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Perché Prysmian sbraita contro i cavi cinesi

Ecco accuse e preoccupazioni del capo azienda di Prysmian

Dopo il fotovoltaico, l’acciaio. Dopo l’acciaio, è tempo dei cavi in fibra ottica. La tecnologia cinese, a basso costo, invade i mercati occidentali. E se in America la porta è sbarrata in parte per i dazi imposti da Donald Trump, in Europa Pechino attua una politica commerciale sempre più aggressiva, conquistando sempre più quote di mercato.

Negli ultimi anni, infatti, gli operatori Tlc, chiamati a rivoluzionare il modo in cui comunichiamo, con reti all’avanguardia ed internet sempre più veloce, comprano cavi in fibra ottica cinesi.

Una rivoluzione, secondo quanto denuncia Philippe Vanhille, Executive Vice President Telecom Business di Prysmian Group (primo produttore di fibra in Europa) e presidente per la parte Telecom di Europaclabe. Andiamo per gradi.

LA QUOTA DI MERCATO

Partiamo dai numeri. La quota di mercato, a dire il vero, non è grande. O almeno, i numeri non sono quelli cui siamo abituati quando si tratta della Cina (guarda al mercato delle batterie elettriche), ma sono rilevanti e, soprattutto, continuano a crescere negli ultimi anni.

“Nel 2018 nel mondo sono stati installati 500 milioni di chilometri di fibra. 250 milioni in Cina, 60 in Nord America, altri 60 in Europa. Ecco, di questi ultimi 60, 10-15 milioni di chilometri sono stati installati con fibra cinese, tra il 15 e il 25%)”, ha affermato Philippe Vanhille a La Stampa.

TECNOLOGIA A BASSO COSTO

La Cina, da qualche anno, “attacca l’Europa con i propri prodotti, spesso non all’altezza degli standard europei. I prezzi più bassi di oltre il 10% sono una tentazione per i nuovi operatori di rete”, sostiene Vanhille.

…E BASSA QUALITA’

Il problema non è la provenienza né il costo, ma la qualità. Il Vice Presidente di Telecom Business di Prysmian, infatti, sostiene che “c’è un grande rischio che riguarda la qualità, anche in virtù dei subappalti”.

RIFARE TUTTO TRA 10 ANNI?

Il rischio è che la nuova rete si logori presto e sia caratterizzata, in poco tempo, da colli di bottiglia “destinati a rallentare la velocità della rete e a dilatarne la latenza”. Tutto questo “avrà una forte incidenza sull’operatività della rete: in 10 anni si rischia di dover rifare tutto daccapo, senza contare le spese per la manutenzione”.

“Comprare containers che provengono da chissà dove pieni di cavi a basso costo può essere facile e conveniente nell’immediato, ma vorrei parlarne con chi lo fa tra 10 anni per vedere se saranno contenti del loro investimento”.

IL PROBLEMA? LA CONCORRENZA NELLE TLC

Il problema è a monte, secondo Vanhille. La scelta di materiale cinese per la realizzazione delle nuove reti in fibra ottica, infatti, “è una tendenza nata con l’arrivo della concorrenza nel dispiego delle nuove reti. I nuovi operatori non hanno tutti la stessa esperienza tecnica degli ex monopolisti, alcuni danno più peso al ragionamento sul costo nel breve termine senza guardare alle spese complessive”.

IN CINA ECCESSO DI CAPACITA’

In Cina, spiega ancora il Vice Presidente di Telecom Business di Prysmian, c’è un eccesso di capacità dell’industria della fibra. “7 anni fa Pechino co dazi del 30% ha chiuso il mercato a occidentali e giapponesi per costruire la propria rete. Ora può invadere il resto del mondo”.

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