Skip to content

pubblica amministrazione

Perché la pubblica amministrazione resta il nostro problema principale

L'11 dicembre a Roma verrà presentato e discusso l'ultimo libro di Massimo Balducci, "Un gatto che si morde la coda ovvero le riforme della pubblica amministrazione", edito da Guerini e Associati.

L’ 11 dicembre prossimo le proposte contenute nel libro Un gatto che si morde la coda ovvero le riforme della pubblica amministrazione di Massimo Balducci (edito da Guerini e Associati) verranno discusse in un workshop che avrà luogo alla Camera di Commercio di Roma (via dei Burrò 147) alle ore 17:00 da Efisio Espa (docente LUISS già responsabile del Dipartimento Affari Economici a Palazzo Chigi), Francesco Verbaro (presidente dell’Organismo Indipendente di Valutazione del Ministero dell’Economia), Francesco Tufarelli (Dirigente Generale a Palazzo Chigi), Fabrizio Autieri (già Segretario della Camera di Commercio di Roma che già una quindicina di anni fa aveva messo in pratica i suggerimenti sopra menzionati). (Redazione Start Magazine)

***

UN ESTRATTO DEL LIBRO DI MASSIMO BALDUCCI

La manovra di bilancio in corso di approvazione non sembra prendere in considerazione il rendimento della nostra amministrazione. Il presidente di Confindustria Bonomi ha più volte posto la seguente domanda: “l’Italia ha un budget annuale intorno ai mille miliardi di euro; possibile che non si riesca a recuperarne una cinquantina con semplice manovre di ristrutturazione?” A questa domanda non è mai stata data risposta. I tentativi realizzati sin qui  per migliorare il rendimento della nostra pubblica amministrazione non hanno dato i risultati sperati. Da ultimo appaiono deludenti i provvedimenti presi per rispondere alle condizioni poste all’Italia dalla Commissione UE come preliminari all’attivazione dei finanziamenti del PNRR. Citiamo qui il DL 80 del 2021 ed in particolare il così detto Piano Integrato della Attività e dell’Organizzazione (noto con l’acronimo PIAO) che, anziché semplificarla, ha notevolmente complicato l’azione amministrativa.

Il tema è affrontato nel recente libro Un gatto che si morde la coda ovvero le riforme della pubblica amministrazione – analisi e suggerimenti di Massimo Balducci edito da Guerini e Associati. Nel testo si argomenta che le riforme sin qui tentate non danno i risultati sperati perché queste riforme si concentrano sui sintomi e non sulle cause delle disfunzioni. Concentrandosi sui sintomi alla fine le riforme finiscono per peggiorare la situazione.

Il libro tenta di risalire a queste cause che, riassuntivamente, vengono individuate come segue:

(i) confusione concettuale rintracciabile nel nostro diritto amministrativo tra la persona e la funzione;
(ii) assenza di una vera competenza direzionale (il dirigente nella nostra cultura amministrativa viene concepito come un super specialista in un settore specifico e non come un integratore e coordinatore di competenze diverse);
(iii) la assenza di processi (nonostante la legge 241/1990 non esiste nessuna norma che stabilisca come un processo debba essere configurato, per non parlare del fatto che sempre la legge 241/90 separa il responsabile del procedimento dal responsabile del provvedimento assegnando al primo il compito di configurare l’atto e al secondo il dovere di firmarlo acquisendo titoli per l’indennità di produttività), per non parlare del fatto che, in assenza di processi, la digitalizzazione diventa un incubo;
(iv) la confusione sui controlli (si confonde l’attività di controllo manageriale con l’attività di auditing, l’attività di controllo interno con quella di controllo esterno, si ignora il controllo ex post e ci si concentra sul controllo ex ante);
(v) una contabilità i cui meccanismi di base sono ancora oggi condizionati dalla concezione giuridica della competenza (cosa ho il diritto di riscuotere e cosa ho il dovere di pagare) e non dall’approccio della gestione del cash flow (cosa ho effettivamente riscosso e cosa ho realmente pagato) per cui oggi l’amministrazione si impegna a spendere cifre che avrebbe dovuto riscuotere ma che non ha riscosso – inutile dire che
questa contabilità non produce i dati necessari per una seria spending review;
(vi) il reclutamento basato sulla selezione di chi ha delle conoscenze teoriche e non sulla scelta di chi queste conoscenze le sa concretamente mettere in pratica;
(vii) gli appalti che si basano su capitolati vaghi i cui buchi devono essere riempiti dal “direttore dei lavori” (figura sconosciuta sopra le Alpi) personaggio con cui la ditta aggiudicatrice deve quotidianamente negoziare come concretamente realizzare i lavori.

Questi problemi più che riforme legislative richiedono un cambiamento di mentalità. Cambiamento che deve realizzarsi a tutti i livelli, dal titolare di Posizione Organizzativa (PO) al Ministro. La separazione tra funzione e persona, ad esempio, sopra le Alpi è resa operativa dalla pratica della “tabella dei rimpiazzi”. Gli appalti richiedono tecnici in grado di costruire dei capitolati dettagliati al massimo in modo da non lasciare spazio alla discrezionalità. Questi tecnici vanno formati con appositi percorsi formativi. L’iniziativa spetta alle singole amministrazioni che dovrebbero attivare iniziative formative adeguate. Qui bisogna fare attenzione e  evitare di far perno sulle università, depositarie di un notevole sapere scientifico ma prive di capacità nel campo del saper fare. Si suggerisce di far riferimento o alle nostre grandi imprese (WeBuild, Italstaat etc.) o a centri specializzati francesi e tedeschi.

Il PNRR sta riscontrando grandi difficoltà in buona sostanza perché non esistono sufficienti professionisti in grado di farsi carico dei compiti relativi alla messa in opera dei vari progetti. Si invita l’operatore a far riferimento alle esperienze maturate sopra le Alpi dove il “saper fare” non viene acquisito on the job per affiancamento (come avviene da noi)  ma nel corso del processo di selezione. Il libro si conclude con una tabella in cui tutti gli interventi necessari per passare dalla cura dei sintomi a quella delle cause delle disfunzioni amministrative vengono richiamati evidenziando il livello cui auspicabilmente l’intervento dovrebbe essere agganciato (funzionario, dirigente, livello legislativo etc.).

Torna su