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Cdp

Potenzialità e sfide delle Regioni del Nord-Ovest. Report Cdp

Che cosa emerge dal Focus Territori Cdp Think Tank "Il Nord-Ovest" presentato ieri a Genova

 

Il Nord-Ovest ha l’opportunità di valorizzare il suo potenziale per restare competitivo e giocare un ruolo ancora più importante nel contesto europeo, puntando su una serie di eccellenze. E’ quanto emerge dal Focus Territori Cdp Think Tank – Il Nord-Ovest, presentato ieri a Genova e coordinato da Andrea Montanino, capo economista del gruppo Cdp, e Gianfranco Di Vaio, responsabile ricerca macro di Cdp..

Le eccellenze del Nord Ovest sono: i settori industriali, come l’automotive, che possono offrire delle opportunità in una logica di filiere internazionali; il sistema integrato della portualità e logistica, che attraverso opportuni investimenti può rafforzare il ruolo dell’area di punto di accesso all’Italia e all’Europa; le risorse culturali e naturali, che hanno significativi margini di crescita in termini di flussi turistici e, infine, il comparto della formazione, che attraverso un network integrato delle eccellenze presenti può rafforzare la capacità di innovazione del territorio e dell’intero Paese.

Le Regioni del Nord-Ovest d’Italia hanno saputo riorientarsi meglio di altre verso servizi a valore aggiunto e mercati internazionali dinamici e più promettenti, emerge nello studio. In questo modo, hanno mantenuto il loro ruolo di traino dell’economia nazionale, soprattutto grazie a una dotazione infrastrutturale superiore alla media, alla presenza di imprese relativamente più grandi e a un ecosistema capace di stimolare la creazione di un vero e proprio hub tecnologico funzionale a tutto il Paese.

“Il Nord Ovest è un’area che ha retto alla crisi meglio di altre per due ragioni: da un lato, ha saputo individuare mercati esteri di sbocco più dinamici e promettenti, come l’export della Liguria verso la Cina che è molto più significativo di quello nazionale, ma anche gli Emirati Arabi. Dall’altro per uno spostamento verso servizi a valore aggiunto che sono riusciti a creare un po’ di occupazione”, ha spiegato Andrea Montanino, chief economist del gruppo Cdp, a margine della presentazione del focus.

Dallo studio emerge come dopo la crisi, le Regioni del Nord-Ovest d’Italia hanno saputo riorientarsi meglio di altre verso “servizi a valore aggiunto e mercati internazionali dinamici e più promettenti”. “In questo modo – si legge nella ricerca – hanno mantenuto il loro ruolo di traino dell’economia nazionale, soprattutto grazie a una dotazione infrastrutturale superiore alla media, alla presenza di imprese relativamente più grandi e a un ecosistema capace di stimolare la creazione di un vero e proprio hub tecnologico funzionale a tutto il Paese”.

Parlando del triangolo industriale del Nord Ovest italiano, Montanino sottolinea che “oggi esistono filiere internazionali all’interno delle quali inserirsi, verso la Francia, la Germania, gli Usa, l’Asia. L’importante è che le imprese sul territorio siano in grado di intercettare queste filiere: questo triangolo deve puntare sull’innovazione e la tecnologia. Qui si può veramente creare un hub tecnologico importante”. (Redazione Start Magazine)

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ESTRATTO DEL REPORT

Le Regioni del Nord-Ovest, sebbene abbiano risentito al pari del resto del Paese degli effetti della crisi, hanno evidenziato una significativa capacità di resilienza che ha consentito di mantenere il ruolo di traino dell’economia nazionale. L’area, infatti, evidenzia alcune caratteristiche peculiari che offrono l’opportunità di rafforzarne la competitività sui mercati internazionali. In particolare i punti di forza risiedono:

  • in una dotazione infrastrutturale superiore alla media nazionale e in grado di intercettare i principali corridoi di trasporto trans-europei;
  • in un tessuto imprenditoriale caratterizzato da imprese di dimensioni medio-grandi, più digitalizzate rispetto al resto del Paese e ben posizionate nelle catene globali del valore;
  • in un ecosistema favorevole alla promozione dell’innovazione, che può trasformare l’area in un hub tecnologico funzionale a tutto il territorio.

