Al fine di evidenziare l’esposizione dei singoli prodotti italiani ed europei venduti agli Stati Uniti abbiamo considerato una disaggregazione merceologica che comprende quasi 8mila beni (classificazione HS a sei digit). I prodotti italiani venduti negli Stati Uniti sono 4mila (pari all’80% in termini di varietà di quelli venduti ai paesi extra-UE), mentre quelli europei 5mila (93%). Gli Stati Uniti sono un paese verso cui l’Italia e gli altri paesi europei esportano molto sia in termini di valore che di varietà dei prodotti.
Per comprendere quali prodotti, italiani e europei, potrebbero essere maggiormente impattati dall’eventuale guerra commerciale, abbiamo qui selezionato tre aspetti in particolare. Il primo è legato all’esposizione granulare delle esportazioni italiane ed europee verso il mercato di destinazione americano, gli altri due integrano valutazioni economiche ad altre più “politiche”, in quanto dipendono dalla valutazione assegnata dall’amministrazione americana a certe tipologie di prodotti sia per le loro caratteristiche strategiche (appartenenti a settori ritenuti fondamentali per la sicurezza e il benessere economico della nazione) che per la loro eccessiva dipendenza dall’estero, misurata attraverso un elevato livello di deficit commerciale per gli Stati Uniti (e quindi, viceversa, un forte surplus di cui beneficiano le economie europee). I criteri di valutazioni sono i seguenti:
- esposizione verso il mercato americano: sono selezionati i prodotti che per tutti gli ultimi tre anni a disposizione, 2021-2023, sono stati esportati prevalentemente verso gli Stati Uniti, cioè per cui gli Stati Uniti hanno pesato continuativamente come mercato di destinazione, sul totale extra-UE, per più del 50%;
- surplus commerciale elevato: prodotti che alimentano un surplus verso gli USA superiore a 1 milione di euro per l’Italia e a 10 milioni di euro per i paesi della UE , per tutti e tre gli anni a disposizione (2021-2023);
- strategicità delle produzioni: l’insieme dei prodotti “strategici”, così come definiti dall’amministrazione americana (1059 prodotti a sei digit).
4.1 I prodotti maggiormente esposti al mercato americano
Negli ultimi tre anni i prodotti italiani che hanno mantenuto o rafforzato una esposizione verso il mercato americano superiore al 50% sul totale extra-UE sono 90 (su 4mila prodotti). Nel 2023 questi prodotti maggiormente esposti hanno raggiunto un valore delle vendite verso gli USA superiore ai 10 miliardi di euro, pari al 16,2% del totale esportato nel mercato americano, e hanno contribuito a un quarto del surplus commerciale. I prodotti così selezionati rappresentano i due terzi dell’export italiano verso i paesi extra UE.
I prodotti europei che soddisfano lo stesso criterio di selezione sono in numero inferiore a quelli italiani, 81 su quasi 5mila prodotti esportati negli USA. Per questi prodotti le vendite negli USA rappresentano il 67% di quelle extra-UE, nel 2023 hanno superato complessivamente i 45 miliardi di euro, il 9,1% del totale esportato nel mercato americano e contribuiscono al 14% del surplus commerciale.
La quasi totalità dei prodotti italiani che rispondono al criterio di maggiore esposizione al mercato americano presentano anche un valore dell’export molto prossimo a quello del rispettivo saldo, cioè valori molto bassi dell’import, diversamente da ciò che accade ai prodotti europei maggiormente esposti. Ciò è sicuramente un indicatore di una forte dipendenza, almeno relativamente all’Italia, al mercato di destinazione americano, e quindi di un impatto maggiore di eventuali dazi USA; allo stesso tempo, potrebbe segnalare l’assenza di una forte base produttiva di origine americana da poter utilizzare in caso di dazi.
Infatti, per l’Italia il raggruppamento settoriale di tutti i prodotti selezionati mostra un allineamento sulla bisettrice del primo quadrante in cui sugli assi sono rappresentati il valore dell’export e il rispettivo saldo commerciale (grafico 6). I primi tre aggregati di prodotti per esposizione italiana al mercato USA (Mezzi di trasporto, Prodotti chimici e farmaceutici e Alimentari e bevande) rappresentano in termini di valore esportato l’85% del totale selezionato e quasi il 90% del surplus commerciale.
