Skip to content

Quota 100

Salvate il soldato Sbarra (Cisl)

Un premier e un governo avveduti non possono mandare allo sbaraglio i loro interlocutori leali ed onesti (come la Cisl guidata da Sbarra) e premiare i predoni senza scrupoli (in primis Landini=, che prendono in ostaggio i lavoratori per assecondare i propri disegni politici. Il commento di Giuliano Cazzola

 

Mario Draghi, nel portare a termine la prima legge di bilancio varata dal suo governo e nell’affrontare l’imboscata che gli ha teso Maurizio Landini, ha un preciso dovere da assolvere, soprattutto perché ha accettato di essere il restauratore – e fino ad ora c’è riuscito – di una ‘’buona politica’’, dopo anni in cui se ne era persa persino la memoria.

La ‘’buona politica’’ è fatta di serietà, lealtà e fiducia verso coloro che, nei tuoi confronti, sono stati, seri, leali e altrettanto fiduciosi.

Il premier avrà modo di accorgersi, nei giorni che ci separano dal 16 dicembre, che chi è venuto meno ai patti per ‘’trenta denari’’, proprio perché ha dimostrato di non avere scrupoli, proclamando uno sciopero generale insensato, può essere assolutamente disponibile a vendersi per quegli stessi ‘’trenta denari’’, se gli venissero offerti dal governo.

Draghi deve fare i conti con una maggioranza complessa di cui due componenti importanti (Pd e M5S) insistono a favore delle istanze della Cgil, mentre LeU – anche se conta come una spruzzata di borotalco dopo il bagno – non ha esitato a condividere i deliri di Landini.

Lega, Forza Italia e Italia Viva non hanno la tempra degli eroi del rigore. Sono insorti quando Draghi ha proposto un ‘’contributo di solidarietà’’ a scapito dei redditi medio-alti (è inconcepibile che un lavoratore dipendente – percettore di un reddito da 35mila euro in su – sia diventato un ‘’ricco’’ i cui interessi non meritano di essere tutelati dal sindacato); ma non si scandalizzerebbero se il governo accogliesse qualche richiesta in grado di indurre la Cgil a mentire nuovamente in senso opposto, attribuendo un significato di palingenesi a quelle eventuali modifiche, ottenute grazie alla proclamazione dello sciopero generale (che a quel punto verrebbe revocato con distribuzione di ad imperitura gloria di Landini e Bombardieri).

Nel perseguire la ‘’buona politica’’ Draghi farebbe bene a non dimenticare che una confederazione – la Cisl – si è defilata dall’avventura dell’astensione generale (che poi, dopo l’intervento della Commissione di Garanzia è divenuto solo ‘’colonnello’’) dal lavoro del 16 dicembre. E non lo ha fatto con motivazioni vaghe e buoniste, come la presenza di nuove varianti del virus e i suoi possibili effetti sulla attività produttiva. No.

La Cisl si è assunta la responsabilità di raccontare ai lavoratori ciò che l’azione dei sindacati ha ottenuto nell’ambito del ddl di bilancio e, di conseguenza, le modifiche che il governo ha accolto e condiviso.

Non conosco Luigi Sbarra e, per la verità, non mi era piaciuto che la sua organizzazione – sia pure con più cautela – avesse seguito Maurizio Landini nelle scene isteriche anti-green pass.

Ma la decisione di non aderire allo sciopero per quelle specifiche motivazioni di merito che ristabiliscono la verità è un atto che rende alla Cisl il ruolo svolto in tante altre occasioni.

Soprattutto perché, da sindacalista, Sbarra è consapevole che la sua organizzazione rischia di rimanere col cerino acceso tra le dita, se il governo facesse (come è probabile) altre concessioni alla Cgil e alla Uil.

Un premier e un governo avveduti non possono mandare allo sbaraglio i loro interlocutori leali ed onesti e premiare i predoni senza scrupoli, che prendono in ostaggio i lavoratori per assecondare i propri disegni politici.

Un governo deve tener conto del dissenso (anche quando è strumentale?) , ma non ha il diritto di sprecare il consenso. Nel libro postumo ‘’Passato prossimo’’, Pierre Carniti, uno dei più grandi sindacalisti della seconda metà del secolo scorso (con il quale ho avuto l’onore di lavorare), ricorda puntualmente la vicenda del decreto del 14 febbraio 1984 con il quale il governo di Bettino Craxi cominciò a mettere mano al meccanismo della c.d. scala mobile allo scopo di rallentare il trend devastante dell’inflazione con tassi a due cifre (ricordiamoci di quei tempi, adesso, in presenza dei segnali di ripresa sottovalutata in questi ultimi mesi).

Come è noto Cisl ,Uil e socialisti della Cgil, nel 1984, condivisero quel provvedimento, che fu invece contrastato dai comunisti del sindacato e dal Pci. La conversione in legge del decreto fu accompagnata, nelle piazze e in Parlamento, da una imponente conflittualità, tanto che, non solo la Dc, ma anche lo stesso Craxi – racconta Carniti – si chiesero se valesse la pena di sostenere una lotta tanto dura per tre punti di scala mobile (quelli che in base al decreto sarebbero stati tagliati). Venuto a conoscenza di questo lavorio compromissorio, Carniti scrisse a Craxi che la Cisl non avrebbe accettato di sottoscrivere soluzioni diverse da quelle già concordate. E Craxi tirò diritto su quella impostazione, senza ulteriori mediazioni.

Torna su