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Oro

Oro Bankitalia, perché l’Italia era un’anomalia prima della mozione approvata. L’analisi di Bagnai (Lega)

L'analisi dell'economista Alberto Bagnai (Lega), presidente della commissione Finanze e Tesoro del Senato tratta dal blog Goofynomics

Il 3 aprile M5S e Lega hanno votato compatti la loro mozione (141 sì, 83 no e 12 astenuti) nella quale chiedono al governo le «opportune iniziative al fine di definire l’assetto della proprietà delle riserve auree» detenute da via Nazionale, sempre però «nel rispetto della normativa europea» e di «acquisire le notizie» su quelle attualmente all’estero e sulle «modalità per l’eventuale loro rimpatrio» (qui il testo integrale della mozione). Un chiarimento che tuttavia non costituisce la premessa a un uso delle riserve a sostegno di questa o quella iniziativa del governo. Lo conferma il leghista Alberto Bagnai, presidente della commissione Finanze e primo firmatario della mozione assieme alla pentastellata Laura Bottici: «L’indipendenza della Banca centrale non è assolutamente in discussione, è un principio che noi rispettiamo perché iscritto nel nostro ordinamento. La gestione dell’oro è assolutamente indiscussa, nessuno pensa di darla al governo». (Redazione Start Mag)

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Il lavoro che sto facendo è complesso, e certo non mi aspettavo che fosse semplice, dato il contesto interno e quello internazionale, ma confesso di aver un po’ sottovalutato la quantità di complicazioni inutili derivanti da un diffuso analfabetismo funzionale. In tutta evidenza, i competenti e i loro organi di propaganda ignorano (o fingono di ignorare?) che lo Stato  (ente dotato di potestà territoriale) non è il Governo (organo complesso posto al vertice dell’apparato amministrativo dello Stato), che la detenzione (il fatto di avere la materiale disponibilità di un bene) non è la proprietà (diritto di godere e di disporre delle cose in modo pieno ed esclusivo), che l’indipendenza (condizione di chi è indipendente) non è irresponsabilità (l’essere irresponsabile), e via dicendo. Peccato. Si perde tempo inutilmente, quando oggi le moderne tecnologie ci consentirebbero di risparmiarlo. Non solo il significato delle parole è a portata di clic, come vi ho appena dimostrato, ma lo sono anche i testi in discussione nelle aule parlamentari, che basterebbe leggere (mi pare che questo sia sufficientemente chiaro), come pure, per gli europeisti liturgici, sono a portata di clic anche le migliori prassi dei paesi che per anni ci sono stati ritualmente proposti come modelli  (basta il titolo: per gli analfabeti funzionali chiarisco che in italiano è “L’oro della Germania”, non “L’oro della Bundesbank”).

A queste migliori prassi gli europeisti pragmatici semplicemente chiedono che il nostro paese si adegui. L’esigenza di adeguare le nostre istituzioni a quelle dei nostri partner di maggiore successo mi sembra non necessiti di spiegazioni: è tautologica, come è tautologico dire che le riserve dello Stato sono dello Stato (peraltro, questo principio basilare lo troverete affermato negli ordinamenti di qualsiasi paese civile: ad esempio, all’art. 9-bis dello Statuto della Banca centrale belga, o alle Sezioni 3 e 16 dello Statuto della Banca centrale olandese,  o all’art. 7, comma 3, lettera c, dello Statuto della Banca centrale spagnola, e vi risparmio altri esempi, perché voi, miei cari lettori, siete persone con un minimo di attrezzatura culturale – e quindi sapreste trovarveli da voi, ma, soprattutto, non ne avete bisogno! Sapete bene che l’accumulo di riserve, e in particolare quindi anche di riserve auree, consegue dai surplus di bilancia dei pagamenti che sono il risultato dell’industriosità dei cittadini di un paese, come riconosce, con onestà intellettuale, la mozione dei nostri oppositori di sinistra, e quindi ad essi appartengono, come precisa, con un eccesso di populismo, a mio avviso fuorviante – se pure apprezzabile nelle intenzioni e corretto nella sostanza – il sito dei nostri cugini d’Oltralpe). Eventualmente andrebbe spiegata la sospetta resistenza a una esigenza tanto ovvia (sospetta perché nei paesi civili l’ovvio, come abbiamo visto, viene affermato senza difficoltà, e viene  con altrettanta scioltezza confermato dalle più autorevoli istituzioni europee, alla cui competenza ci inchiniamo – anche se da tanta competenza preferiremmo scaturisse anche qualche risultato, come ad esempio un tasso di inflazione vicino al proprio target del 2%…). Ma questa spiegazione ci interessa fino a un certo punto: in aula contano i numeri, non le intenzioni. Certo, questo sarà un problema per chi finora ha chiesto più Europa per gli altri, sperando di averne meno per sé. Ma dei problemi di chi ha ragionato con un simile meschino egoismo possiamo anche non farci carico noi. Se n’è fatta carico per tanti anni la nostra attuale opposizione, trascurando, purtroppo per lei, un dettaglio fondamentale: gli Italiani sono un popolo dignitoso e generoso. Siamo, è vero, individualisti (forse anche perché ce lo possiamo permettere), ma l’egoismo ci infastidisce, ed è passato di moda, sostituito da una attenzione razionale, prima che sentimentale, per l’interesse collettivo.

(estratto da Goofynomics; la versione integrale scritta il giorno prima della mozione si può leggere qui)

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