

Non è la prima volta che Labriola tocca questi temi, incalzando gli Ott. Un’accusa implicita dal mondo delle telco contro le aziende dello streaming online e contro i Gafam, l’acronimo che racchiude le 5 maggiori multinazionali dell’It occidentale (Google, Apple, Facebook, Amazon, Microsoft).

“I sei più grandi player digitali generano il 55 per cento del traffico in Europa, ma non contribuiscono in alcun modo alle infrastrutture che lo veicolano. Basterebbe questo a ricordarci come oggi il mercato della rete sia squilibrato, inefficiente, insostenibile per gli operatori di telecomunicazioni”, ha scritto a gennaio Pietro Labriola, ceo Tim, sul proprio profilo LinkedIn. Un dato che, dallo scorso maggio, quando – ha ricordato di recente il Foglio – fu diffuso lo studio realizzato da Axon Partners per Etno, ha messo in allarme tutti gli operatori europei. Si parla di soldi, tanti soldi, visto che in Europa sono stati investiti circa 500 miliardi solo negli ultimi 10 anni.

“Tutto questo è insostenibile per l’economia, ma anche per l’ambiente – aveva aggiunto Labriola – Se la capacità trasmissiva fosse correttamente remunerata, i player digitali non la utilizzerebbero senza alcun freno, causando enormi sprechi energetici. Ci troviamo nella classica situazione di “fallimento di mercato”, quella in cui, per conseguire il benessere economico e sociale dei cittadini, è necessario un intervento regolamentare a livello internazionale”, secondo Labriola.

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