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Tessile abbigliamento moda, ecco le novità del rinnovo del contratto

Il nuovo contratto nazionale del settore tessile sarà in vigore fino al 31 marzo 2027 e interessa oltre 372mila dipendenti, impiegati in circa 41mila imprese.

A Milano ieri mattina la delegazione trattante e le segreterie nazionali di Filctem Cgil, Femca Cisl, Uiltec Uil hanno sottoscritto l’ipotesi d’accordo per il rinnovo del contratto nazionale di lavoro del Tessile Abbigliamento Moda, con le rappresentanze confindustriali di SMI (Sistema Moda Italia). Il contratto, scaduto il 31 marzo 2024, sarà in vigore fino al 31 marzo 2027 e interessa oltre 372mila dipendenti, impiegati in circa 41mila imprese. La parola ora alle lavoratrici e ai lavoratori che nelle assemblee voteranno l’accordo.

La parte economica

L’ipotesi di accordo prevede un aumento complessivo (TEC) nel periodo di vigenza contrattuale di 232 euro al 4° livello, pari al 13%.

Per quanto riguarda il TEM, l’incremento salariale sui minimi (riferito al 4° livello) sarà di 200 euro suddiviso in tre tranche: 95 euro 1° dicembre 2024; 57 euro 1° gennaio 2026; 48 euro 1° gennaio 2027. Il Montante sarà di 4001 euro e l’aumento corrispondente alla percentuale sui minimi dell’11,20%.

Nella vigenza contrattuale verranno riconosciuti 200 euro all’anno per quote aggiuntive di welfare le cui modalità verranno definite a livello aziendale.

Per quanto riguarda il welfare sanitario le aziende verseranno, per ogni lavoratore, un contributo aggiuntivo di 3 euro al fondo sanitario Sanimoda e di 2 euro all’assicurazione per la non autosufficienza (LTC).

La quota, sempre a carico delle imprese, destinata al fondo pensione complementare di settore Previmoda avrà un incremento dello 0,30% a partire dal 1° luglio 2026. La quota destinata alla Premorienza passerà invece allo 0,24% a partire dal 1° aprile 2025.

L’EGR, Elemento di Garanzia Retributiva, riferito alle lavoratrici e ai lavoratori delle aziende che non praticano contrattazione di 2° livello, vedrà un incremento annuale di 50 euro.

Si evidenzia che le lavoratrici e i lavoratori di primo livello vedranno un incremento nel triennio di 271 euro, questo consentirà il superamento della retribuzione oraria di 9 euro.

La parte normativa

Sul tema della certificazione della rappresentanza le parti hanno recepito il Testo Unico per la compilazione UNIEMENS.

Per quel che riguarda le agibilità dei rappresentanti alla sicurezza, sono aumentati i permessi Rls recependo il Patto per la Fabbrica, così pure per quanto riguarda i lavoratori affetti da disabilità e inidoneità sopraggiunta, si è concordato il recepimento della norma sugli accomodamenti ragionevoli.

In tema di permessi: aumento da 5 a 10 i giorni non retribuiti per malattia figlia/o; estensione dei 3 giorni in caso di infermità o decesso dei figli del coniuge/convivente e in caso di decesso dei genitori del coniuge/convivente; permessi retribuiti da legge per adozioni e donatori di midollo osseo; permessi non retribuiti per chi assume la tutela di stranieri non accompagnati e per percorsi di fecondazione assistita anche intrapresi all’estero e riconoscimento di 30 giorni retribuiti per gli invalidi civili oltre il 50%. Inoltre, orario di lavoro agevolato per genitori di figli con DSA e la frazionabilità dei permessi in 104.

Aumento dell’aspettativa non retribuita, in caso di superamento del periodo di comporto, che raddoppia passando da 4 a 8 mesi e riconoscimento di un periodo di comporto di 15 mesi per gli invalidi legge 68.

Nell’intesa, tra le altre novità, l’inserimento delle linee guida sulle ferie solidali e sulla partecipazione, la banca ore che passa da 32 a 40, l’accoglimento del protocollo nazionale sullo smart working e un mese in più, rispetto a quanto garantito dalla legge in materia, per le donne vittime di violenza di genere. Inoltre, sono inserite iniziative formative, concordate con le RSU, per la promozione della cultura contro la violenza. Sempre per quanto riguarda la formazione, 8 ore per il 2025 e 8 ore per il 2026 aggiuntive e riconoscimento per gli studenti universitari di 48 ore retribuite annue per lo studio e di permessi retribuiti per i giorni di esame e per i 2 precedenti.

Le parti hanno poi deciso di costituire l’Ente bilaterale di settore (EBM), quale sede partecipata che svilupperà un’informativa nazionale e iniziative congiunte finalizzate a favorire la difesa e lo sviluppo del settore.

Nell’Osservatorio nazionale sono stati aggiunti, tra gli ulteriori compiti, anche l’analisi dell’andamento dell’occupazione femminile e la promozione di iniziative sulle azioni positive per la diffusione delle buone pratiche, attraverso la mappatura infortuni e malattie professionali con ausilio dati INAIL.

Tante altre le novità contenute nell’intesa, come il pagamento della carenza malattia al 100% per i certificati medici superiori a 5 giornate.

