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Quale sarà il futuro di Mediobanca dopo la presa di Mps

Che cosa cambierà in Mediobanca con la vittoria di Mps. Fatti, nomi, numeri e scenari

Era uno scenario impensabile qualche anno fa, è stato improbabile pochi mesi fa, ma ieri si è realizzato. Monte dei Paschi di Siena ha preso il controllo di Mediobanca, con le adesioni all’offerta pubblica di acquisto e scambio lanciata su Piazzetta Cuccia che hanno toccato quota 62,3% del capitale. Mps, il governo italiano (il ministero dell’Economia è il maggiore azionista del Monte), il gruppo Caltagirone e Delfin hanno quindi vinto.

QUESTIONE DI SOGLIE PER MPS IN MEDIOBANCA

Una soglia alta quella raggiunta dall’operazione, appena sotto quella del 66,67%, per cui comunque ci sarà ancora tempo vista la finestra di riapertura dal 16 al 22 settembre. “Ma è evidente che con il balzo di ieri è più che a portata di mano il superamento della soglia del 66,7% del capitale”, sottolinea il Sole 24 Ore, e “se così sarà, come appare probabile, Mps avrà il controllo dell’assemblea straordinaria, e ciò aprirà la strada a una fusione vera e propria tra le due entità, con la possibilità di liberare appieno le sinergie industriali e finanziarie”. 

La riapertura, secondo il quotidiano Domani, “vuol dire che molti investitori istituzionali potranno sfruttare questa nuova finestra per consegnare i loro titoli. Un’opportunità che di certo verrà sfruttata dalla folta pattuglia degli hedge fund che hanno comprato azioni Mediobanca in queste ultime settimane e attendevano solo l’annuncio dei risultati finali dell’ops per chiudere il cerchio dei loro arbitraggi”. 

GLI SCENARI SENESI PER MEDIOBANCA

Ora per Mediobanca il futuro è tutto da scrivere, con delle tappe necessarie a delinearne la nuova forma. Entro il 3 ottobre Mps dovrà presentare la lista di 15 nomi per il nuovo cda, che poi sarà eletto nell’assemblea del 28 ottobre. Non sarà comunque facile. 

“La preparazione della lista per il nuovo cda di Mediobanca, con la prospettiva di una fusione con Mps e di una uscita da PIazza Affari, presenta comunque delle complessità non facili da sciogliere”, spiega Repubblica. Soprattutto perché i nuovi manager o banchieri avranno un’autonomia “comunque limitata dal fatto di avere un azionista di maggioranza, che sicuramente detterà la linea”. 

Le aziende “cacciatrici di teste” sarebbero già al lavoro per delineare la rosa dei papabili consiglieri, oltre al presidente e all’amministratore delegato. Se il numero non cambierà, saranno 15, ma l’ad di Mps, Luigi Lovaglio (nella foto), già “potrà contare sui due consigliere eletti con la lista Delfin nell’ottobre 2023, Sandro Panizza e Sabrina Pucci, che con molta probabilità faranno parte del nuovo board”, evidenzia sempre Repubblica. Dal mazzo potrebbe uscire anche “la carta di un banchiere di levatura internazionale con la voglia di rientrare in Italia anche grazie ai noti benefici fiscali che la legge attualmente assicura”. 

LE DIMISSIONI DI NAGEL DA MEDIOBANCA

Chi uscirà sarà, dopo 18 anni alla guida di Mediobanca, Alberto Nagel. L’appuntamento – probabilmente finale – sarà il 18 settembre, quando è in programma una riunione del cda di Piazzetta Cuccia. In quell’occasione sarà preso atto dei risultati dell’opas e il cambio di controllo dell’istituto, portando – anche in questo caso con ogni probabilità – alle dimissioni di tutto il consiglio.

I VINCITORI DIETRO MPS

Come anticipato, e come ormai noto, i vincitori dietro l’operazione di Mps su Mediobanca sono Caltagirone e la holding della famiglia Del Vecchio, con dietro l’appoggio del governo di Giorgia Meloni. Un appoggio decisivo, di un esecutivo “arbitro e giocatore della partita”, sottolinea il Fatto Quotidiano. “Ha usato i poteri del golden power per bloccare Unicredit nella conquista di Banco Bpm (che Meloni e soci vogliono fondere con Mps) mentre le casse previdenziali, azioniste delle due banche e vigilate dai ministeri, si schieravano con gli assalitori”, scrive sempre il Fatto, che sintetizza il tutto con un titolo esplicativo: “I CaltaMeloni hanno due banche”.

LE PAROLE DI LOVAGLIO (MPS) E DI SALVINI

Per Lovaglio è un trionfo: “Il mercato ha dato un chiaro sostegno al nostro progetto apprezzando la forte logica industriale e la creazione di valore per gli azionisti e tutti gli stakeholder, oltre che per il sistema Paese”. Si tratta, ha detto ancora l’ad di Mps, “di un progetto di crescita che si fonda sull’unione di due eccellenze italiane e due brand straordinari”. 

A esultare è anche il ministro dei Trasporti, oltre che vicepremier e segretario della Lega, Matteo Salvini, che parla di una “giornata storica per il mondo finanziario italiano”. “La più antica banca del mondo, che in passato ha rischiato di scomparire pessime gestioni, torna protagonista positiva e aggregante. Siamo orgogliosi di aver contribuito al salvataggio e al rilancio di un patrimonio non solo economico, ma anche storico e culturale, di Siena, della Toscana e dell’Italia tutta” ha affermato Salvini.

OBIETTIVO ASSICURAZIONI GENERALI

Rocca Salimbeni, tramite l’operazione su Mediobanca, è ora di fatto il socio di peso di Assicurazioni Generali, con il 13%. Quella che viene definita la cassaforte del risparmio degli italiani era l’obiettivo finale dei protagonisti. “In totale, la cordata vincente possiede il 30% circa dell’assicurazione triestina, ben oltre la soglia del 25% che renderebbe obbligatoria l’opa”, ricorda il quotidiano Domani

Che aggiunge: “Caltagirone e Del Vecchio si sono fin qui mossi in modo da non inciampare nell’accusa di un possibile concerto tra loro, che, se dimostrata, li costringerebbe in base alle norme vigenti a fare un’offerta in Borsa sul resto del capitale di Generali”. Una questione che, sempre per Domani, nei prossimi mesi “finirà sicuramente sul tavolo delle autorità di controllo, a cominciare dalla Consob, si vedrà con quali esiti”.

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