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Soho House wall street

Soho House, fine di un breve amore a Wall Street

Dopo soli quattro anni, la non più troppo esclusiva Soho House dice addio alla Borsa di New York. Un gruppo di investitori, guidati da Mcr Hotels, ha raggiunto un accordo per l'acquisizione e avviare il delisting. Tra loro anche l'attore Ashton Kutcher. Fatti, numeri e commenti

 

Soho House, esclusivo club per artisti e creativi nato a Londra nel 1995 e poi esportato in tutto il mondo, con sedi da New York a Istanbul, passando per Bangkok e Roma, si prepara a lasciare Wall Street. La sua natura originariamente selettiva infatti, con la quotazione in Borsa, si è via via guastata, deludendo sia soci che investitori.

A risolvere l’annosa questione ci penserà quindi un gruppo di investitori, che ha raggiunto un accordo da 2,7 miliardi di dollari per procedere con l’acquisizione e avviare il delisting.

IL FALLIMENTO DEL SOGNO IN BORSA

Dopo il debutto alla Borsa di New York nel 2021, con azioni lanciate a oltre 14 dollari, Soho House non è mai riuscita a conquistare la fiducia degli investitori. Le difficoltà strutturali del modello di business, basato sull’esclusività ma soggetto alle logiche espansive dei mercati pubblici, hanno spinto i titoli al ribasso. Tanto che secondo il Wall Street Journal, la valutazione complessiva della società è oggi scesa a circa 1,8 miliardi di dollari.

Il gruppo Mcr Hotels, uno dei maggiori operatori alberghieri statunitensi, guiderà l’operazione, affiancato dal colosso del private equity Apollo Global Management, che fornirà oltre 700 milioni di dollari tra equity e debito.

L’offerta, pari a 9 dollari per azione, rappresenta un premio rispetto alla chiusura più recente – scrive Reuters -, ma copre solo circa il 15% del flottante: la maggioranza della società resterà infatti in mani private, in particolare del fondatore Nick Jones e dell’investitore miliardario Ron Burkle, storico sostenitore del ritorno alla dimensione privata.

GLI INVESTITORI TRA STELLE DI HOLLYWOOD E FONDI ATTIVISTI

Oltre a Mcr Hotels, nell’operazione è coinvolto anche Ashton Kutcher, attore e investitore tech, che entrerà nel consiglio di amministrazione. Con lui, il Ceo di Mcr Tyler Morse e il nuovo Cfo Neil Thomson, esperto del settore hospitality, che prenderà il posto di Thomas Allen.

Stando a Reuters, non sono però mancate le tensioni. Daniel Loeb, a capo del fondo hedge Third Point (che detiene circa il 10% della società), ha più volte criticato l’operazione perché troppo vantaggiosa per gli investitori interni e ha sollecitato un processo più trasparente e competitivo per la vendita.

BELLA L’ESCLUSIVITÀ, MA NON PAGA

Come evidenziato nel commento di un socio su Bloomberg, la contraddizione di fondo è stata evidente fin dal principio: un club per pochi portato in Borsa per crescere come una catena globale. Per ottenere profitti rilevanti nel settore dei servizi servono economie di scala – ma l’espansione rischia di compromettere il valore stesso dell’esclusività e infatti, secondo alcuni soci, Soho House ha aperto un po’ troppo le sue porte.

L’esperienza di molti di loro ha confermato questo squilibrio tanto che a Londra, New York e Los Angeles si sono registrate lamentele per ambienti troppo affollati, servizi rallentati e difficoltà nelle prenotazioni. La società ha risposto limitando le nuove iscrizioni e chiarendo che l’obiettivo non è aumentare i membri esistenti, ma espandersi in nuove città selezionate, mantenendo alta la qualità.

DATI IN RIPRESA

Nonostante le difficoltà in Borsa, gli ultimi dati finanziari mostrano segnali di ripresa. Stando al Wsj nel secondo trimestre del 2025, Soho House ha registrato un utile netto di 24,9 milioni di dollari, rispetto alla perdita dello stesso periodo nel 2024. I ricavi trimestrali sono saliti a 329,8 milioni di dollari, grazie anche alle performance del brand di arredamento Soho Home e dei servizi all’interno delle strutture.

Le quote associative restano la principale fonte di reddito: nel secondo trimestre 2025 hanno generato 118,6 milioni di dollari, con un incremento del 16% su base annua. Il tasso di fidelizzazione ha superato il 91%, a conferma della solidità della base clienti, nonostante i malumori. Nel 2024 i ricavi annuali avevano già superato 1,2 miliardi di dollari – più del doppio rispetto al 2021.

MENO “POLVERE DI STELLE”, PIÙ STRATEGIA E RITORNO ALLE ORIGINI

“Non basterà la celebrità di Ashton Kutcher per risolvere i problemi di Soho House”, ha affermato Susannah Streeter, responsabile dei mercati presso Hargreaves Lansdown. Secondo lei, sarà necessario un intervento profondo sul modello operativo per riportare la società su basi solide e coerenti con la sua identità di marchio che può fare contare su 46 club in tre continenti e una rete che comprende anche gli uffici Soho Works e i beach club Scorpios a Mykonos e Bodrum.

Il ritorno alla proprietà privata, secondo il Wsj, consentirà al management maggiore flessibilità strategica, liberandosi dalle pressioni delle trimestrali. Le priorità dichiarate includono una nuova fase di innovazione nel settore dell’ospitalità di lusso esperienziale: servizi wellness di alto livello (camere iperbariche, saune avanzate, trattamenti estetici), cucina gourmet e design raffinato.

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