In relazione alla dotazione infrastrutturale, il ruolo di “locomotiva” della crescita economica italiana, che storicamente ha avuto il Nord-Ovest, trova corrispondenza nell’estensione delle reti di trasporto che ne caratterizza i territori, con valori significativamente superiori alla media nazionale. La dotazione di autostrade, calcolata in termini di km di rete per 100 kmq, è pari a 3,5 nel Nord-Ovest – a fronte di una media nazionale di 2,3 – con un picco particolarmente significativo per la Liguria, pari a 6,9 km di autostrade per 100 kmq. Anche per l’infrastruttura ferroviaria, con 7,3 km di rete per 100 kmq, il dato risulta notevolmente superiore alla media nazionale, pari a 5,6 Km. L’indicatore evidenzia un’ampia variabilità, da un dato pari a 2,5 km di ferrovie per 100 kmq per la Valle d’Aosta, dovuto anche alla morfologia del territorio, a un valore di 9,2 per la Liguria. Tra questi due estremi, si posizionano Piemonte e Lombardia, le Regioni con l’estensione territoriale maggiore e il peso economico più importante, che evidenziano un’elevata dotazione ferroviaria, con un indicatore pari rispettivamente a 7,5 e 7,3 km per 100 kmq (Graf. 14).

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Ulteriore conferma della primaria importanza delle Regioni del Nord-Ovest si trova passando ad analizzare i “nodi” di trasporto, caratterizzati da:

  • il primo porto mercantile italiano, con Genova che nel 2018 ha movimentato oltre 2,6 milioni di TEU di traffico container, ovvero circa il 24,6% del traffico containerizzato italiano;
  • due dei principali scali crocieristici nazionali, con il sistema portuale di Genova e Savona che grazie a circa 1,9 milioni di passeggeri complessivi nel 2018 è stato secondo solo a Civitavecchia (che ha un traffico di 2,4 milioni di passeggeri);
  • due dei più importanti aeroporti italiani per traffico passeggeri, con gli scali di Milano Malpensa e Bergamo che, rispettivamente, con 24,7 e 12,9 milioni di passeggeri nel 2018 sono stati preceduti soltanto da Roma Fiumicino (con 43 milioni di passeggeri);
  • il principale aeroporto in termini di traffico cargo, con Milano Malpensa che, da solo, copre una quota pari a circa il 52% del totale nazionale (oltre 600 mila tonnellate nel 2018);
  • due interporti, con Torino e Novara che si posizionano rispettivamente al 6° e al 17° posto della classifica (stilata dall’ente tedesco DGG-Deutche GVZ-Gesellschaft) dei principali interporti europei, per qualità della performance logistica.

Sebbene questo quadro restituisca la capillarità delle reti e le dimensioni di assoluto rilievo dei principali nodi, non è sufficiente a valutarne qualitativamente l’efficienza e l’adeguatezza rispetto al fabbisogno del territorio. Il Nord-Ovest è in posizione particolarmente critica, in un contesto generale in cui l’Italia evidenzia un significativo gap di competitività rispetto agli altri Paesi europei in termini di logistica tradizionale, che si traduce in un costo stimato di circa 13 miliardi di euro l’anno, con un impatto significativo sul posizionamento delle imprese italiane sui mercati internazionali.

Se si considera l’incidenza dei costi logistici sui costi totali sostenuti dalle imprese, risulta evidente che le Regioni del Nord-Ovest soffrano in modo particolare con un valore pari al 5,8%, secondo solo al 7,8% del Mezzogiorno e superiore al 5,2% delle Regioni del Centro e al 4,8% delle Regioni del Nord-Est.

Tuttavia, la collocazione geografica che fa del Nord-Ovest la cerniera tra il resto del Paese e l’Europa continentale può rappresentare un fattore propulsivo nella risoluzione di queste criticità. Il Nord-Ovest, infatti, è attraversato da due dei quattro Corridoi TEN-T che interessano il territorio italiano: il Corridoio Mediterraneo e il Corridoio Reno-Alpi (Fig. 2). Dal completamento delle sezioni italiane dipenderà l’effettiva capacità dell’area di intercettare le direttrici dei traffici internazionali, preservando la competitività delle imprese presenti sul territorio. Secondo le stime dell’Osservatorio Territoriale Infrastrutture Nord-Ovest, ad esempio, ogni anno di ritardo, rispetto alla data prevista del 2021 nell’attivazione del Terzo Valico dei Giovi e delle altre opere italiane del Corridoio Reno-Alpi, può portare a potenziali mancati introiti per il sistema Italia di oltre un miliardo di euro.

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Con riferimento al secondo punto di forza, il tessuto imprenditoriale è caratterizzato da una concentrazione superiore alla media nazionale di grandi imprese. La percentuale di addetti in imprese con più di 250 dipendenti è pari al 29,5% rispetto a un dato nazionale del 22,5%. Guardando le singole Regioni, appare evidente come siano il Piemonte e la Lombardia a presentare un modello di industrializzazione legato alle imprese di grandi dimensioni, mentre la Valle d’Aosta e la Liguria presentano una composizione per addetti concentrata nelle piccole imprese, in misura anche superiore al dato nazionale, rispettivamente pari al 75,5% e al 71,2%, a fronte del 64,5% italiano (Graf. 15).

