skip to Main Content

Gedi Elkann

Repubblica e Stampa, un bilancio (pessimo) della gestione Elkann-Gedi

Che cosa succede ai quotidiani Repubblica e Stampa del gruppo Gedi. L'approfondimento di Andrea Garibaldi per Professione Reporter

 

Succedeva tre anni esatti orsono.

Exor di John Elkann acquista il Gruppo Gedi da Cir dei fratelli De Benedetti. Gedi ha in pancia la Repubblica, La Stampa e L’Espresso. Con Elkann, erede Agnelli, La Stampa, ceduta tre anni prima, torna a casa. Repubblica ed Espresso tornano quasi a casa, vista la parentela fra Carlo Caracciolo e il quarantenne John.

Era il dicembre 2019. Ad aprile 2020, in pieno “Covid storm”, Elkann nomina due nuovi direttori, Maurizio Molinari a Repubblica e Massimo Giannini a La Stampa. Molinari diventa anche direttore editoriale del Gruppo, gli vengono consegnate le chiavi della trasformazione. Repubblica in quel momento vende (carta più digitale) 188.600 copie al giorno, La Stampa 118.200. Ad aprile 2022, Repubblica è a 142.100 e La Stampa a 98.200. Prendendo dati ancor più recenti, quelli di settembre 2022, troviamo la Repubblica a 137.130, meno 12,8 per cento sullo stesso mese del 2021 e La Stampa a 97.000, meno 8,8 per cento sul 2021. La perdita sul settembre 2019 è del 31,5 per cento (Repubblica) e del 27 per cento (La Stampa).

UN PUNTINO LONTANO

Per dire, Il Corriere della Sera vende, nell’ultimo settembre, 262.900 copie al giorno, con un più 3,4 rispetto al 2021. Nel 1986 Repubblica superò il Corriere nelle vendite, salì sul podio più alto, oggi Il Corriere vende centoventiseimila copie in più. E’ in fuga, un puntino lontano.

I numeri, si sa, non sono tutto. Un quotidiano ha anche una comunità di lettori intorno, uno spirito, un’identità. Ed entrambe le testate, tre anni dopo, sembrano un po’ smarrite. Repubblica è un giornale con l’imprinting di Scalfari, fondatore e comandante per vent’anni, e di seguito altri vent’anni con il delfino, Ezio Mauro. Quindi, tre direttori in soli sei anni. Calabresi e Verdelli. E Molinari, che è il più alieno dalla tradizione: ha perso firme importanti come Bernardo Valli, Roberto Saviano, Federico Rampini, Gad Lerner, Enrico Deaglio, Luca Bottura, Attilio Bolzoni; ha ammorbidito il laicismo azionista nell’atlantismo e nella vicinanza ad Israele. Ora ha condotto una campagna elettorale combattiva anti-destra, ma molti lettori – evidentemente – non si riconoscono più.

QUINTO POSTO

La Stampa con Giannini si è allontanata dal suo Piemonte, si è “romanizzata”, ha virato a sinistra. Era, ai tempi dell’Avvocato Agnelli il secondo grande giornale nazionale dopo Il Corriere della Sera, poi il terzo con l’avvento di Repubblica; oggi è quinto, superato da Sole 24 ore e Avvenire.

Repubblica ha avviato una trasformazione digitale, Digital First. Secondo l’ultimo progetto annunciato dal Direttore, tutta l’attenzione della redazione sarà concentrata sull’edizione online, per poi scegliere nel pomeriggio i pezzi meritevoli di finire sul giornale di carta. Tutta l’attenzione sarà inoltre concentrata sui contatti di ciascun pezzo, per decidere cosa far salire e cosa far scendere nell’impaginazione. Le principali testate del mondo hanno virato sul digitale, ma qui i risultati ancora non stanno arrivando. Perplessità, in questo quadro, ha destato la recente vendita di due rami di Gedi Digital con 65 persone che si occupavano di video, audio, podcast, grafici interattivi, manutenzione di hardware e software: in teoria avrebbero dovuto essere un fiore all’occhiello, uno dei punti di svolta.

SPECCHIO DEI TEMPI

A La Stampa Giannini ha lo sguardo più rivolto verso Roma e i suoi Palazzi che alle montagne a corona di Torino. Così, il giornale che l’Avvocato teneva nel suo cuore, ha perso il contatto con i quotidiani nazionali, ma ha perso anche il suo radicamento sul territorio, quello della Cronaca e delle Province, lo “Specchio dei Tempi”, dove i lettori portavano le loro ansie e problemi. Un grande vecchio della Torino dell’Avvocato Agnelli dice che La Stampa oggi sembra un talk show di carta, pieno di personaggi tv.

In questo autunno la posizione di Molinari è stata in bilico, ma pare aver superato la tempesta. A metà novembre, una sera, il Direttore ha riunito i nomi illustri del giornale, da Ezio Mauro a Concita De Gregorio, “per ascoltare le vostre idee, i vostri suggerimenti”. Giannini coltiva il sogno di prendere il suo posto, alla guida de la Repubblica, ma il suo intervento al funerale di Scalfari, pieno di orgoglio per la Repubblica che fu (“Il senso di libertà che si respirava in quelle stanze infondeva speranza”), ha lasciato qualche segno indelebile.

PREZZO E SENTIMENTO

Perché Elkann si è imbarcato in questa avventura editoriale, mentre – tra l’altro – diradava i legami con l’Italia del resto delle sue Aziende? Intanto per tenere a distanza dalle testate già di famiglia avversari come Della Valle e Montezemolo, che con Flavio Cattaneo si stavano interessando all’acquisto. Poi, il prezzo invitante, 102 milioni per il controllo di Gedi, che in piccola parte sono stati recuperati con le vendite dell’Espresso e di cinque testate locali. Poi, la sicurezza che infonde possedere due giornali importanti, sentimento che gli industriali italiani hanno sempre coltivato, per combattere contro gli attacchi e giustificare decisioni poco popolari (ad esempio, il disimpegno in patria).

Infine, l’ambizione di fare qualcosa di grande in un settore così delicato e così sofferente. Qualcosa di “europeo” (Exor di John Elkann è anche azionista di maggioranza del settimanale inglese The Economist) o di americano, un rilancio dell’editoria nel digitale, un grande quotidiano come Repubblica da trasformare nel Guardian o nel New York Times, fatti separati dalle opinioni, autorevolezza e rigore. Dopo tre anni l’opera è da realizzare. Erano stati annunciati 500mila abbonamenti digitali entro il 2023, siamo a circa 100mila. Anzi, ora l’affare si complica perché l’amministratore delegato di Gedi, Maurizio Scanavino dovrà occuparsi anche di Juventus, dopo l’azzeramento del Cda e l’uscita dello zio di John, Andrea Agnelli. Scanavino, suo compagno del Politecnico, l’unico di cui John si fida e a cui si affida.

Il momento per Gedi (e per la Juve) è topico. Rilanciare o vendere, in entrambi i casi. Gedi potrebbe mollare Repubblica, con i suoi oltre 300 redattori e tenersi La Stampa, che in fondo è un oggetto di famiglia. Danilo Iervolino, l’imprenditore campano che ha già fatto suo L’Espresso, definendosi “un sognatore”, sogna di avere anche un quotidiano, ma su la Repubblica – parole sue – “girano solo voci”.

(Qui l’articolo pubblicato su Professione Reporter)

Back To Top