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Recovery Fund, come si discute in Germania del piano Merkel-Macron

I principali quotidiani in Germania analizzano la proposta Merkel-Macron per avviare il Recovery Fund: giornali di area liberal e progressista plaudono, quelli di orientamento conservatore denunciano l'abbandono della strada del rigore. L'articolo di Pierluigi Mennitti da Berlino

 

Le reazioni della stampa in Germania alla proposta franco-tedesca del fondo di 500 miliardi, lanciata ieri in videoconferenza da Angela Merkel e Manuel Macron, riflettono le posizioni differenti, lungo le quali i principali quotidiani del paese si sono già posizionati in riferimento alle soluzioni per affrontare la crisi economica derivata dalla pandemia. A nessun giornale sfugge il segnale simbolico della proposta, il tentativo di sbloccare l’impasse tra Commissione e Stati membri attraverso il rilancio del motore franco-tedesco. Ma se i quotidiani di area liberal e progressista (ma anche filo-industriale) salutano con favore l’iniziativa di Berlino e Parigi, quelli di orientamento conservatore denunciano l’abbandono della strada del rigore.

FRANKFURTER: UNA DEVIAZIONE DA REGOLE E PRINCIPI

È il caso della Frankfurter Allgemeine Zeitung, il quotidiano tedesco più conosciuto e influente fuori dalla Germania, che individua nella “svolta a 180 gradi” del governo tedesco il nodo centrale. “Finora a Berlino si sosteneva che i soldi recuperati sul mercato potevano essere assegnati solo come crediti e che sarebbero dovuti essere restituiti in tempi brevi”, scrive la Faz, “qualsiasi altra ipotesi sarebbe stata incompatibile con il divieto di indebitamento dell’Ue. Ora Merkel parla addirittura di debiti, che dunque possono essere fatti, e di restituzione nell’arco di decenni. Anche la quota tedesca di 135 miliardi verrà diluita in un largo lasso di tempo”.

Una deviazione dalla linea tradizionale dei governi tedeschi che il quotidiano conservatore non apprezza, pur concedendo alla cancelliera la straordinarietà della situazione, la valutazione realistica che paesi come Italia e Spagna non sarebbero in grado di restituire prestiti e l’interesse tedesco alla tenuta economica dell’intera Ue: “L’Unione non dovrebbe però gettare a mare troppo in fretta le sue regole e i suoi principi”. Non resta che affidarsi ai paesi del Nord Europa, e all’Olanda (curioso non venga citato Kurz, nonostante la veemente opposizione espressa ieri, cosa che accrescerà l’ansia di riconoscimento di Vienna verso Berlino) “per evitare che l’Ue percorra solo strade insolite invece che quelle giuste”. Senza l’unità franco-tedesca non si muove nulla in Europa, conclude la Frankfurter, “ma l’unità franco-tedesca da sola non basta, per fortuna, forse”.

SÜDDEUTSCHE: UN INNO AL MOTORE FRANCO-TEDESCO

Completamente diversa è la posizione della Süddeutsche Zeitung che, in un editoriale della sua prima firma di politica estera Stefan Kornelius, enfatizza il significato politico della proposta di Merkel e Macron. Si sottolinea come ci sia voluta una crisi catastrofica per smuovere in tema Europa il lungo immobilismo tedesco e l’approccio retorico-nazionalista di Macron. Ai due leader Kornelius riconosce “pragmatismo e risolutezza”: “La proposta di Berlino e Parigi segnala che è finito il tempo di mercanteggiare ed è arrivato quello di agire”. È un vero e proprio inno al motore franco-tedesco. Agli altri paesi assegna un ruolo di “vice”. Merkel e Macron non potevano più a lungo nascondersi dietro i loro sostituti da Roma o L’Aia, prosegue l’editoriale, ora i rapporti si sono capovolti: “La potente alleanza nel mezzo dell’Ue mette gli altri Stati membri nella condizione di dover scegliere, chi si oppone alla loro politica di gestione della crisi troverà avversari di peso”.

Tuttavia, questo scatto in avanti nel finanziamento dell’Ue necessita di importanti passi di accompagnamento: l’Europa non ha bisogno di un secondo piano di ricostruzione ma di impulsi alla tecnologia e all’autonomia. Il mondo post-corona diventerà più frammentato e aggressivo, un’Unione che funziona e prospera può opporre un modello vincente nella nuova era del grande freddo.

E nel merito della proposta? Chi valuta il programma con il regolo calcolatore dei propri interessi, specie in Germania, è fuori strada, conclude la Süddeutsche: per l’Europa non c’è alcun cartellino di prezzo.

HANDELSBLATT: IN GERMANIA IL CONFRONTO SARÀ ACCESO

Sul dibattito che si aprirà in Germania (e negli altri Stati rigoristi del nord e dell’est Europa) si focalizza l’editoriale dell’Handelsblatt, che pure saluta con favore la ritrovata assunzione di responsabilità di Berlino e Parigi, anche nei confronti di una Commissione europea che con Ursula von der Leyen “non ha evidentemente il peso per rendere gradevole un tale programma a tutti e 27 i paesi membri”.

“Ma già adesso è chiaro che in Germania non tutti sono pronti a gioire”, scrive il quotidiano economico, e che si parlerà di coronabond fatti rientrare dalla porta di servizio. Parte della Cdu (il partito della cancelliera) e i liberali si sono sempre opposti alla condivisione dei debiti. Merkel getta il suo ritrovato peso politico in un esercizio di equilibrismo, perché il programma dovrà essere approvato dai 27 parlamenti nazionali. E il confronto acceso che si è aperto in Germania dopo la sentenza della Corte di Karlsruhe (proprio oggi l’Handelsblatt pubblica un’intervista in cui Christine Lagarde difende la linea della Bce, si dichiara imperturbabile e richiama la Bundesbank alla fedeltà verso l’istituzione europea) offre un antipasto del dibattito che si aprirà. “Una cosa deve essere chiara: l’Europa deve salvarsi da sola, il mondo non proverà compassione per noi”, conclude il quotidiano di Düsseldorf.

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