I mercati azionari si sono fatti più problematici con la situazione geopolitica e il picco della crescita degli utili che hanno contribuito ad aumentare la volatilità. La prospettiva di un nuovo presidente alla Casa Bianca si è imposta all’attenzione degli investitori. Tuttavia, al di là delle elezioni americane, cosa potrebbe riservare il 2025?
I potenti trend d’investimento legati all’intelligenza artificiale e ai GLP-1, unitamente alle recenti misure di politica economica, spingono a essere più ottimisti sulle prospettive. Anche le nostre conversazioni con le aziende contribuiscono a creare un senso di ottimismo. Allo stesso tempo, l’allargamento dei rendimenti sui mercati derivante dalla concentrazione delle “Magnifiche Sette” a partire dall’estate ci fa ritenere che il 2025 potrebbe presentare un buon contesto per la selezione dei titoli.
ELEZIONI AMERICANE AL CENTRO DELL’ATTENZIONE NEL BREVE TERMINE
Le elezioni americane continuano a dominare il sentiment e lo faranno fino al 5 novembre. Capire chi sarà il prossimo presidente degli Stati Uniti è importante in termini di politica interna, ma ha anche importanti implicazioni per il resto del mondo. L’ansia per le elezioni ha fatto crescere l’incertezza e si è ripercossa sulla fiducia delle imprese e dei consumatori. L’aumento dell’avversione al rischio ha influito sul comportamento dei consumatori, che hanno rinviato gli acquisti e i progetti aziendali a dopo l’esito delle elezioni. La conseguenza è stata un contesto di mercato più volatile, con gli investitori alla ricerca di sicurezza nei Treasury e nei titoli difensivi. Il settore delle utility è stato il più performante da inizio anno.
Tuttavia, al di là delle elezioni, le prospettive appaiono più rosee. L’economia statunitense è in crescita e i prezzi della benzina negli Usa sono calati del 40% su base annua, il che rappresenta un deciso vantaggio per i consumatori. Inoltre, i bilanci dei consumatori e delle imprese sono in condizioni relativamente buone. Nel frattempo, l’inflazione è calata a livelli prossimi al target, consentendo alla Fed di tagliare i tassi d’interesse di 50 punti base a settembre, con indicazioni di ulteriori riduzioni. Tutto ciò costituisce un contesto relativamente solido per i mercati azionari.
LA RISPOSTA POLITICA DALLA CINA
Un giudizio favorevole può essere o meno messo in discussione dall’andamento della Cina. Negli ultimi anni, l’economia cinese è stata eccezionalmente debole. È stato difficile capirne il motivo, dal momento che, negli ultimi 20 anni, i policymaker hanno tipicamente reagito alle condizioni di debolezza con misure di stimolo. La politica cinese sotto il presidente Xi Jinping ha seguito molto il ciclo basato sull’andamento CRIC: crisi, risposta, miglioramento, compiacimento. Riteniamo che, di recente, l’economia cinese si sia trovata in una fase di crisi, come dimostrano l’aumento della disoccupazione (soprattutto tra i giovani), un settore immobiliare moribondo e un mercato azionario non apprezzato né dagli investitori nazionali né da quelli internazionali. La mancanza di risposte politiche ha messo in dubbio il valore delle società nella regione.
La situazione è mutata a fine settembre, con un improvviso e significativo passaggio alla fase di risposta del ciclo CRIC. Le autorità hanno annunciato un’ampia gamma di misure a sostegno dell’economia, tra cui obiettivi specifici per il raggiungimento dei target economici annuali, l’inversione del declino del mercato immobiliare e un maggiore allentamento della politica monetaria. Le misure comprendono anche un sostegno mirato al mercato azionario e la potenziale emissione di 1-2 mila miliardi di renminbi di debito del governo centrale per sostenere la crescita e i consumi individuali.
