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Inflazione

Riusciranno le banche centrali a tenere a bada lo spauracchio dell’inflazione?

L'intervento a cura di Martin van Vliet, Strategist Global Macro Team di Robeco

 

Con il crescere dei timori di recessione e il calo dei prezzi di diversi metalli e materie prime agricole, nelle ultime settimane i mercati obbligazionari hanno prezzato un significativo inasprimento dei tassi delle banche centrali. L’ipotesi di fondo è che un rallentamento dell’economia aiuterà le banche centrali a tenere un po’ lontano lo spauracchio dell’inflazione.

L’inflazione non ha ancora compiuto una decisa svolta al ribasso; proprio per questo motivo, non si dissolveranno in fretta i timori sul fatto che le aspettative inflazionistiche a medio-lungo termine possano essere “sganciate” dagli obiettivi di inflazione delle banche centrali. Ciò potrebbe ostacolare le banche centrali nell’intervenire qualora si dovesse verificare una recessione.

Fa eccezione la Cina, la cui banca centrale è ancora orientata all’allentamento, mentre le pressioni e le aspettative di inflazione rimangono contenute. Per quanto riguarda gli Stati Uniti, ci aspettiamo che la Fed proceda con rialzi aggressivi dei tassi a luglio e settembre, al fine di riportare il tasso sui fed funds a un livello considerato neutrale. Resta da vedere se la Fed sarà in grado di portare i tassi molto oltre il 3%.

Nel frattempo, mentre la BCE sta per effettuare il primo rialzo dei tassi in 11 anni, l’attenzione si è spostata su un nuovo strumento anti-frammentazione, che dovrebbe consentire alla banca centrale di procedere con i rialzi dei tassi. Continuiamo ad avere dubbi su quanto scontato dal mercato, secondo il quale la BCE aumenterà in modo sostenibile il tasso di depo da -0,5% a oltre l’1,75% nei prossimi anni.

Per il momento, la BoJ è considerata il principale fattore di disturbo del mercato monetario, in quanto mantiene lo stimolo monetario difendendo il controllo della curva dei rendimenti attraverso gli acquisti di obbligazioni. Ma ciò non è privo di rischi, dato il forte deprezzamento dello yen e l’aumento dei rischi di illiquidità nel mercato dei JGB (titoli di Stato giapponesi). Tali rischi evidenziano che la BoJ non può mantenere il controllo della curva dei rendimenti all’infinito e, pertanto, ci aspettiamo dei cambiamenti nei mesi a venire.

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