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Questa tendenza sembra peraltro in rafforzamento rispetto al 2012. Il numero di addetti nelle grandi imprese è infatti aumentato del 2,9%, rispetto a un dato nazionale cresciuto del 2,0%. Ancora una volta è la Regione Lombardia a presentare la dinamica più vivace, con il numero di addetti nelle grandi imprese che è cresciuto, tra il 2012 e il 2017, del 5,5%. L’apertura internazionale dell’area, nonché la dimensione delle imprese superiore alla media nazionale trovano riscontro nella capacità di partecipare in misura rilevante alle catene globali del valore. In particolare le imprese di Lombardia e Piemonte evidenziano una quota di valore aggiunto stimolato dalla domanda internazionale rispettivamente pari al 17,1% e al 16,9%, superiore alla media italiana dell’11,2%.

Queste caratteristiche rappresentano un punto di forza del sistema imprenditoriale nord-occidentale in grado di inserirsi in modo dinamico nei mercati globali e di coinvolgere imprese di altre aree in una logica di filiera, trasformandosi in un volano di crescita per l’intero territorio nazionale. La vivacità delle imprese del Nord-Ovest si conferma sia nel livello di digitalizzazione, che nella capacità di innovazione, più elevati rispetto al resto del Paese. In termini di diffusione della banda larga e con riferimento agli indicatori relativi alla domanda (utilizzo di Internet nelle imprese, uso e diffusione dei siti web delle imprese e rapporti on line con la PA) le imprese nord-occidentali presentano, infatti, valori sempre più elevati della media nazionale (Graf.16).

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In relazione al tasso di innovazione si osserva un valore pari al 38,8% a fronte del 35,7% italiano. Il territorio si mostra dinamico anche nella capacità di realizzare attività di ricerca e sviluppo. Il dato medio, calcolato in percentuale del PIL pari all’1,5%, posiziona il Nord-Ovest a un livello migliore rispetto al resto del Paese (1,4%). Tuttavia, il dato è inferiore alla media dei Paesi dell’Unione Europea, pari a 2,1% (Graf. 17).

La capacità di innovazione dell’area è ulteriormente confermata dalla numerosità delle domande di brevetto presentate presso l’Ufficio europeo (EPO) che segnala, a fronte del buon posizionamento dell’Italia, un ruolo di assoluto rilievo della Lombardia che, con una quota del 32% circa delle richieste nazionali, figura al tredicesimo posto tra le Regioni europee. In generale, una specializzazione manifatturiera concentrata in settori a più alto contenuto tecnologico, accompagnata da un’elevata capacità del sistema imprenditoriale di realizzare attività di ricerca e sviluppo, rendono il mercato del lavoro delle Regioni nord-occidentali più dinamico e capace di attrarre manodopera qualificata e specializzata in settori high-tech. A tre anni dal conseguimento del titolo di studio la percentuale di laureati occupati è pari al 78,4%, rispetto a una media nazionale del 62,8%. Tra le Regioni, è il Piemonte a registrare il valore più elevato, con un tasso pari all’83,4% (Graf. 18).

Anche con riferimento agli occupati nei settori manifatturieri ad alta tecnologia e nei settori dei servizi ad elevata intensità di conoscenza l’area mostra una performance positiva, con un’incidenza pari al 4,5% del totale degli occupati, rispetto a una media nazionale del 3,5%. In questo caso è il mercato lombardo a distinguersi, offrendo lavoro nei settori high-tech al 5,0% degli occupati (Graf. 19).

Il Nord-Ovest, infatti, è l’area meglio posizionata sulla frontiera dell’innovazione e si conferma non solo come centro finanziario, ma anche come hub tecnologico di rilievo nazionale. Il territorio ospita la quota più significativa di start-up innovative censite a livello nazionale, con un valore pari al 33,6% del totale. Anche in questo caso, la Lombardia evidenzia un ruolo di primo piano, con oltre 2.700 imprese e un’incidenza pari al 26% (Graf. 20).

La rilevanza dell’area risulta ancora più evidente analizzando i dati relativi al comparto del Private Equity e del Venture Capital. Secondo le ultime elaborazioni disponibili in Italia settentrionale si concentra oltre l’80% dei capitali investiti, mentre nelle Regioni del Nord-Ovest è localizzato oltre il 50% delle operazioni effettuate, con un peso della Lombardia superiore al 40% del totale nazionale.

In questo contesto, è il capoluogo lombardo a mostrare un particolare dinamismo nel comparto delle start-up e scale-up innovative. Milano, infatti, si colloca all’undicesimo posto in Europa tra gli ecosistemi per lo sviluppo e la crescita di questa classe di imprese. La città, inoltre, evidenzia un significativo potenziale di sviluppo, con un indicatore di “crescita futura” stimato pari a 2,6 e superiore a quello dei principali hub europei di Londra (1,6) e Parigi (2,5).

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