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Bcc

Riforma Bcc: chi ha vinto, chi ha perso e chi ha pareggiato

“Riforma della riforma”. Così il premier Giuseppe Conte ha definito l’intervento sulle Bcc (Banche di credito cooperativo) contenuto nel decreto Milleproroghe approvato ieri dal Consiglio dei ministri. IL DECRETO La riforma della riforma concede più potere alle banche di credito cooperativo che aderiscono a gruppi più grandi e sei mesi di tempo in più alle…

“Riforma della riforma”. Così il premier Giuseppe Conte ha definito l’intervento sulle Bcc (Banche di credito cooperativo) contenuto nel decreto Milleproroghe approvato ieri dal Consiglio dei ministri.

IL DECRETO

La riforma della riforma concede più potere alle banche di credito cooperativo che aderiscono a gruppi più grandi e sei mesi di tempo in più alle banche per aderire alle tre holding Iccrea, Cassa Centrale Banca e Raiffeisen.

LE PAROLE DI CONTE

“Abbiamo previsto di restituire più potere alle banche di credito cooperativo, che nel progetto di riforma” precedente “venivano pressoché assorbite nella capogruppo”, ha detto Conte in conferenza stampa a Palazzo Chigi.

IL COMMENTO DI TRIA

Non sarà tecnicamente la moratoria complessiva, auspicata dalla Lega, della riforma delle bcc che per il ministro dell’Economia Giovanni Tria avrebbe finito per “azzerare” il provvedimento. Eppure le bcc ottengono uno slittamento di tre mesi – rispetto ai 90 giorni fissati nella riforma originaria dopo l’autorizzazione ai gruppi bancari da parte di Bankitalia o Bce – per aderire ai gruppi bancari maggiori.

LE NOVITA’

L’equilibrio dei poteri dei futuri gruppi bancari si sposta in direzione delle banche locali: “Questa riforma va incontro alle osservazioni raccolte”, ha spiegato Tria al termine del consiglio dei ministri. Il cdm ha adottato – è lo stesso Conte a metterlo in chiaro – “interventi che appaiono chirurgici ma in realta’ sono molto significativi”.

LA QUOTA MINIMA

Palazzo Chigi ha deciso – ha spiegato Tria – di alzare “fino al 60%” (prima era appena sopra il 50%) la quota minima del capitale della capogruppo che dovrà essere detenuta dalle banche del gruppo bancario cooperativo”.

BCE BORBOTTA

Inoltre con un’innovazione che sta facendo già mugugnare ambienti della Bce, che avrebbe voluto dare più peso a manager indipendenti ed esterni, la meta’ più due dei componenti dei cda dei gruppi bancari “dovranno essere espressione delle banche di credito cooperativo aderenti al gruppo”.

LE LINEE STRATEGICHE

Non solo: le linee strategiche saranno decise dalla capogruppo in consultazione con le singole banche, che avranno quindi più potere decisionale; le bcc più virtuose, sulla base dei livelli di rischio e dei requisiti prudenziali fissati dalla vigilanza, avranno maggiore autonomia nel definire i propri piani strategici e operativi.

CHE COSA RESTA

Comunque la vigilanza sui gruppi resterà in capo a Francoforte, le tre holding vanno avanti nel loro percorso di consolidamento e il modello tedesco che prevede l’adesione a un fondo comune e non a una capogruppo, che alcune banche cooperative in Toscana e nel Nord Est avrebbero voluto, è un’ipotesi tramontata.

LE DOMANDE

Quindi ha vinto la Lega di Matteo Salvini che in Parlamento aveva chiesto una proroga secca della riforma Renzi e il ministro dell’Economia che aveva aperto solo ad alcune modifiche?

I PRIMI COMMENTI

Il Fatto Quotidiano, in un’analisi Marco Palombi, dice che ha vinto “la linea minimalista di Giovanni Tria che ha scelto in accordo con Banca d’Italia (sempre benedicente il Quirinale)”. Mentre l’editorialista e già dirigente di Bankitalia, Angelo De Mattia, ha scritto – in un primo commento su Mf/Milano Finanza – di essere preoccupato per i possibili stravolgimenti della riforma Renzi-Padoan-Visco.

LA LEGA ESULTA

Chi esulta è l’economista Alberto Bagnai, firmatario con Salvini, Giorgetti e Borghi, della mozione parlamentare sulla moratoria generalizzata. Bagnai, ora presidente della commissione Finanze della Camera, stamattina ha twittato:

 

 

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