I commenti della parte sindacale

“Un contratto innovativo, che punta sulle Relazioni Industriali per il rilancio del settore, dando risposte certe alle lavoratrici e ai lavoratori, non solo in termini economici, ma anche normativi, con specifica attenzione alla conciliazione dei tempi di vita e di lavoro”. Così Sonia Tosoni, Raffaele Salvatoni, Livia Raffaglio, rispettivamente segretari nazionali di Filctem Cgil, Femca Cisl, Uiltec Uil, al termine dell’incontro.

Il giudizio della parte datoriale

Il presidente di Smi, Sergio Tamborini, ha commentato: “pur in un momento particolarmente difficile per tutta la filiera del tessile abbigliamento, abbiamo firmato un contratto nazionale che segna l’inizio di un cambiamento positivo e costruttivo nel rapporto tra aziende e lavoratori. Accanto alle soluzioni di carattere economico è stato importante equilibrare da un lato le esigenze di professionalità ed efficienza delle imprese, dall’altro quelle di sicurezza, equità e bilanciamento vita-lavoro dei nostri collaboratori. In questo contesto, anche la rinnovata attenzione al welfare, quindi al benessere complessivo dei dipendenti, diventa un importante elemento di svolta per una relazione proficua tra aziende e lavoratori”.

Il 5 novembre la lettera dei sindacati di settore al ministro Adolfo Urso

Ci vogliono politiche industriali con interventi mirati a sostenere e rilanciare l’intera filiera della moda. È quanto hanno chiesto lo scorso 5 novembre i tre segretari generali di Filctem Cgil, Femca Cisl, Uiltec Uil, Marco Falcinelli, Nora Garofalo, Daniela Piras in una lettera inviata al ministro Adolfo Urso e al ministero delle Imprese e del Made in Italy.

I sindacati di categoria, nella lettera, hanno fatto presente che “l’intero settore manifatturiero del Sistema Moda manifesta da tempo grosse difficoltà (anche nel settore pelletterie) evidenziate proprio da un ricorso massiccio agli ammortizzatori sociali sia nel comparto industriale che in quello artigiano”.

La crisi continua ad impattare in maniera forte sull’intera filiera del sistema moda e sull’indotto e i tavoli di crisi aperti da molto tempo a livello territoriale sono indicativi della difficoltà complessiva dell’intera filiera. “Più volte – scrivono i sindacati – ai tavoli specifici convocati presso il Mimit abbiamo sollecitato, come organizzazioni sindacali, interventi strutturali”.

Ad oggi l’unico intervento messo in campo per il settore è quanto deliberato dalla Presidenza del Consiglio con l’approvazione per il 2024, di 8 settimane di ammortizzatori sociali in deroga per le imprese del settore del Tessile, Abbigliamento, Calzaturiero e Concia, anche artigiane con dimensione fino a 15 dipendenti. Misure ritenute necessarie dai sindacati ma non sufficienti. Per tali motivi ribadiscono “come non sia più procrastinabile lo sviluppo di politiche industriali che comprendano interventi decisi per il sostegno ed il rilancio della filiera complessivamente intesa”.

Per i sindacati di settore sono infatti necessari investimenti specifici sulla filiera e sui distretti che favoriscano l’aggregazione di impresa, la trasformazione digitale, l’accesso ai finanziamenti, piani di formazione finanziata a sostegno dell’occupabilità, progetti di valorizzazione energetica, e, in maniera netta, interventi in tema di contrasto all’illegalità, al dumping contrattuale, ai fenomeni di sfruttamento ed alla gravissima piaga della contraffazione a favore della buona e piena occupazione di lavoratrici e lavoratori.

“Per contrastare i fenomeni di illegalità – affermano – bisogna favorire la trasparenza dei rapporti contrattuali lungo tutta la filiera, a partire dagli appalti ma anche nel segmento del contoterzismo, per il quale diviene indispensabile individuare criteri certi di responsabilità in solido tra le imprese anche in caso di pluricommittenza”. I sindacati ritengono che, se si vuole rendere lettera viva il sostegno alla produzione Made in Italy, determinata non solo dall’allocazione geografica della produzione ma anche e soprattutto da un modello qualitativo di valore, “il progetto di intervento governativo non possa limitarsi ad interventi spot ma debba essere complessivo, coerente, di lunga durata, e accompagnato da una revisione complessiva della legislazione a tutela del Made in Italy”.

Le previsioni dello studio Prometeia-Intesa Sanpaolo

Un 2024 pronto alla chiusura e un biennio economico fra alti e bassi. Così possiamo fotografare il quadro italiano dal Rapporto Analisi dei Settori Industriali realizzato da Prometeia e Intesa Sanpaolo.

Per quanto concerne il settore in questione le previsioni non sono rosee. I cali più intensi sono, infatti, previsti per il Sistema Moda (-5,5%), alle prese con consumi di abbigliamento e calzature che faticano a ripartire, sia in Italia sia nei principali mercati di sbocco.

Secondo lo studio, “in un contesto internazionale che continuerà a essere incerto, la flessibilità e l’innovazione resteranno elementi centrali per il manifatturiero italiano. Il rientro dell’inflazione e la ripresa della domanda estera rappresentano opportunità importanti, ma la capacità del settore di coglierle dipenderà dall’adattamento alle nuove dinamiche globali e alla doppia transizione digitale e ambientale”.

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