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contributi pubblici giornali

Non solo Repubblica. Ecco come e quanto i quotidiani stanno sprofondando

Pubblicati i dati di diffusione dei quotidiani a luglio 2023. Rilevante calo delle vendite, ma non solo: molto esigua la quota di abbonamenti digitali non scontati per alcune testate nazionali. Ecco gli andamenti, testata per testata. L'articolo estratto dalla newsletter Charlie del quotidiano on line Il Post

 

Sono stati pubblicati i dati ADS di diffusione dei quotidiani nel mese di luglio 2023. Ricordiamo che la “diffusione” è un dato (fornito dalle testate e verificato a campione da ADS) che aggrega le copie dei giornali che raggiungono i lettori in modi molto diversi, grossomodo divisibili in queste categorie:

– copie pagate, o scontate, o gratuite;
– copie in abbonamento, o in vendita singola;
– copie cartacee, o digitali;
– copie acquistate da singoli lettori, o da “terzi” (aziende, istituzioni, organizzazioni) in quantità maggiori.

Il totale di questi numeri di diversa natura dà una cifra complessiva di valore un po’ grossolano, che è quella usata nei pratici e chiari schemi di sintesi che pubblica il giornale specializzato Prima Comunicazione, e che trovate qui.

A luglio gli andamenti rispetto al mese precedente sono stati alterni ma con variazioni quasi tutte intorno all’1%, con peggioramenti maggiori ancora per i due maggiori quotidiani vicini al centrodestra (Libero e Giornale) e per i due maggiori quotidiani GEDI (Repubblica e Stampa).

Se guardiamo i già più indicativi confronti con l’anno precedente, trascurando gli sportivi che hanno sempre alti e bassi, tutti i quotidiani perdono tra il 5% e il 12% delle copie. Le eccezioni sono Repubblica, che da alcuni mesi ha aggiunto al conteggio una quota cospicua di copie digitali gratuite o scontatissime, il Fatto che perde meno di tutti e il Corriere della Sera che di solito perde meno di tutti ma questo mese si avvicina al -5%.

Ma se invece, come facciamo ogni mese, consideriamo un altro dato che è più significativo e più paragonabile rispetto alla generica “diffusione” (che abbiamo descritto qui sopra e in cui entra un po’ di tutto), i risultati sono diversi: li si ottengono sottraendo da questi numeri quelli delle copie distribuite gratuitamente oppure a un prezzo scontato oltre il 70% e quelle acquistate da “terzi” (aziende, istituzioni, alberghi, eccetera), per avere così un risultato meno “dopato” e più indicativo della scelta attiva dei singoli lettori di acquistare e di pagare il giornale, cartaceo o digitale (ma questi dati comprendono sempre le copie acquistate insieme ai quotidiani locali con cui alcune testate nazionali fanno accordi, e che ADS non indica come distinte).

Si ottengono quindi questi numeri (tra parentesi la differenza rispetto a un anno fa):

Corriere della Sera 181.576 (-5%)
Repubblica 101.172 (-15%)
Stampa 72.870 (-12%)
Resto del Carlino 57.944 (-12%)
Sole 24 Ore 55.956 (-10%)
Messaggero 50.369 (-9%)
Fatto 42.946 (-10%)
Nazione 37.731 (-14%)
Gazzettino 35.579 (-7%)
Dolomiten 28.242 (-10%)
Giornale 28.207 (-10%)
Messaggero Veneto 26.430 (-8%)
Verità 24.851 (-17%)

Altri giornali nazionali:
Libero 22.642 (+4%)
Avvenire 15.060 (-8%)
Manifesto 12.738 (-%)
ItaliaOggi 7.955 (-14%)
(il Foglio e Domani non sono certificati da ADS).

Rispetto al calo grossomodo medio del 10% anno su anno delle copie effettivamente “vendute”, cartacee e digitali (queste ultime in abbonamento), a cui siamo abituati, questo mese continua ad andare meglio solo il Corriere della Sera. Mentre hanno declini maggiori ancora Repubblica e Verità e anche i due quotidiani dell’editore Monrif, Nazione e Resto del Carlino. Anche se è rallentato continua il recupero di Libero che si sta riprendendo dei lettori che aveva perso a favore della Verità durante le sue campagne contro i novax. Va male anche il Fatto, che sta soprattutto subendo grosse perdite di acquisti in edicola, dove vende meno della Verità e di diversi quotidiani locali: mentre va per contro meglio negli abbonamenti digitali: sui quali l’ordine delle testate è questo (sono esclusi gli abbonamenti venduti a meno del 30% del prezzo ufficiale, che per molte testate raggiungono numeri equivalenti o persino maggiori).

Corriere della Sera 43.325
Repubblica 25.873
Sole 24 Ore 22.656
Fatto 19.192
Stampa 8.603
Manifesto 6.462
Gazzettino 6.215

La cosa notevole di questi numeri è che stanno calando per tutti rispetto ai mesi passati (con l’eccezione del Manifesto), mentre salgono gli abbonamenti digitali pagati a prezzi superscontati attraverso offerte di vario genere: significa che dopo ormai alcuni anni di queste campagne l’effetto non è ancora quello auspicato di progressivo travaso degli abbonati verso le formule a prezzo intero, ma il contrario. Un’altra cosa interessante che avevamo già notato è quanto sia esigua la quota di abbonamenti digitali non scontati per alcune testate nazionali (soprattutto quelle con un pubblico più anziano) in un tempo in cui quella è la direzione più promettente per la sostenibilità di molti giornali: 1.689 abbonamenti digitali (pagati almeno il 30%) per Avvenire, 1.346 per il Giornale, 1.325 per la Verità, 1.408 per Libero, 2.452 per la Gazzetta dello Sport (che però ne ha più di 10mila a meno del 30% del prezzo). I tre quotidiani Monrif (Giorno, Resto del Carlino, Nazione) ne dichiarano complessivamente 2.092.

Tornando alle vendite individuali complessive – carta e digitale – tra i quotidiani locali le perdite maggiori rispetto a un anno fa sono ancora del Tirreno (-18%), e poi dell’Arena, del Giornale di Vicenza e del Centro (tutti -17%).

(Avvenire, Manifesto, Libero e ItaliaOggi sono tra i quotidiani che ricevono contributi pubblici diretti, che costituiscono naturalmente un vantaggio rispetto alle altre testate concorrenti) .

(Estratto dalla newsletter Charlie del quotidiano on line Il Post)

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