L’idea era nell’aria, ma ora è ufficiale. Starbucks venderà la quota di maggioranza delle sue attività in Cina al fondo di private equity Boyu Capital, con sede a Hong Kong, in un’operazione che valuta il business 4 miliardi di dollari.
L’accordo darà vita a una joint venture in cui Boyu deterrà fino al 60% e Starbucks manterrà il 40%, continuando a concedere in licenza marchio e proprietà intellettuale. Con questa partnership, il gruppo americano mira a rilanciare la crescita nel suo secondo mercato mondiale e ad avere fino a 20.000 caffetterie, rispetto alle attuali 8.000.
Anche altre multinazionali hanno adottato approcci simili per le loro attività in Cina. McDonald’s, ad esempio, nel 2017 ha venduto l’80% delle sue operazioni nel Paese e a Hong Kong a investitori per 2,1 miliardi di dollari, un accordo ampiamente considerato un successo, secondo Reuters.
GLI AFFARI DI STARBUCKS IN CINA
Secondo quanto riferito dal Financial Times, la cessione della maggioranza a Boyu Capital fa parte della strategia di espansione e ristrutturazione di Starbucks in Cina, dove l’azienda ha registrato 3 miliardi di dollari di ricavi netti nell’anno fiscale 2024. Il valore complessivo della sua attività retail cinese, ha precisato la società, supererà i 13 miliardi di dollari, includendo il ricavato della vendita, la quota residua nella joint venture e i futuri introiti da licenze.
“La profonda conoscenza del mercato locale e l’esperienza di Boyu ci aiuteranno ad accelerare la crescita in Cina, specialmente mentre ci espandiamo nelle città più piccole e in nuove regioni – ha dichiarato il Ceo Brian Niccol -. Abbiamo trovato un partner che condivide il nostro impegno per offrire un’eccellente esperienza ai collaboratori e un servizio clienti di livello mondiale”.
LA PARTNERSHIP CON BOYU
Boyu Capital – i cui fondatori includono il nipote dell’ex presidente cinese Jiang Zemin – si concentrerà sull’apertura di nuovi punti vendita nelle città di livello inferiore e sull’aumento dell’efficienza dei negozi esistenti. Il fondo, stando a Bloomberg, avrebbe inoltre avviato trattative con varie banche per un prestito da circa 1,4 miliardi di dollari, destinato a finanziare l’operazione.
Gli analisti citati da Reuters ritengono che Boyu offrirà a Starbucks supporto strategico e relazionale, oltre a nuove partnership digitali. “Boyu è più una società di private equity: probabilmente offrirà un supporto strategico a Starbucks e li aiuterà anche nelle relazioni e nelle partnership digitali”, ha spiegato Jason Yu, direttore generale di CTR Market Research.
MERCATO IN RALLENTAMENTO E CONCORRENZA AGGUERRITA
Dopo aver introdotto la cultura del caffè in Cina nel 1999, Starbucks si trova oggi a fronteggiare una forte concorrenza locale. Secondo Euromonitor International, la quota di mercato dell’azienda è scesa dal 34% nel 2019 al 14% nel 2023, mentre rivali come Luckin Coffee e Cotti Coffee offrono bevande a prezzi sensibilmente inferiori.
La competizione ha costretto Starbucks a ridurre i prezzi di alcune bevande e a introdurre nuovi prodotti localizzati. Nel trimestre chiuso il 29 giugno, le vendite comparabili in Cina sono aumentate del 2%, in ripresa rispetto alla crescita zero del periodo precedente.
CHE SUCCEDE IN CINA
Se il finanziamento da 1,4 miliardi di dollari dovesse essere confermato, secondo Bloomberg, rappresenterebbe uno dei più grandi leveraged buyout partiti dalla Cina nel 2025. Il prestito, verosimilmente denominato in yuan, sarebbe guidato da banche cinesi e si inserirebbe nel trend crescente di operazioni di fusioni e acquisizioni sostenute da finanziamenti locali.
In precedenza, altri grandi fondi di private equity come Carlyle, EQT, Hillhouse, Primavera Capital e FountainVest Partners erano stati invitati a partecipare al processo di vendita. Tuttavia, Boyu è emersa come principale vincitrice della trattativa, superando la concorrenza grazie al suo radicamento nel mercato cinese e alla sua esperienza negli investimenti nei beni di consumo, tra cui il sostegno al bubble tea Mixue Group e la partecipazione nel gruppo di lusso SKP.
UNA STRATEGIA DI ESPANSIONE A LUNGO TERMINE
Starbucks punta ora a rafforzare la propria presenza in Cina, con l’obiettivo di più che raddoppiare i punti vendita nei prossimi anni. “Miriamo a portare l’esperienza Starbucks a più clienti, in più città in tutta la Cina – ha detto Niccol -. Vediamo un percorso di crescita che ci porterà dagli attuali 8.000 coffeehouse Starbucks a oltre 20.000 nel tempo”.
L’accordo con Boyu, basato su un enterprise value cash-free e debt-free di circa 4 miliardi di dollari, segna una delle più significative dismissioni in Cina da parte di un gruppo internazionale nel settore dei beni di consumo e rappresenta, secondo gli analisti, una tappa cruciale nella strategia di rilancio del marchio nel mercato asiatico.







