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Turismo

Perché si protesta tanto contro i turisti? Report Economist

I flussi di visitatori portano soldi e impattano poco sui servizi per i cittadini, ma allora perché il turismo è un settore così controverso? L'approfondimento dell'Economist.

Dalla Spagna alla Grecia al Giappone, dappertutto si protesta per il turismo. Un fenomeno che il Covid 19 doveva seppellire, e che invece ha prodotto la più clamorosa delle smentite. Ecco cosa scrive l’Economist in un report su un settore capace come pochi di crescere e generare reddito anche se con ricadute non sempre positive sulle economie e i territori interessati.

Boom del turismo

È ormai lontano il ricordo della pandemia, degli aerei fermi nelle piste di decollo e delle capitali deserte. Il turismo torna a ruggire, come mostra un rapporto UN Turism secondo cui quest’anno i viaggi dovrebbero superare il miliardo e mezzo, in crescita rispetto al 2019.

A favorire il trend c’è anche il valore del dollaro, misurato contro un insieme di altre valute, che rende gli americani particolarmente propensi a viaggiare.

I vantaggi

Da un punto di vista economico tutto questo rappresenta un dono per le città e i Paesi visitati. I turisti portano valuta pesante e impattano poco sui servizi per i cittadini finanziati col sistema fiscale.

E nelle banche centrali e nei ministeri delle Finanze si gongola per questi ricchi flussi di cash.

I numeri non lasciano scampo. Secondo la stima fatta dall’Economist il turismo rappresenta ormai il 3% del Pil globale e addirittura il 6% degli scambi transfrontalieri. Il suo numero di addetti è pari a quello dei cittadini americani. Grazie al turismo le economie di Grecia, Portogallo e Sagna sono cresciute l‘anno scorso al ritmo del 2% o più surclassando una media europea dello 0,4%.

Ma anche altre destinazioni sono baciate dalla sorte. Una di queste è l’Albania, dove ormai il 20% dell’economia si fonda sul turismo contro appena il 2% di cinque anni fa. In Arabia Saudita invece il turismo ha contribuito l’anno scorso a un terzo della crescita del Pil.

Ma allora?

Ma allora perché tanto clamore su un turismo che genera reddito a pioggia e consente grandi vendite dirette di merci?

Il problema è che il turista tende a restituire al sistema fiscale del Paese visitato benefici che non vengono avvertiti laddove il turismo è concentrato.

Ma non è questo l’unico allarme lanciato dagli economisti. Il boom del turismo fa sì che nel settore si concentri una quota sempre più ampia del capitale del Paese, provocando un’esplosione del settore che impedisce ad altre industrie a maggior valore aggiunto di crescere.

E poi c’è il problema della produttività tradizionalmente scarsa di un comparto la cui parte preponderante dei lavoratori è malpagata e scarsamente qualificata.

Soluzioni

Si sta per questo pensando a far pagare direttamente delle tasse ai turisti, con esperimenti che sono in corso ormai in tutto il mondo.

Ma gli effetti potrebbero essere controproducenti, come segnala uno studio della Bournemouth University che ha scoperto come ogni 10% di aumento in tasse per i turisti riduce gli arrivi del 5,4%.

Manna?

In sostanza però il turismo, conclude l’Economist, è una manna che non si può ignorare e che è meglio gestire con oculatezza che respingere.

C’è però forse un deficit di immaginazione in quei governi e in quelle amministrazioni locali che con nuovi metodi e accurate pianificazioni potrebbero lenire non poco le conseguenze del turismo di massa.

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