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Tim Rete

Quanto pagherà davvero Tim a Fibercop per l’affitto della rete. I numeri di Labriola

In un lungo intervento sul Sole 24 ore il capo azienda del gruppo Tim, Pietro Labriola, svela i costi per l'affitto della rete da Fibercop e rimbrotta (senza citarli) i giornali Mf/Milano Finanza e Fatto quotidiano. Ecco fatti, numeri e polemiche

“Ho letto negli ultimi tempi numerosi articoli sul tema della cessione della rete fissa di TIM, ad eccezione di questo giornale, che ritengo molto approssimativi”. Così inizia il lungo intervento dell’amministratore delegato di Tim, Pietro Labriola, pubblicato oggi sul quotidiano Il Sole 24 Ore. Una stoccata indiretta a quei quotidiani, in primis Mf/Milano Finanza e Fatto Quotidiano, che hanno rilanciato nei giorni scorsi le stime di una relazione sugli effetti per Tim della cessione della rete a Fibercop.

Ecco fatti, numeri, polemiche e ricostruzioni.

CHE COSA HA SCRITTO MILANO FINANZA SU TIM, KKR E L’AFFITTO DELLA RETE

Nelle scorse settimane sono stati depositati documenti rilevanti, tra cui la stima della rete primaria che Tim ha conferito in Fibercop, la controllata che deteneva già la rete secondaria (quella che dalle dorsali porta la connessione fino agli armadi di strada o agli appartamenti), dove Kkr era già entrata con il 37,5% due anni fa e che adesso diventerà “Netco” con l’uscita dell’ex monopolista.

Sulla base di un documento in particolare, il 27 luglio Mf/Milano Finanza scrive: “Circa due miliardi all’anno almeno fino al 2029 per utilizzare la rete e usufruire dei servizi aggiuntivi che le verranno forniti da Netco e che dovrebbero lievitare negli anni fino al 2039 per avvicinarsi a 2,5 miliardi. Mentre, allo stesso tempo, gli incassi per i servizi resi coi data center e la connettività mobile dovrebbero scendere progressivamente tra 177 e 100 milioni”.

LE CONSIDERAZIONI DEL FATTO QUOTIDIANO

Il report (anticipato dal quotidiano finanzario del gruppo Class fondato e diretto da Paolo Panerai) lo ha firmato Alberto Dello Strologo dell’università Roma Tre, che ha avuto modo di guardare i numeri del Master service agreement, il contratto tra Netco e Tim che regolamenterà i servizi che la prima offrirà alla seconda, ormai priva della rete, sottolinea il 29 luglio Il Fatto quotidiano: “Tim si impegna a versare a Netco 2 miliardi di euro per l’accesso alla rete già nel 2024 e poi ogni anno in media fino al 2029; nel 2030 si sale a 2,1 miliardi fino ad arrivare a 2,5 miliardi alla fine dei 15 anni di contratto, nel 2039. In otto anni Tim verserà a Netco una cifra (anche se lorda) simile a quella che Kkr e soci le hanno versato per la rete. Tim vale però solo metà dei ricavi di Netco, l’altra metà (sempre 2 miliardi l’anno) arriverà dagli altri operatori. La cosa bizzarra è che la relazione ricorda che Tim vale il 39% del mercato nazionale della rete fissa (dati Agcom), eppure varrà il 50% dei ricavi di Netco. Ancora più bizzarro è che i dati più aggiornati dicono che la quota di mercato è già scesa al 37%. Tim sta pagando troppo Netco? Di sicuro la redditività della nuova società della rete è impressionate”.

I CONTI DI LABRIOLA SULL’AFFITTO DELLA RETE DI FIBERCOP

Quanto pagherà dunque Tim a Kkr per l’affitto della rete? Alla domanda risponde oggi il numero uno del gruppo Tim, Pietro Labriola, che premette: “Si fa gran rumore su questa ricostruzione suggestiva che noi paghiamo 2 miliardi di euro l’anno a KKR e che in 10 anni loro si ripagheranno l’investimento fatto. È bene spiegare come si compongono questi 2 fantomatici miliardi”: Specifica Labriola: “Circa 700 milioni sono costi che avremmo pagato a terze parti anche se avessimo mantenuto la rete, come quelli per l’energia elettrica o quelli di real estate per l’affitto dei siti industriali. Si tratta quindi per KKR di un mero passthrough, ovvero di un incasso che a loro volta girano direttamente a terze parti. Su queste basi il reale costo per l’affitto della rete scende a 1,3 miliardi di euro. Ma se vogliamo essere più precisi dobbiamo ricordare che per effetto della cessione avremo anche un miliardo di costi del personale in meno, oltre a una riduzione di 800 milioni euro di interessi sul debito e a meno costi di leasing”.

LE CONCLUSIONI DI LABRIOLA

A questo punto Labriola si pone (retoricamente) una domanda: se avessimo tenuto la rete quanto avremmo dovuto investire? Labriola si risponde: “Sempre sulla base di quanto letto nelle recenti analisi, nessuno ha fatto notare come la rete venduta sia prevalentemente in rame, il che vuol dire 10 miliardi di euro di investimenti da realizzare nei prossimi 5 anni per trasformarla in fibra. Se non venissero fatti questi investimenti, la rete perderebbe qualunque tipo di valore. Peccato però che questo tipo di Capex per noi non sarebbero stati remunerativi visto che i ricavi derivanti dai clienti in rame sono già presenti nel conto economico. In altre parole, avremmo investito per mantenere gli stessi ricavi, con l’onere però di rifinanziare il debito ai tassi attuali, che si aggirano intorno al 7,5 per cento. Non aggiungo altro e chiudo dicendo che forse è arrivata l’ora di voltare pagina, lasciandoci alle spalle polemiche sterili e di pensare al futuro del nostro settore, della digitalizzazione del Paese e della nostra Azienda”.

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