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Riforma Mes, tutti i rischi della ristrutturazione del debito

Fatti, analisi e conseguenze della riforma del Mes nell’approfondimento di Tino Oldani per Italia Oggi

«Dove sono i documenti relativi alla riforma del Mes? Quali sono i cambiamenti che si intendono apportare al trattato attuale?». Benché divisi su molti temi europei, Renato Brunetta (Forza Italia) e Claudio Borghi (Lega) hanno posto la stessa domanda al ministro dell’Economia Roberto Gualtieri nel corso della seduta alla Camera che, lunedì 30 novembre, ha preceduto l’approvazione della riforma del Mes da parte dell’Eurogruppo, con il sì dell’Italia. Domanda più che legittima, visto che il governo Conte è obbligato da una mozione parlamentare a tenere conto del voto del parlamento su questa riforma. «Perfino sulle leggi più scontate gli uffici della camera ci preparano dei dossier informativi, ma non su questa», ha incalzato Borghi. E Brunetta, con tono accademico: «Conoscere per deliberare». Niente da fare. La risposta di Gualtieri è stata un misto di reticenza e scaricabarile: «La documentazione sul Mes è online da tempo, tranne le ultime modifiche, che saranno rese note dopo la loro approvazione da parte del prossimo Consiglio dei capi di stato e di governo. Dopo di che, il parlamento potrà pronunciarsi sulla riforma». Insomma, ormai sembra tutto fatto. Anche se per fare ingoiare il rospo ai cinque stelle, che finora si erano opposti al Mes, Gualtieri ha detto che «approvare la sua riforma non significa farvi ricorso». Parole ripetute pari pari, guarda caso, da Vito Crimi, segretario del M5s, a conferma del fatto che i grillini, pur di non perdere la poltrona e lo stipendio da parlamentare, non esitano a rimangiarsi, uno dopo l’altro, tutti gli slogan della loro campagna elettorale. Il loro «no» a Tav, Tap, Mes e al partito di Bibbiano, come definivano il Pd, sono diventati tutti sì. E se qualche grillino proverà a fare la fronda in Parlamento, è già pronta la ruota di scorta di Forza Italia, che Silvio Berlusconi ha messo a disposizione di Giuseppe Conte in cambio di una protezione legislativa del suo gruppo tv dall’assalto francese di Vivendi.

Piaccia o meno, sul piano politico questo è lo stato dell’arte per il Mes. E l’italiano medio o la casalinga di Voghera che volessero capire quali saranno le conseguenze di questa riforma per i suoi risparmi o il suo conto in banca, difficilmente potrà averle dai giornaloni e dai talk show tv, unanimi nel parlare di «successo del ministro Gualtieri». Un tripudio che assomiglia all’ultimo ballo sul Titanic se messo a confronto con quanto Wolfgang Munchau, autorevole editorialista del Financial Times, ha scritto pochi giorni fa sul sito Eurointelligence, di cui è direttore.

Prendendo spunto dalle reazioni negative che in Europa, da diverse parti, si sono levate contro la proposta di David Sassoli, presidente del parlamento europeo, di cancellare il debito pubblico contratto a causa del Covid-19, Munchau osserva che il debito italiano rischia di diventare insostenibile quando la Bce cesserà di acquistare i titoli di Stato italiano con i ritmi attuali, e saranno ripristinati i vincoli del Fiscal Compact. Il che potrebbe rendere inevitabile una ristrutturazione del debito italiano.

«Nella zona euro, una ristrutturazione del debito pubblico è avvenuta solo in Grecia, con un procedimento ad hoc», scrive Munchau. «Da allora il Consiglio Ue ha lavorato alla riforma del Mes, Meccanismo europeo di stabilità, per creare un meccanismo per la ristrutturazione del debito. Ad esempio, nelle emissioni di debito pubblico europeo sono state introdotte clausole di azione collettiva. Queste prevedono le cosiddette clausole ‘single limb’, che consentono con un singolo voto di ristrutturare tutto il debito per tutti i creditori, piuttosto che avere voti separati per emissioni di debito separate». Dettagli tecnici difficili da capire per chi non abbia familiarità con la finanza pubblica e i regolamenti Ue.

Ma è proprio qui che Munchau vede il nocciolo della questione, e lo svela: «Il significato sotteso a tutti questi sforzi è stato quello di gettare le basi per una ristrutturazione del debito italiano, senza dirlo esplicitamente. Il governo italiano lo sa, ed ha ritardato il più possibile i lavori, a volte bloccando i lavori per la riforma del Mes sfruttando le divergenze politiche, ad esempio sull’unione bancaria». Conclusione: «La ristrutturazione del debito italiano è una delle questioni politiche più spinose che non solo l’Italia, ma la zona euro e l’Ue nel suo insieme si trovano davanti».

Per chi non avesse ancora chiaro cosa comporta una eventuale ristrutturazione del debito pubblico non solo in generale, ma anche per il conto in banca e i risparmi di ciascuna famiglia o impresa, la sintesi più efficace l’ha fornita l’economista Giampaolo Galli, Pd, in un’audizione alla camera, di cui su ItaliaOggi ho ricordato alcuni passaggi, compreso il seguente: «Sarebbe una calamità immensa: genererebbe distruzione di risparmio, fallimenti di banche e imprese, disoccupazione di massa e impoverimento della popolazione senza precedenti nel dopoguerra». Galli lo diceva il 6 novembre 2019, e l’economia italiana non era stata ancora semidistrutta dal Covid-19. La riforma del Mes, fortemente voluta da Germania e Francia, salutata in Italia come un successo dal Pd e dai media che lo fiancheggiano, quando entrerà in vigore, rischia di completare la distruzione da Coronavirus. E per Germania e Francia sarà un gioco da ragazzi mettere le mani, a poco prezzo, sugli asset strategici del nostro paese, banche e risparmio privato in testa.

 

Articolo pubblicato su ItaliaOggi

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