E ora che fare? È la domanda che si sono posti diversi funzionari e leader dell’Unione Europea quando hanno visto la lettera firmata da Donald Trump in cui il presidente degli Stati Uniti informava di aver messo dazi al 30% per i beni europei. Tariffe che dovrebbero entrare in vigore il 1° agosto, se non ci saranno i soliti possibili ripensamenti di Trump. Da adesso, fino a quella data, gli occhi sono puntati su Bruxelles, per capire che strategia adotterà per negoziare e reagire. Con i ministri del Commercio dell’Unione che oggi si incontrano per discutere una postura comune.
I CONTRODAZI EUROPEI
La strategia europea per adesso sembra quella di spingere per dei negoziati che possano portare a un accordo prima del 1° agosto. Ma al vaglio dei paesi dell’Unione ci sarebbero possibili contromisure nei confronti degli Usa. Una lista, approvata dall’Ue già ad aprile e poi sospesa, ricorda il Corriere, prevedeva dazi del 25 e del 10% su specifici beni, quelli più importanti o caratteristici per gli Usa. Dalle moto Harley Davidson ai jeans, passando per “la soia della Louisiana, la carne bovina e il pollame del Nebraska e del Kansas, i prodotti in legno della Georgia, Virginia e Alabama”. Una lista che include anche tanti altri prodotti, riso, cereali, tabacco, tessuti, mandorle e così via.
Oltre a questo, la Commissione ha preparato una lista di dazi su alcune merci, sottoponendola all’esame dei paesi membri. Il pacchetto, dal valore di circa 72 miliardi di euro, si concentra – stando all’Ansa, che ha visionato la lista – su “carni bovine e suine, suv, pick-up e componenti aeronautici legati a Boeing. Nel mirino anche il simbolico bourbon del Kentucky”. Il portavoce della Commissione, Olof Gill, ha specificato che il pacchetto di contro-dazi in questione non entrerà in vigore prima del 1° agosto.
LO STRUMENTO ANTI COERCIZIONE, IL BAZOOKA E LE ALTRE RESTRIZIONI POSSIBILI
Ma per adesso l’Ue attende. Si interroga su quali possano essere le misure migliori. Un ex commissario europeo, al Mattinale Europeo, ha ammesso: “Viste le minacce di Trump, non serve a nulla rispondere ai dazi doganali con altri dazi doganali. Bisogna pensare a misure anti-coercizione. La gamma delle azioni è molto ampia”. Certo, il problema, come sottolineato dall’ex capo economista del Fondo monetario internazionale Olivier Blanchard, è che “l’Europa non ha tratto profitto dalla sua sottomissione e compiacenza verso Trump. La gentilezza e l’abbandono della tassa digitale non hanno portato nulla”.
L’Ue ha in teoria a disposizione uno strumento importante, il meccanismo anti coercizione, quello che definisce ‘bazooka’. Non è ancora sul tavolo ma è invocato da alcuni paesi, come la Francia. Questo ‘bazooka’ comprende diverse contromisure europee parallele. Il cui fulcro è “l’imposizione di restrizioni in Ue al commercio di servizi digitali – che andrebbe quindi a colpire le Big Tech – e finanziari, all’accesso agli investimenti diretti esteri (ad esempio il divieto di acquisire imprese o partecipare al capitale) e agli appalti pubblici, arrivando a toccare i diritti di proprietà intellettuale”, spiega il Corriere.
LA RETE CON GLI ALTRI PAESI COLPITI DAI DAZI
Altra opzione che si sembra si stia concretizzando è un approccio più ‘multilaterale’. Secondo Bloomberg, infatti, l’Ue “si sta preparando a intensificare l’impegno con gli altri paesi colpiti dai dazi del presidente Donald Trump”. Un coordinamento potrebbe essere instaurato con nazioni come Canada e Giappone, per trovare un approccio comune nel negoziare con Washington e avere maggiori leve da usare.
Inoltre, permette all’Ue di guardarsi intorno e magari stringere accordi economici con altre regioni e paesi. Un approccio che già mesi fa era stato consigliato in uno studio commissionato dalla Commissione per i problemi economici e monetari del Parlamento europeo (Econ). Un documento in cui si invitava Bruxelles a non rispondere alle tariffe con dei controdazi, ma ad accelerare per firmare accordi commerciali con altri blocchi economici. Ad ogni modo, l’Ue deve imboccare una strada. Trump, la sua, l’ha già scelta.