Le misure erano decisamente necessarie, soprattutto dopo un lungo periodo di inattività. È importante notare che sono caratterizzate da un maggiore livello di coordinamento del sostegno monetario e fiscale rispetto alle precedenti serie di misure di stimolo. La risposta coordinata, unita al fatto che sia il presidente Xi a guidare il cambiamento, inviano un messaggio forte sulle intenzioni del governo. Considerate le valutazioni ai minimi storici, i prezzi degli asset si sono quindi mossi in modo significativo in un periodo molto breve.
LE IMPLICAZIONI PER L’INFLAZIONE E LA POLITICA MONETARIA NEGLI USA
È importante riconoscere che l’indebolimento dell’economia cinese ha comunque favorito le recenti mosse della Fed. Un’economia cinese che operasse a velocità normale avrebbe reso l’inflazione una sfida più difficile per la banca centrale statunitense, in particolare attraverso il rialzo dei prezzi dell’energia e delle materie prime correlate. Invece, un indebolimento dell’economia cinese ha consentito alla Fed di controllare meglio il rallentamento, ottenendo quello che sembra essere un atterraggio morbido per l’economia statunitense. Sebbene il tasso di disoccupazione sia leggermente aumentato, l’inflazione headline è tornata a essere vicina ai valori target, offrendo alla Fed un margine di manovra sufficiente per adeguare la politica monetaria. Le nuove misure di stimolo in Cina potrebbero avere un impatto su questo aspetto, ma dovremo aspettare per vederne gli effetti. Nel frattempo, in Cina permangono i venti contrari strutturali di lungo periodo: la disfunzione del mercato immobiliare, la debolezza della fiducia dei consumatori e l’invecchiamento della popolazione.
Nel complesso, riteniamo improbabile che l’inflazione negli Stati Uniti scenda al di sotto della soglia del 2%, rimanendo vischiosa in alcune aree dell’economia. L’economia sembra trovarsi di fronte a un rallentamento di metà ciclo, piuttosto che all’inizio di una recessione. Pertanto, non prevediamo un ciclo di tagli dei tassi così consistente come forse prevedono i mercati. Inoltre, non ci troviamo di fronte a un ciclo di credito negativo come quello che si è verificato dopo la crisi finanziaria globale o durante la pandemia. In quel caso, le banche centrali dovettero tagliare i tassi d’interesse per affrontare problemi strutturali più ampi. Questa volta, invece, la Fed ha tagliato i tassi non in risposta a una crisi, ma più che altro per riconoscere che era semplicemente in ritardo rispetto alla curva.
IL MOSAICO DEI CAMBIAMENTI FONDAMENTALI
L’assenza di un ciclo creditizio, unitamente ai potenti trend d’investimento dell’intelligenza artificiale e dei GLP-1, indicano un contesto relativamente favorevole. Una volta risolta l’incertezza delle elezioni americane, ci aspettiamo che la politica monetaria più allentata, gli stimoli cinesi e la solidità dei bilanci dei consumatori e delle imprese creino un ambiente favorevole per i mercati azionari nel 2025.
Questo non significa che ne usciranno tutti vincitori. Un cambiamento di equilibrio ha spostato l’economia globale lontano dalla frontiera dell’efficienza. Dalla crisi finanziaria globale alla pandemia fino alla guerra tra Russia e Ucraina, le economie sviluppate sono state in grado di esportare posti di lavoro e capitali in Cina, mentre la Cina ha esportato in cambio beni a basso costo. Allo stesso tempo, gli Stati Uniti e la Russia hanno fornito all’economia europea una grande quantità di gas naturale a basso costo. Queste dinamiche hanno mantenuto il sistema economico globale molto efficiente e i livelli di inflazione bassi.
Oggi stiamo chiaramente assistendo a un significativo riallineamento e si stanno ricostruendo intere catene di approvvigionamento, il che richiederà tempo. I paesi stanno diventando molto più strategici per quanto riguarda il capitale intellettuale e le forniture energetiche. A fronte di questi cambiamenti fondamentali, riteniamo che la gestione attiva sia essenziale.