Nel caso dei paesi UE l’allineamento tra export e saldo non si realizza nei primi tre settori (Prodotti chimici e farmaceutici, Mezzi di trasporto e Macchinari) per valore dell’export verso gli USA, che rappresentano quasi il 90% del totale selezionato e circa l’80% del rispettivo surplus commerciale. I primi due coincidono, sebbene nell’ordine inverso, con quelli selezionati per l’Italia; i macchinari, il settore italiano con la più alta vocazione all’export, sono al quarto posto della classifica per l’Italia.
4.2 I prodotti a rischio per surplus commerciale elevato
Uno degli obiettivi di Trump è ridurre il deficit commerciale americano , quindi, i prodotti che potrebbero essere più a rischio “dazi” sono quelli che alimentano un elevato deficit commerciale per gli Stati Uniti. Specularmente, per questi prodotti un’interruzione degli scambi con gli USA comporterebbe una maggiore perdita, in termini di flussi netti, per l’Europa.
Perciò, ragionando dal lato degli esportatori europei, abbiamo identificato un sottoinsieme di prodotti più esposti in quelli che negli ultimi tre anni hanno costantemente realizzato un surplus commerciale al di sopra di una certa soglia (1milione di euro per l’Italia e 10milioni di euro per la UE). I prodotti italiani venduti negli USA dal 2021 al 2023 che soddisfano questo criterio sono 1.139 su 4mila prodotti; nel 2023 hanno rappresentato circa un quarto del valore dell’export italiano e un terzo del rispettivo saldo commerciale verso l’extra-UE, poco più di 50 miliardi di euro, che equivalgono a più dei tre quarti del totale esportato verso gli USA. I prodotti europei che soddisfano lo stesso criterio di selezione sono di più in termini di numerosità, 1.360 su quasi 5mila prodotti esportati negli USA, e rappresentano poco più di un quinto dell’export europeo e la metà del saldo commerciale verso l’extra-UE; nel 2023 hanno superato i 375 miliardi di euro, più dei tre quarti del totale esportato verso gli USA.
La corrispondenza tra valori elevati di export e quelli di saldo commerciale dell’Italia con gli Stati Uniti, già rilevata, si rafforza per i prodotti identificati da un saldo commerciale superiore alle soglie definite.
Ai primi tre posti per surplus eccessivo ci sono gli stessi tre raggruppamenti di prodotti (macchinari, prodotti chimici e farmaceutici e mezzi di trasporto) sia per l’Italia che per l’insieme dei paesi UE, sebbene l’ordine differisca. Questi tre raggruppamenti di prodotti rappresentano per l’Italia più del 60% sia del valore che del saldo commerciale dei prodotti selezionati, mentre per l’insieme dei paesi europei pesano circa i tre quarti del loro valore e il 70% del saldo commerciale (grafico 7).
Considerando congiuntamente i due criteri, esposizione verso il mercato americano e saldo commerciale eccessivo, i prodotti che li soddisfano si riducono drasticamente a 48 per quelli di provenienza italiana e a 52 per quelli europei.
Per il sottoinsieme dei prodotti europei così individuati la rilevanza del mercato americano è relativamente superiore a quella che rappresenta per gli esportatori italiani. Infatti, nel 2023 gli esportatori europei hanno raggiunto quasi 30 miliardi di euro, pari a più del 70% di quello destinato ai paesi fuori dal mercato unico, che ha prodotto un saldo commerciale pari a 18 miliardi, sei volte superiore a quello raggiunto rispetto al totale dei paesi extra-UE. Il valore esportato dall’Italia è stato quasi di 7 miliardi, poco più del 62% di quello destinato ai paesi fuori dal mercato unico, e ha prodotto un saldo commerciale pari a quasi i tre quarti di quello extra-UE.
Nell’insieme dei prodotti europei a sei digit ci sono anche beni del settore agricolo mentre per quello italiano solo beni manifatturieri. Il comparto chimico-farmaceutico rappresenta la quasi totalità del valore esportato, l’83% di quello esportato dall’insieme dei paesi europei, mentre è poco meno la metà di quello italiano. In particolare, per l’export italiano un medicinale ormonale rappresenta il 70% del valore del comparto.
È importante notare che le dipendenze italiane ed europee sono identificate in molte produzioni differenti, ma esistono poche specializzazioni comuni che costituiscono gran parte del valore dei flussi selezionati. I prodotti comuni tra gli esportatori italiani ed europei di questo sottoinsieme sono soltanto 8, la quasi totalità del valore dell’export sia italiano (94%) che europeo (87%) appartengono agli stessi due comparti delle armi e dell’acciaio.
