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Sorpresissima: Bocconi e prof amerikani lodano la cinese Alibaba

Nel 2022 le pmi italiane presenti sui marketplace cinesi del colosso dell’e-commerce Alibaba hanno generato un giro d’affari pari a circa un terzo del valore delle esportazioni in tutto il Paese asiatico. I numeri del report della Sda Bocconi   A voler tagliare la faccenda con l’ascia, potremmo dire che l’attuale bipartizione geopolitica tra Est…

 

A voler tagliare la faccenda con l’ascia, potremmo dire che l’attuale bipartizione geopolitica tra Est e Ovest, vale a dire tra Usa e Cina, si riflette nell’online anche nel duopolio Amazon e Alibaba. I due marketplace hanno modelli di business molto diversi, ma per le nostre Pmi è importantissimo esserci visto che offrono una vetrina internazionale, consentendo al “made in Italy” di raggiungere consumatori e mercati altrimenti fuori portata.

PER LE PMI ITALIANE MEGLIO AMAZON O ALIBABA?

Amazon da tempo fornisce i numeri dell’impatto generato sull’economia italiana con un focus sulle piccole e medie imprese. Secondo i dati del colosso statunitense, sarebbero 20mila quelle presenti sulla sua piattaforma con 800 milioni di vendite all’estero che danno lavoro a 60mila persone. Ora si sa di più anche in merito ad Alibaba, grazie a una ricerca realizzata da Sda Bocconi con Carlo Alberto Carnevale Maffé, Professore di Practice of Strategy and Entrepreneurship nel medesimo ateneo che ha evidenziato i numeri realizzati dalle Pmi italiane in Cina.

VOLUME D’AFFARI CRESCIUTO DEL 140%

Nel 2022 grazie ad Alibaba le aziende italiane hanno esportato in Cina un controvalore di 5,4 miliardi di euro. Secondo la ricerca Sda Bocconi parliamo del 22% dell’export verso la Cina, che vale dunque circa 20 miliardi di euro. A tanto ammonta il transato del Made in Italy su Alibaba. Nel 2022, l’Italia ha rappresentato il secondo esportatore europeo in Cina, con una quota dell’1,0% dell’import cinese, un valore superiore a Regno Unito e Spagna ma inferiore a Francia (1,3%) e Germania (4,1%).

Per le casse dello Stato un introito di circa 2 miliardi di tasse dato che per generare quel fatturato servono oltre 60mila addetti. Ai consumatori cinesi piace soprattutto l’abbigliamento, scarpe e prodotti tessili prodotti in Italia, molti dei quali a Prato, che incidono per il 58% del totale.

Non a caso alla convention Alibaba organizzata a Milanonei giorni scorsi c’era difatti il patron di Tod’s, Diego Della Valle, che per primo, nel 2015, aprì il suo negozio online su Alibaba. «La nostra esperienza in Cina con Tmall (Alibaba) è stata quella di un’avventura condivisa alla scoperta di un mercato affascinante e per certi versi complicato, ma certamente irrinunciabile per il mondo del lusso e della moda», ha detto l’imprenditore.

«L’Italia è il secondo paese per valore dell’export in Europa e ha un enorme potenziale per raggiungere una posizione di leadership velocemente- ha sottolineato il general manager di Alibaba Sud Europa, Rodrigo Cipriani Foresio – Una grande opportunità viene naturalmente dalla Cina, che è per le aziende italiane di fatto un mercato ancora da esplorare, ma in generale il commercio digitale spalanca un mondo di possibilità su scala globale. I 5,4 miliardi di giro d’affari generato dalle aziende italiane sulle nostre piattaforme B2C in Cina ci inorgoglisce più che mai».

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