ESTRATTO DI UN ARTICOLO DI LUCA CIFONI, GIORNALISTA ESPERTO DI ECONOMIA AL MESSAGGERO:
Nelle 68 pagine delle conclusioni del Consiglio europeo, il paragrafo ha la numerazione “A19”. È uno dei punti-chiave dell’accordo, perché delinea i criteri con i quali la Commissione valuterà i “piani per la ripresa e la resilienza” dei vari Stati, entro due mesi dalla loro presentazione. Si spiega quindi che «nella valutazione il punteggio più alto deve essere ottenuto per quanto riguarda i criteri della coerenza con le raccomandazioni specifiche per Paese, nonché del rafforzamento del potenziale di crescita, della creazione di posti di lavoro e della resilienza sociale ed economica».
Ecco quindi che le riforme sulle quali il governo italiano si dovrà misurare sono in larga parte le stesse sollecitate negli ultimi anni nei vari documenti della Ue.
Il punto di riferimento restano le raccomandazioni del Consiglio del 9 luglio 2019. Nelle quali c’era l’invito a non invertire le precedenti riforme previdenziali (riferimento a Quota 100) e a contenere la spesa pensionistica, a ridurre la pressione fiscale sul lavoro rivedendo le varie agevolazioni, a migliorare l’efficienza della pubblica amministrazione e ridurre la durata dei processi civili.
Non invertire il percorso avviato con le riforme previdenziali degli anni scorsi. È il senso di tutte le raccomandazioni rivolte dall’Europa all’Italia, in particolare dopo l’approvazione di Quota 100 e del temporaneo sganciamento del requisito di anzianità dall’aspettativa di vita. I pensionamenti anticipati sono in vigore fino a tutto il prossimo anno ed è improbabile che il governo li cancelli prima. La posizione europea influenzerà però il confronto sul regime di flessibilità post 2021, che dovrà “autofinanziarsi” nel medio periodo con il taglio dell’assegno per chi lascia il lavoro prima dei 67 anni. Tra le modalità di riduzione della spesa, la Ue aveva suggerito anche l’intervento sulle «pensioni di importo elevato che non corrispondono ai contributi versati».
Sul capitolo fisco, la commissione europea ha storicamente invitato il nostro Paese a ridurre la pressione che grava sul lavoro. Indicazione che comprende, nelle raccomandazioni del luglio scorso, anche riduzione delle agevolazioni e la revisione dei valori catastali non aggiornati. Il governo potrà vantare come un obiettivo almeno in parte conseguito l’avvio della riduzione del cuneo fiscale per i lavoratori dipendenti con reddito fino a 40 mila euro l’anno, entrata in vigore proprio questo mese.
TWEET DI DAVID CARRETTA, CORRISPONDENTE DALLE ISTITUZIONI EUROPEE PER RADIO RADICALE:
Come spesso in Italia ci si concentra sul dettaglio, non sulla sostanza. Uno Stato membro può bloccare i pagamenti per 3 mesi e oltre, ma:
1) a meno di governo stile Conte 1, quasi certamente non accadrà
2) se accadesse, la Commissione politicamente non potrebbe forzare la mano https://t.co/iwG7dMV9Uy
— David Carretta (@davcarretta) July 22, 2020
Concentrandosi sul dettaglio insignificante, si perde di vista il quadro. Quale?
Le raccomandazioni specifiche per paese che l’Ue ha adottato per l’Italia nel 2019 sono più importanti nella valutazione dei piani nazionali di Green Deal e digitalizzazione.
“Punteggio più alto” pic.twitter.com/9QteXUSuTS
— David Carretta (@davcarretta) July 22, 2020
E allora quali sono le condizionalità che l’aitalia deve rispettare?
Basta leggere le raccomandazioni specifiche per l’Italia del 2019: ritorno alla Fornero con abolizione Quota 100, riforma RdC, liberalizzazioni, riforma PA e giustizia, investimenti in ricerca, etc… pic.twitter.com/hDRU13RGWS
— David Carretta (@davcarretta) July 22, 2020
Gentiloni è un signore e un politico. E farà di tutto per dare mano a questo governo, nell’interesse dell’Italia e del suo partito
Ma il problema non è freno di Rutte o decisione Commissione. Il vero “vincolo esterno” sono i mercati. Che se fai troppe cazzate presentano il conto
— David Carretta (@davcarretta) July 22, 2020