4.3 I prodotti strategici per gli Stati Uniti
Dalla diffusione del Covid-19 ai blocchi delle forniture del 2021 è diventato sempre più rilevante per le principali economie occidentali, specialmente per gli Stati Uniti e per l’Unione Europea, rafforzare la loro catena di fornitura soprattutto per le filiere definite strategiche, ovvero quell’insieme di settori che contribuiscono alla sicurezza, non solo economica, di una nazione. L’Amministrazione americana ha individuato un insieme di prodotti strategici,1059 a sei digit, che includono i principali settori manifatturieri. Non tutti i prodotti individuati sono esportati dall’Italia e dalla UE nel mercato americano: gli esportatori italiani ne vendono circa 700 mentre quelli UE poco meno di 1.000.
I prodotti strategici italiani destinati agli Stati Uniti rappresentano più di un quinto del totale dell’export italiano negli USA (17 miliardi di euro nel 2023). Un peso superiore hanno quelli venduti dall’insieme dei paesi europei, pari al 40% del totale dell’export negli USA (più di 200 miliardi di euro). L’insieme di questi prodotti ha generato un surplus commerciale sia per l’Italia, di circa 4 miliardi, che per la UE, poco più di 36 miliardi.
I due principali raggruppamenti settoriali, che rappresentano complessivamente più dell’80% del valore dell’export di prodotti strategici sia per l’Italia che per la UE, sono i prodotti chimici e farmaceutici (52% dei prodotti strategici italiani e più del 56% di quelli europei) e i macchinari (32% di quelli italiani e 26% di quelli europei; grafico 8). Diversamente dalle selezioni precedenti, non per tutti i comparti gli esportatori italiani e quelli europei hanno registrato un surplus commerciale. In particolare, il comparto dei prodotti petroliferi raffinati è quello che presenta il saldo commerciale negativo più alto per entrambe le economie; per la UE rilevante è anche il deficit commerciale nel settore della plastica e per l’Italia quello nei minerali non metalliferi.
Considerando tutti e tre i criteri, l’esposizione verso il mercato americano, surplus commerciale eccessivo e prodotti strategici per l’Amministrazione USA, i prodotti selezionati si riducono drasticamente a 7 per quelli di provenienza italiana e a 14 per quelli europei.
Per il sottoinsieme dei prodotti europei così individuati la rilevanza del mercato americano è relativamente superiore a quella che rappresenta per gli esportatori italiani. Infatti, nel 2023 gli esportatori europei hanno raggiunto quasi 26 miliardi di euro, pari a più del 70% di quello destinato ai paesi fuori dal mercato unico, che ha prodotto un saldo commerciale pari a 15 miliardi, 57 volte superiore a quello raggiunto rispetto al totale dei paesi extra-UE. Il valore esportato dall’Italia è stato più di 3 miliardi, il 69% di quello destinato ai paesi fuori dal mercato unico, e ha prodotto un saldo commerciale pari al 93% di quello extra-UE.
Per entrambi gli esportatori il comparto chimico-farmaceutico rappresenta la quasi totalità del valore esportato, con l’unica differenza che per le esportazioni italiane la maggior parte del valore è concentrata in un prodotto farmaceutico mentre per gli esportatori europei è distribuita su 10 prodotti chimico-farmaceutici. Infine, un solo prodotto della chimica organica è in comune per l’Italia e la UE, in base a tutti i criteri considerati.
Rispetto al complesso dei paesi membri l’export italiano è maggiormente diversificato, anche se si considerano criteri stringenti. I prodotti strategici americani sono più rilevanti sia in termini di varietà che di valore per la media dei paesi europei.
In generale, i prodotti chimici e farmaceutici europei destinati agli Stati Uniti appaiono quelli più a rischio, sebbene la presenza di legami produttivi attraverso imprese controllate negli USA da quelle europee e in Europa da quelle americane potrebbe essere un buon deterrente alla politica commerciale restrittiva da parte dell’Amministrazione Trump. Infatti, più del 70% dello stock di capitali investiti dalle imprese UE nei paesi extra-Ue è diretto alle imprese farmaceutiche americane; la quota è la stessa per le multinazionali farmaceutiche tedesche mentre quelle italiane arrivano a sfiorare il 90%. Gli Stati Uniti sono una destinazione rilevante degli investimenti delle multinazionali italiane anche nei settori degli altri prodotti manifatturieri (più del 50% di quelli extra-UE), degli alimentari e delle bevande, delle apparecchiature elettroniche e ICT (più di un terzo) e, infine, dei prodotti chimici e dei metalli di base (circa un quarto).